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06/11/2025
di Emilia Minzoni

Centromarca: oltre il 69% delle imprese investe in pubblicità

L’advertising rappresenta la seconda voce nell’impegno economico dell’industria di marca per il 2025. Sotto la lente anche retail media e IA, che convincono rispettivamente il 31,6% e il 26,5% delle aziende associate

Vittorio Cino, direttore generale di Centromarca

Vittorio Cino, direttore generale di Centromarca

La pubblicità si conferma una leva strategica per l’industria di marca del largo consumo. A dirlo sono le rilevazioni sulle tendenze d’investimento delle industrie associate a Centromarca, Associazione Italiana dell’Industria di Marca, raccolte attraverso l’edizione autunnale del suo Osservatorio Congiunturale, redatto in collaborazione con Ref Ricerche.

Il monitoraggio certifica, infatti, che nel 2025 ben il 69,2% delle imprese associate ha investito in advertising. A fare meglio è soltanto il nevralgico capitolo strutturale che rimanda a impianti, macchinari, veicoli. Una buona notizia, dunque, per il settore. Ma non l’unica da tenere monitorata. Sotto la lente devono essere messi anche gli investimenti in retail media, adottati dal 31,6% del comparto, e in Intelligenza Artificiale, che convincono il 26,5%.

L’industria di marca mostra, dunque, resilienza nella tenuta degli investimenti. E questo nonostante un contesto di elevata incertezza, determinata da tensioni geopolitiche e forte pressione sui conti economici, unitamente all’effetto dell’elevata volatilità dei prezzi delle materie prime, dell’alto costo di energia e trasporti e dell’inflazione di origine esogena. Il monitoraggio scatta, del resto, una fotografia complessivamente positiva: nel 2025 il 36,8% delle aziende associate ha aumentato gli impieghi rispetto agli anni precedenti, il 52,1% li ha mantenuti allo stesso livello, l’11,1% li ha ridotti. Ma soprattutto il sondaggio consegna una indicazione prospettica incoraggiante per il 2026: il 62,4% delle industrie associate a Centromarca afferma, infatti, di volere mantenere gli investimenti invariati rispetto al 2025; il 30,8% ha pianificato di aumentarli. Solo il 6,8% prevede una riduzione.

Vittorio Cino: «Urge un piano di sviluppo pluriennale per il largo consumo»

«La nostra capacità di innovare ed evolvere in sintonia con le esigenze del consumatore sostiene l’attrattività delle categorie di prodotto in una fase di ridotto potere d’acquisto delle famiglie», commenta Vittorio Cino, direttore generale di Centromarca, che aggiunge: «In virtù del nostro ruolo trainante nella filiera in queste settimane abbiamo sottoposto al Governo proposte di policy che consideriamo fondamentali per la crescita, insieme alla richiesta di un piano di sviluppo pluriennale specifico per il settore del largo consumo».

Tra le priorità indicate da Centromarca: interventi per l’espansione dimensionale delle imprese e l’accesso a strumenti finanziari più efficaci, promuovendo aggregazioni e investimenti strategici; incentivi fiscali per impieghi in ricerca/innovazione/transizione digitale e detassazione degli utili reinvestiti in attività coerenti con gli obiettivi comuni; dematerializzazione dei documenti di trasporto attraverso l’EDI (Electronic Data Interchange); contrasto alle pratiche commerciali sleali, e alla contraffazione nel largo consumo.

Le 193 industrie, alimentari e non food, aderenti a Centromarca commercializzano oltre 2.600 marchi tra i più noti e apprezzati dalle famiglie italiane, sviluppando un giro d’affari di 69 miliardi di euro. Contribuiscono a generare 87,2 miliardi di valore condiviso nella filiera del largo consumo confezionato (pari al 4,2% del prodotto interno lordo) e una contribuzione fiscale di filiera di 28,7 miliardi di euro, che corrisponde al 5% delle entrate tributarie.

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