Oggi siamo qui con un altro importante ospite: Luca Carbonelli, General Manager di Caffè Carbonelli, Ecommerce specialist e consulente per lo sviluppo di strategie digitali.
Ciao Luca, grazie per avermi concesso questa intervista e per avermi ospitata nella tua azienda.
Qui in #socialcoffee non poteva mancare una chiacchierata con un imprenditore come te che ha mescolato marketing e caffè in una formula direi vincente. La mia curiosità mi ha spinta ad approfondire il tuo lavoro sperando di dare ai nostri lettori la possibilità di cogliere consigli utili e soprattutto nuove idee da poter applicare anche nel loro business.
Partiamo dall’origine, ti va?
Ciao Laura. Grazie davvero per l’interesse che dimostri verso il brand Caffè Carbonelli. È sempre bello condividere il percorso della mia azienda e di conseguenza il mio.
La Torrefazione Carbonelli s.r.l. nasce nel 1981 ad opera di mio padre, Pietro. In realtà lui lavorava già da un bel po’ di anni nel settore del caffè, era agente di commercio, rappresentante, di caffè crudo, per alcuni degli importatori di caffè più rinomati di Napoli all’epoca. Poi all’inizio degli anni ’80 ebbe l’opportunità di acquistare dei macchinari per la torrefazione da un suo amico che dismetteva l’azienda, e così nacque il nostro brand: Caffè Carbonelli che, all’epoca si rivolgeva soltanto ad una clientela bar di Napoli e provincia. Oggi, si rivolge ad ogni tipo di consumatore di caffè, producendo e commercializzando caffè per ogni tipo di sistema d’uso, sia casalingo che professionale.
La tua mi sembra un’azienda familiare, com’è stato il passaggio generazionale per te?
Il passaggio generazionale è stato naturale. Prima di me, in azienda, è entrato mio fratello Luigi, che ha sempre seguito le orme di mio padre. Per me invece è stata una sorpresa, dovevo svolgere tutt’altro percorso professionale. Poi, quasi per gioco, mi son ritrovato a vendere online i primi box di Caffè Carbonelli. Di lì in poi mi si è aperto un mondo che ho iniziato ad approfondire e a studiare, quello dell’e-commerce; che mi ha dato anche la possibilità di scoprire e capire meglio tutto il mercato del caffè.
Hai fatto dell’ecommerce uno dei tuoi asset digitali di maggior successo. Quando hai iniziato e come?
Come dicevo, ho iniziato quasi per gioco. Nel 2006. Ho venduto il primo box di caffè su Ebay durante la semifinale del nostro Mondiale, Germania-Italia. Al fischio finale ero doppiamente contento: perché si andava a Berlino con la nazionale per la finale, e perché uno dei nostri box di cialde invece sarebbe andato in Sicilia, acquistato per la prima volta online da un utente che non lo aveva mai assaggiato prima di allora.
Quanto sono importanti per un’azienda come la tua i marketplace come ad esempio Amazon o Ebay?
Sono fondamentali. Soprattutto per i prodotti di largo consumo. Ti danno la possibilità di entrare in un grosso centro commerciale digitale, con costi esigui rispetto a quelli che sono i costi di locali fisici. Certo, spesso si fa l’errore di pensare che i prodotti online si vendono da soli, e non è così. C’è dietro un grosso lavoro. Occorrono risorse, conoscenze, e pazienza. Con Ebay abbiamo lavorato benissimo nei primi anni del nostro approdo online. Lo staff della piattaforma ci ha da subito premiati come “migliori venditori della piattaforma”, inserendoci tra le storie di successo di pmi italiane che stavano approcciando all’ecommerce. Dal 2015 siamo presenti anche su Amazon, ed è stata la svolta. Abbiamo internazionalizzato il nostro modo di fare Ecommerce. Oggi online, direttamente, vendiamo più nei vari paesi Europei che in Italia. Amazon, per i venditori, nel panorama dell’ecommerce, è un mondo a sé stante. Ci sono una infinità di possibilità diverse, servizi a cui attingere, e ha delle potenzialità enormi per chi sa usarlo dando priorità sempre al piano commerciale della propria azienda.
Tra tutti i canali e piattaforme sociali che hai provato, quale secondo te ha portato maggiori benefici al posizionamento del tuo brand online?
I canali social li ho usati molto nei primi anni del loro boom in Europa e in Italia. Dal 2010 e per qualche anno, quando gli algoritmi lo permettevano, credo che abbiamo sfruttato molto bene Facebook e Twitter. Grazie a Twitter il mio prodotto è arrivato un po’ ovunque in Europa; e con le relazioni giuste, personali, perché ci ho sempre messo la mia faccia dietro al brand, Facebook mi ha dato la possibilità di far conoscere non solo il marchio, ma anche e soprattutto la nostra visione di impresa. Una PMI artigiana con l’ambizione di diventare grande. I social, insieme all’ecommerce, anche se può non sembrare osservando oggi i profili Caffè Carbonelli, sono stati fondamentali per la nostra crescita di questi anni.
Si parla tanto di digital transformation, tu che l’hai avviata ormai da anni quale sono le principali criticità che hai riscontrato nel tuo settore?
Si parla di trasformazione digitale nel senso sbagliato. Il senso della trasformazione digitale va ben oltre la presenza dei brand online. Comincia ben prima: dalla produzione, dalla distribuzione. Si digitalizzano i processi di produzione, innanzitutto, poi si tenta di digitalizzare i prodotti all’interno dell’azienda, per far comunicare i vari dipartimenti nel modo migliore. Una volta avviato questo tipo di trasformazione sarà molto più semplice digitalizzare l’azienda nel senso più comune dell’espressione, ossia mostrando online tutto il lavoro quotidiano che è dietro un brand.
Quali sono le sfide che ti sei posto per il prossimo periodo?
Andrò controcorrente: farò i passaggi inversi rispetto a tutti coloro che, con colpevole ritardo, sono accorsi e continuano a sbattersi per posizionarsi online. Se avessi iniziato oggi online non avrei avuto gli stessi risultati. Continuare a crescere non è così scontato. Credo ci concentreremo per aprire i nostri punti fisici. Stiamo strutturando i format. Sta prendendo forma qualcosa di interessante.
Grazie per aver raccontato la tua esperienza, e grazie anche da parte del team di weHUB per le cialde!
Prendi parte alla mia rubrica #socialcoffee, scrivimi a laura@wehub.it.