La televisione in Italia: giro d’affari in calo del 4% nel 2022, i ricavi di Netflix verso i 600 milioni di euro
Nuova edizione del Report Media & Entertainment dell’Area Studi Mediobanca: sul settore pesano la pubblicità in calo (-5%) e la crisi della pay tv. Nel mondo lo streaming vale il 17% del mercato
I principali operatori italiani del settore radiotelevisivo chiuderanno il 2022 con un calo del 4% dei ricavi complessivi, in virtù dell’ulteriore contrazione della pay tv tradizionale e del rallentamento della raccolta pubblicitaria (attesa in diminuzione a -5%), sempre controbilanciati dalla crescita dello streaming. E’ quanto si legge nella nuova edizione del Report Media & Entertainment dell’Area Studi Mediobanca, con l’analisi del settore a livello mondiale e italiano. Il report analizza le performance dal 2019 al 2022 dei principali gruppi italiani e dei 20 maggiori player privati mondiali.
Prosegue dunque la crescita esponenziale delle piattaforme online, grazie soprattutto a Netflix che può già contare su quasi 5 milioni di abbonati (+50% rispetto al 2019). Questi numeri consentono all’operatore S-Vod di sviluppare nel nostro Paese un giro d’affari stimato attorno ai 550 milioni di euro (+35% sul 2020 e +70% rispetto al 2019), con una proiezione verso i 600 milioni nel 2022.
Nell'ambito dello streaming, sottolinea Mediobanca, è però necessario che l’Italia continui a colmare il gap in essere con i principali paesi europei quanto a diffusione delle reti VHCN (Very High Capacity Networks).
Con il segmento S-Vod sempre più competitivo e vicino alla saturazione, considerando anche la diminuzione congiunturale del potere d’acquisto del consumatore medio, è probabile che gli spettatori inizino a diversificare le fonti media alla ricerca di contenuti gratuiti. È quindi lecito attendersi nel prossimo futuro un rallentamento delle sottoscrizioni a pagamento, con i principali operatori S-Vod che potrebbero reagire incrementando l’importanza delle offerte miste tra servizi S-Vod e A-Vod (Advertising Video on Demand), o fissando una stretta sulle pratiche di condivisione degli account.
Il settore televisivo italiano nel 2021
Nel 2021 il settore radiotelevisivo italiano ha recuperato parte del terreno perso a causa della pandemia, raggiungendo un giro d’affari complessivo di 8,5 miliardi (+4,6% sul 2020), un livello ancora inferiore agli 8,7 miliardi del 2019 (-2,6%). La ripresa non è stata omogenea tra i vari comparti: in maggior spolvero la radio con una crescita dell’11,2% (0,6 miliardi nel 2021), seguita dalla tv in chiaro (+9,7%, a 4,8 miliardi), mentre è proseguito il calo della tv a pagamento (-3,6% a 3,1 miliardi). Quest’ultima risente di tendenze diametralmente opposte, con la pay tv tradizionale in ridimensionamento (-14,9%) e lo streaming in crescita a doppia cifra (+32%), tanto da consentire al comparto di aumentare il proprio peso specifico sui ricavi complessivi della tv a pagamento fino al 32,3% (incidenza più che doppia rispetto al 2019). Le piattaforme online continuano a espandersi arrivando a rappresentare l’11% del settore nel 2021. Rispetto al 2020, i ricavi pubblicitari sono cresciuti del 13,4%: +13,3% quelli della tv e +14,2% quelli della radio.
Nel 2021 i ricavi degli otto principali operatori Media & Entertainment italiani sono complessivamente cresciuti del 3,4% sul 2020 (ma sono risultati in calo del 6% rispetto al 2019), grazie principalmente alla continua espansione del segmento S-Vod (+40,5%) e alla ripresa del mercato pubblicitario (+14,5%). Ancora sottotono i ricavi della pay tv (-15,1%).
Il mercato italiano si conferma concentrato, con i primi tre operatori televisivi (Rai, Sky e Mediaset) che sviluppano oltre l’80% del giro d’affari complessivo. In termini di fatturato, Rai si attesta in prima posizione nel 2021 (2,7 miliardi, +6,7% sul 2020), seguita da Sky (2,5 miliardi, -10,4%) e Mediaset (2 miliardi, +11,7%).
Nel 2021 si registra una diffusa diminuzione degli organici sia sul 2020 (-1,9%) che sul 2019 (- 2,8%). Tra i broadcaster tradizionali solo La7 ha incrementato il proprio livello occupazionale in entrambi i periodi.
Il mercato televisivo pubblico europeo e il canone
Con 8,9 miliardi, il servizio radiotelevisivo pubblico tedesco evidenzia il giro d’affari più elevato nel confronto europeo, più del triplo rispetto a quello italiano (2,6 miliardi). Completano il podio Gran Bretagna (7,7 miliardi) e Francia (3,9 miliardi). Nel 2021 l’Italia si posiziona al terzo posto per crescita dei ricavi (+6,7% sul 2020), dietro solo a Spagna (+24,2%) e Gran Bretagna (+8,3%).
All’Italia spetta il più basso canone unitario fra i maggiori Paesi europei, inferiore anche alla media europea (0,25 euro al giorno per abbonato contro gli 0,32 euro medi). Molto più onerose per i contribuenti la tv pubblica tedesca (0,58 euro giornalieri), quella britannica (0,50 euro) e francese (0,38 euro). Nel 2022 solo 77,8 euro dei 90 euro (pari all’86%) sborsati da ogni abbonato sono stati incassati dalla Rai, un’incidenza anche in questo caso inferiore alla media europea (90,5%).
Il business internazionale degli operatori di Media & Entertainment
Nei primi nove mesi del 2022 i ricavi delle principali società internazionali di Media & Entertainment sono cresciuti dell’8,2% rispetto allo stesso periodo del 2021.
I ricavi dei servizi streaming sono aumentati del 14,8% e valgono circa il 17% del giro d’affari complessivo. In aumento, anche se con dinamiche più contenute, gli incassi da produzione e distribuzione di contenuti (+4,1%, pari al 18,4% dei ricavi), nonché la raccolta pubblicitaria (+2%, pari al 19,8%). Gli abbonamenti alla pay tv tradizionale sono invece diminuiti del 4,9% (19,7% del totale), confermando una modalità di accesso ai contenuti media sempre più on demand e frammentate. La performance di Netflix (+8,1%) è allineata alla media ma in forte rallentamento rispetto alla crescita durante la pandemia (+24% nel 2020 e +18,8% nel 2021).
Per le principali società internazionali crescono gli utenti dei servizi in streaming (+18,6% tra il settembre 2022 e lo stesso mese del 2021). Walt Disney rappresenta il 1° player per numero di abbonati su scala globale grazie alle sue tre piattaforme (Disney+, Hulu e ESPN+) che insieme raggiungono quasi i 236 milioni, pari al 25,6% della fetta complessiva del mercato S-Vod (subscription video on demand). A livello di singola piattaforma, Netflix si conferma in prima posizione con 223 milioni di abbonati (pari al 24,3% del mercato), davanti a Prime Video (22,8%). Seguono a distanza la neocostituita Warner Bros. Discovery (10,3%, quasi 95 milioni di abbonati) e Paramount Global (7,2%, oltre 66 milioni).
Nel 2021 il giro d’affari aggregato dei 20 principali operatori internazionali privati ammontava a 324,1 miliardi (+12,2% rispetto al 2020),per circa l’85% generato dai player a stelle e strisce, con sei di essi inclusi nella top 10 della classifica per fatturato guidata da Comcast. Il primo gruppo non statunitense è la francese Vivendi, settimo con ricavi a 9,6 miliardi, mentre tra le altre europee la lussemburghese RTL Group si colloca in nona posizione (6,6 miliardi), seguita da ProSiebenSat.1 (decima con 4,5 miliardi). Il Gruppo MFE (15esimo, con 2,9 miliardi) è salito, in più riprese, al 29,9% dei diritti di voto nel capitale del colosso tedesco, avvicinandosi alla soglia dell’Opa obbligatoria che porterebbe alla creazione di un importante gruppo paneuropeo nell’industria dell’intrattenimento e dei contenuti.
Nel triennio 2019-2021, i ricavi dei colossi privati del settore televisivo sono cresciuti in media dell’1,8%, con il continuo sviluppo delle piattaforme streaming che ha bilanciato il rallentamento delle tv tradizionali. In evidenzia ancora una volta la statunitense Netflix che segna un CAGR del +21,4%, distanziando ampiamente Sony Pictures, in seconda posizione (+10,6%); in territorio negativo cinque operatori, tre dei quali europei, con la statunitense Walt Disney che segna il maggiore calo (-7,7%).