Oggi siamo qui con un ospite: Gianluca Radice, consulente aziendale.
Ciao Gianluca, benvenuto in #socialcoffee, un luogo in cui si parla di digitale e imprese. In un mondo sempre più veloce e connesso in cui le imprese si trovano di fronte alla grande sfida della trasformazione digitale ho pensato di fare alcune domande a chi lavora sul campo e aiuta le imprese in questo passaggio e per fare chiarezza su quello che in pratica vuol dire digitalizzazione di impresa.
Nonostante la pandemia ha sicuramente accelerato il processo di digitalizzazione per le imprese, so che in Italia le PMI faticano un po’ a stare al passo. Certo, in molti hanno raggiunto un livello chiamiamolo “base” di digitalizzazione soprattutto colti dall’emergenza e dall’esigenza di continuare a vendere anche online durante il periodo pandemico, ma questo non è stato abbastanza. Come riporta il Sole24Ore due aziende su tre in Italia hanno ancora problemi concreti con la creazione di una infrastruttura digitale. Pare che il livello di digitalizzazione delle PMI in Italia sia inferiore alla media europea.
Gianluca, forse sto correndo troppo, parlaci prima un po’ di te.
Sono laureato in Management delle imprese internazionali e lavoro come Business Developer da oltre 10 anni per aziende e multinazionali, tutte con lo stesso obiettivo: aumentare il posizionamento e l’autorevolezza cercando una connessione tra engagement, creazione di profitti e processi di fidelizzazione. Ho la fortuna di fare il lavoro che amo e, da instancabile curioso, il lavoro che amo è conoscere nuove cose e stare tra le persone. Questo ha allargato il mio network e mi ha portato a conoscere diversi settori. Oggi, attraverso diversi canali e società, offro servizi che vanno dalla consulenza aziendale, digitale e gestione di grandi eventi, all’assicurativo e finanza agevolata.
Bene! Quindi le mie domande sono rivolte alla persona giusta. Partiamo subito da un concetto di base: cosa si intende per digitalizzazione di impresa?
Grazie Laura, sei molto gentile, è mia intenzione portare un punto di osservazione, è poi compito del lettore approfondire queste dinamiche. La digitalizzazione d’impresa si può tradurre nella capacità di un’azienda di affrontare, gestire e indirizzare il progresso tecnologico a proprio vantaggio; ovviamente intacca tutti i settori, sfere organizzative o processi produttivi. Ma facciamo un passo indietro, perché arriviamo a parlare di digitalizzazione d’impresa? Il web, nato nell’ultimo ventennio, è come un pianeta vergine. Nuovo, inesplorato, affascinante, incompreso, straripante, pieno di opportunità ma anche di pericoli. Quello che non si è riusciti a fare nei secoli precedenti, adesso è possibile grazie al web. Basti pensare alla mole di informazioni che “la rete digitale” riesce a catturare e proporci (e riproporci ancora, grazie ai simpaticissimi meccanismi di retargeting). Appare chiaro, che come tutte le cose nuove, non sono sempre semplici e comprensibili. In questo “tempo di adattamento” ovviamente vige la legge di Darwin sulla capacità di adattarsi più velocemente al cambiamento. Questa metafora è per spiegare che le aziende, prima di tutto, sono fatte da persone. Se non si lavora sui processi di apprendimento di questo nuovo modo di vivere la vita, oltre che l’azienda, si rischia di esser travolti da quest’onda digitale senza poterne riemergere.
Perché per un’azienda del 21secolo è importante digitalizzarsi?
In realtà, non è importante, è fondamentale. Volendo fare un esempio, chi riesce a stare lontano dal proprio smartphone per qualche ora? Forse solo al mare, ma appena si esce dall’acqua è tra le prime cose che si controlla, oramai anche più del portafogli. Per molte persone il cellulare è una dipendenza, in alcuni casi una malattia secondo recenti studi. Ovviamente queste persone, tutti noi in realtà, quando ci muoviamo sul nostro pianeta raccogliamo, ed in alcuni casi diamo, informazioni. La stessa cosa, sul “pianeta digitale” quando ci muoviamo, anzi navighiamo, abbiamo la grande opportunità di raccogliere informazioni, dati, foto e grazie ai social network sempre di più abbiamo modo di interagire a qualsiasi livello, orario e modo. Quello che interessa, a tutte le aziende, è proprio questo. Oggi, secondo molti, i dati sono più preziosi dell’oro perché quest’ultimo si esaurisce una volta utilizzato invece i dati vengono raccolti, crescono e si evolvono nel tempo acquisendo sempre più valore. Un’ultima informazione, soprattutto per gli amanti dei numeri, che rende perfettamente l’idea sull’enorme valore ed infinito potenziale che offre il web: sulla Terra oltre il 60% delle persone è connessa ad internet e di questi 5 miliardi di persone, il 90% utilizza regolarmente i social network. Recenti studi hanno poi dimostrato che passiamo sul web quasi 7 ore al giorno. Le antiche Agorà, poi centri urbani e centri commerciali, oggi sono diventati i diversi social network. Le persone trascorrono nelle “piazze digitali” la maggior parte del loro tempo e, di conseguenza, le aziende non solo devono esser presenti ma devono anche promuoversi e farlo bene in questa competizione globale e super veloce.
Leggendo il Sole24Ore ho notato un trafiletto che riporta un dato molto interessante: le analisi dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle Pmi del Politecnico di Milano evidenziano come le realtà più mature dal punto di vista della digitalizzazione ottengono performance economico-finanziarie migliori: in media +28% di utile netto, +18% di profitti, +11% di EBITDA. Mi sembra un dato incoraggiante per le PMI che ancora non hanno colto questa grande opportunità, non trovi?
Assolutamente si. Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, è incoraggiante ma, a dover di cronaca, un po' tardivo se si pensa al fatto che la competizione oggi è mondiale ed istantanea quasi. In questi ultimi anni, soprattutto all’inizio della pandemia, se non avevi un sito ed una pagina sui social non esistevi per il mondo intero; tuttavia chi aveva già iniziato il processo di digitalizzazione non solo è sopravvissuto ma ha anche visto decollare il proprio business. Questo la dice lunga sull’indiscusso potenziale che offre il web.
Tu hai un modello specifico che applichi alle imprese che segui?
Avendo la fortuna di lavorare in multinazionali è obbligatorio in questi casi avvalersi di modelli d’azione e decisionali. Una cosa però è chiara: ogni modello economico o strategico va poi adattato alla tipologia di azienda con la quale ci si interfaccia. In Italia, dove siamo tanto legati allo sport, per rispondere alla tua domanda uso la citazione di uno degli sportivi che ha fatto la storia: “Con il talento si vincono le partite, ma solo con il lavoro di squadra si vincono i campionati”. Il team di lavoro è la prima cosa sulla quale lavorare. La considerazione di molti imprenditori, non avendo spesso un team grande ed eterogeneo, è saper fare tutto da soli e quindi difficilmente delegano le scelte. Senza delega non solo ci si stanca di più ma si perde lucidità e non si sviluppa il pensiero divergente, fondamentale per vedere uno spettro più ampio. Oltre alle diverse strategie o modelli d’azione, è fondamentale seguire la regola degli obiettivi S.M.A.R.T.. Ritornando al cuore della domanda, si potrebbe fare una lista molto lunga di risorse da poter coinvolgere in un processo di transizione digitale. Sono dell’idea che tutte le cose vadano fatte gradualmente.
Ma quindi quali sono le figure professionali che si devono coinvolgere in un processo di transizione digitale?
Dipende dall’azienda, dalle risorse (umane, economiche e infrastrutturali) a disposizione, dal tempo e dagli obiettivi prefissati; queste sono le prime cose su cui focalizzarsi. Sicuramente, dopo aver trovato un buon “capitano” ed aver scelto la “mappa del consumatore” da voler perseguire, è fondamentale condurre delle indagini sul mercato di riferimento e quello potenziale. Quindi, dopo aver individuato il target da voler raggiungere, bisogna capire queste 3 cose: cosa cerca, cosa vuole e cosa teme, come dice un grande formatore. Dopo queste indagini applichiamo strategie, sempre creative e di valore, per catturare, convertire (trasformare un utente in cliente; ad esempio grazie al processo di acquisto online) e fidelizzare il cliente. In termini pratici, la prima risorsa da coinvolgere è un esperto di strategie digitali che possa portare l’azienda da un punto A ad un punto B con processi chiari, coerenti ed efficaci. Il compito di questa figura è individuare la roadmap e definire i vari touchpoint, come dicono i tecnici. In altre parole, per iniziare la traversata tra le onde del web, una volta scelto il capitano si procede alla scelta della destinazione da raggiungere e dei marinai di cui circondarsi.
Domanda da un milione di euro: come vedi il futuro delle PMI italiane se non avviano un processo di transizione digitale?
Non ci sarà un futuro nel lungo periodo per chi non si evolve digitalmente, ma non sono solo io a dirlo. Ovvio è che le botteghe di prossimità, soprattutto nei grandi centri abitati, ci saranno sempre ma le città, tra 20 anni si svuoteranno rispetto ad oggi, vivremo online sempre di più. Anzi, come ci ha anticipato il fondatore di Meta, vivremo nel Metaverso con dei bellissimi occhialini. Per me che amo le relazioni umane e l’interazione sarà un po' difficile abituarsi ma così sarà.
Qual è il primo passo che suggerisci ad una piccola media impresa che vuole iniziare questa transizione?
Consiglio di circondarsi di persone di valore e che possano fornire soluzioni innovative, creative e sostenibili. Come in tutte le relazioni, anche di conseguenza in quella lavorativa, sono le persone che fanno le cose. Risulta fondamentale lavorare sull’eterogeneità e sulle specializzazioni, ognuno deve fare il proprio lavoro e farlo bene. Insieme, dopo aver creato un team di lavoro, si parte per il “viaggio”. Il viaggio non è facile, bisogna essere attrezzati e bisogna contare sulle forze di tutta la squadra, ma se l’obiettivo e la strategia sono di valore anche il sogno più sfidante può diventare realtà.
Grazie mille Gianluca per essere stato un po’ con noi qui a #socialcoffee. Speriamo di aver aiutato i nostri lettori ad approfondire il tema della digitalizzazione di impresa e soprattutto a far passare il messaggio che questo è il momento migliore in cui iniziare.