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13/01/2025
di Lorenzo Mosciatti

Fusione Omnicom-Interpublic: ecco cosa succederà secondo John Wren e Philippe Krakowsky

Al centro del progetto l’“indipendenza connessa” e un focus ancora più marcato sulla tecnologia grazie all'integrazione delle piattaforme Acxiom e Omni

John Wren e Philippe Krakowsky

John Wren e Philippe Krakowsky

L’“indipendenza connessa” e un focus ancora più marcato sulla tecnologia, grazie all'integrazione delle piattaforme Acxiom e Omni, saranno i tratti caratterizzanti la newco che nascerà dalla fusione tra Omnicom e Interpublic, uno degli eventi più significativi nella recente storia del settore pubblicitario. A dirlo sono stati John Wren, Ceo di Omnicom, e Philippe Krakowsky, Ceo di IPG, sul palcoscenico del CES di Las Vegas.

A differenza degli altri player del settore dell’advertising, come Wpp che ha deciso di puntare su un numero ridotto di agenzie, e Publicis Groupe, che invece ha centralizzato le operazioni, IPG e Omnicom intendono proporsi al mercato con una struttura più flessibile e collaborativa: così i due manager hanno definito la concezione di "indipendenza connessa," un approccio che combina razionalizzazione delle operazioni di back-end, come finanza, IT e risorse umane, con il mantenimento dell'autonomia creativa nei mercati chiave. “Non si tratta di appiattire tutto”, ha detto Wren, “ma di fornire alle agenzie strumenti e risorse per eccellere. I clienti cercano soluzioni su misura, non risposte standardizzate”. Questo approccio, ha aggiunto, consente di rispettare le diversità culturali e commerciali dei singoli brand, mantenendo al contempo un'infrastruttura efficiente e centralizzata.


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La fusione dovrà affrontare l'esame delle autorità di regolamentazione in 17 giurisdizioni, inclusi Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito. Entrambi i Ceo considerano questo processo una “maratona, non uno sprint” e vedono questo periodo ocme un'opportunità per pianificare attentamente il futuro del gruppo. “Sarà un periodo utile per perfezionare i dettagli”, ha detto Krakowsky. Wren, dal canto suo, respinge le critiche sul presunto rischio anticoncorrenziale determinato dalla fusione, sottolineando piuttosto come il settore sia chiamato oggi a confrontarsi con giganti come Google e Amazon. “Questo accordo livella l'equilibrio competitivo piuttosto che alterarlo”.

Un tema cruciale sarà la gestione delle preoccupazioni che serpeggiano tra il personale del gruppo. Con la fusione gli azionisti intendono risparmiare 750 milioni di dollari all’anno attraverso efficienze operative, un risultato che secondo alcuni analisti potrebbe portare al taglio di circa 10.000 posti di lavoro. Tuttavia, Wren ha voluto rassicurare la sua forza lavoro: “Se il tuo ruolo è orientato ai clienti o genera ricavi, il tuo lavoro è più sicuro oggi rispetto a ieri”, ha detto. L'obiettivo, ha spiegato, è centralizzare le funzioni amministrative senza intaccare i team creativi o commerciali.

Il ruolo della tecnologia 

La componente tecnologica giocherà un ruolo determinante in questa fusione. L'integrazione delle capacità di gestione dei dati di Acxiom (IPG) con la piattaforma Omni (Omnicom) mira a creare un ecosistema integrato che unisce dati, tecnologia e creatività per favorire la crescita del business dei clienti. “Omni è stata sviluppata per oltre 12 anni e, con i dati di Acxiom, diventa uno strumento ancora più potente”, ha affermato Wren. Anche la recente acquisizione da parte di Omnicom di Flywheel Digital, una piattaforma di servizi ecommerce, rafforza ulteriormente il gruppo su questo fronte.


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Per Wren, la fusione rappresenta un'opportunità unica per lasciare un'eredità duratura. “Avrei potuto andare in pensione, ma sento la responsabilità di garantire un futuro solido per Omnicom”. Un concetto condiviso da Krakowsky: “Questa fusione non riguarda solo le dimensioni, ma la costruzione di un modello realmente a prova di futuro".

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