04/11/2025
di Mario Mancuso

Big Data e AI: il mercato italiano cresce del 20% e supera i 4 miliardi di euro, ma solo il 38% delle aziende ha una strategia chiara

L’Osservatorio del Politecnico di Milano rileva una crescita trainata da Business Intelligence e Generative AI. Resta il ritardo nella governance e nella valorizzazione dei dati

Carlo Vercellis, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Big Data & Business Analytics del Politecnico di Milano e Alessandro Piva, Responsabile della Ricerca

Il mercato del Data Management & Analytics in Italia continua a espandersi e nel 2025 tocca i 4,1 miliardi di euro, con una crescita del 20% rispetto al 2024. È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Big Data & Business Analytics del Politecnico di Milano, presentati nel corso del convegno “Data & Decision Intelligence: pilotare l’AI per usarla davvero!”.

A trainare la spesa sono in particolare le componenti di Business Intelligence e Data Science (+27%), che includono nuove applicazioni di AI e Generative AI e soluzioni pronte all’uso, ormai diffuse anche tra i dipendenti non tecnici. Le infrastrutture per la gestione dei dati rappresentano circa un quinto della spesa complessiva, mentre il Data Management cresce del 13%.

Tra i settori più dinamici spiccano servizi (+27%), banche (+22%), assicurazioni e manifattura (+21%), seguiti da GDO, Telco, Media e Utility, in crescita media del 16%. La Pubblica Amministrazione pesa circa il 6% del mercato, con un ritmo di incremento più contenuto (+17%).

Nonostante l’espansione del mercato, il livello di maturità delle imprese resta eterogeneo. Solo il 38% delle grandi aziende italiane ha definito una strategia strutturata di valorizzazione dei dati, e appena una su cinque ha nominato un Chief Data Officer o un Chief Data & Analytics Officer. Inoltre, oltre il 25% delle grandi imprese non ha ancora avviato progetti di Advanced Analytics.

Secondo Carlo Vercellis, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio, “dati e intelligenza artificiale non possono più viaggiare su binari separati: è necessario integrare in modo sinergico le componenti Data e AI, lasciando che siano le esigenze di business a tracciare il percorso”.

Per Alessandro Piva, Responsabile della Ricerca, “le aziende devono preparare le proprie piattaforme dati per diventare AI-ready, in vista di un’ondata di innovazione che richiederà maggiore scalabilità e apertura verso applicazioni sempre più eterogenee”.

Il report evidenzia anche la crescita delle PMI: l’89% svolge attività di analisi dei dati, ma nella maggior parte dei casi si tratta di iniziative sporadiche e non integrate. Solo una su tre dispone di figure professionali dedicate e poche hanno investito in infrastrutture tecnologiche adeguate.

Sul fronte delle competenze, si aggrava la carenza di talenti specializzati. Nelle grandi organizzazioni operano in media 14 Data Expert, che salgono a circa 50 nelle imprese con oltre 1.000 dipendenti, ma l’86% delle aziende si affida ancora a consulenti esterni per i progetti più complessi.

La Generative AI si afferma come possibile soluzione per semplificare le attività di coding e analisi: il 45% delle organizzazioni ha già fornito ai propri team strumenti selezionati centralmente, mentre nel 37% dei casi i professionisti scelgono in autonomia le applicazioni da usare. Tuttavia, questa libertà operativa apre anche scenari di “Shadow AI”, con potenziali rischi per la sicurezza e la governance dei dati.

Guardando al futuro, la ricerca sottolinea come il 90% delle grandi aziende italiane non conosca ancora i Data Spaces, meccanismi di condivisione del valore informativo tra soggetti pubblici e privati. Un dato che evidenzia la distanza ancora da colmare tra la disponibilità tecnologica e una piena cultura della data-driven innovation.

 

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