"Molestie sessuali nelle agenzie": sui social si moltiplicano le testimonianze
C’è un problema di molestie di natura sessuale e di genere nel mondo delle agenzie pubblicitarie italiane? È quanto stanno denunciando in questi giorni, principalmente sui social media, diverse persone. A partire da Tania L., una copywriter oggi freelance ma con precedenti esperienze professionali in diverse realtà di primo piano della comunicazione e del media, che con coraggio ha deciso di raccontare sul suo profilo Instagram, con parole dirette e senza filtri, una serie di fatti che la hanno riguardata negli ambienti di lavoro. E poi, sulla scorta delle sue rivelazioni, quella di altre ragazze, che a stretto giro hanno affidato una serie di ulteriori testimonianze di molestie sessuali subite all’interno delle agenzie alla stessa Tania, che ha deciso di divulgarle sebbene in forma anonima.
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Non scenderemo nei dettagli, che potete leggere tra l’altro in questo articolo e in quest’altro, ma quello che ne emerge è il quadro di un settore intriso di tossicità e sessismo: si parla di degradazioni verbali, di pacche sul sedere, di chat tra soli colleghi uomini dove postare fotografie delle colleghe che vengono spogliate verbalmente e misurate per quanto “sdraiabili” o meno, di battute e allusioni a sfondo sessuale da parte di chi sta in posizioni di potere ma non solo. Sullo sfondo c’è poi, come sa chi è dell’ambiente, la vicenda della recente espulsione dall’Art Directors Club di un illustre pubblicitario italiano, accusato nelle scorse settimane da un noto collega di essere "un molestatore".
Insomma un quadro molto spiacevole, che stride con l’immagine di un mondo come quello della comunicazione, in cui non si contano le iniziative dedicate alla promozione di valori come la diversity e l’inclusion all’interno degli ambienti di lavoro. Contattato da Engage, Davide Arduini, Presidente di UNA, l'associazione che raggruppa tutti i principali operatori della comunicazione in Italia, dalle agenzie pubblicitarie ai centri media passando per le società di PR, ha condiviso con noi lo statement che riassume la posizione ufficiale dell'organismo, aggiungendo che proprio stasera si terrà un consiglio straordinario di UNA per parlare della questione.
«E’ una vicenda che ci sta colpendo tutti - ci ha detto Arduini -. Fermo restando che ognuno ha diritto di difendersi dalle accuse ricevute, esprimo una ferma condanna per i fatti denunciati. Anche se sono fermamente convinto che il mondo della comunicazione abbia sviluppato una forte sensibilità sui temi dell’uguaglianza di genere, non possiamo mettere la testa sotto il cuscino: come comunità dobbiamo interrogarci se stiamo facendo abbastanza. Abbiamo uno statuto, abbiamo un codice etico a cui gli associati devono attenersi e vogliamo ribadire una posizione chiara e unitaria fin da subito. In questa direzione va il consiglio straordinario che ho convocato per questa sera».
Davide Arduini, Presidente di UNA
Una, la dichiarazione ufficiale
“UNA – si legge nella dichiarazione elaborata dall’associazione - ha il dovere di cogliere l’urgenza di elaborare, riflettere e sradicare un fenomeno che ha radici culturali molto profonde che non sono assolutamente da considerare strutturali del comparto della comunicazione. È necessario parlarne, interrogarci, assumerci le nostre responsabilità e andare a fondo per sradicare quei comportamenti tossici, violenti e fuori legge in modo fermo e deciso come aziende, come professionisti e come esseri umani. Ma, soprattutto, dobbiamo farlo subito e dobbiamo farlo tutti.
UNA è consapevole dell’importanza della comunicazione per lo sviluppo sociale. Le aziende associate lavorano ogni giorno per la crescita civile ed economica del Paese, sono il motore che dà forza alle imprese e alle marche.
È la ragione per cui UNA ha posto al centro dei suoi scopi sociali l’affermazione dell’etica, della trasparenza e la diffusione della cultura. Come associati UNA ci impegniamo ad applicare i principi etici e di trasparenza verso i lavoratori, i clienti, i fornitori, verso tutti i portatori di interesse. Sono valori forti in cui crediamo intimamente perché esprimono le qualità della nostra professione, soprattutto in questo periodo storico.
Oltre allo Statuto e al codice deontologico, l’associazione si è dotata di un
codice etico, approvato dal Consiglio Direttivo e di prossima approvazione ai soci, che consentirà a UNA di essere più efficace nel creare una cultura di responsabilità nei confronti di tutti gli attori della industry della comunicazione”.