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19/05/2017

Può l’anti-trumpismo avere un impatto sul mondo della creatività?

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L’elezione del presidente americano Donald Trump lo scorso autunno ha portato un po’ di scompiglio tra la gente. L’ondata di protesta si è subito accesa, anche se la brace ardeva già da qualche tempo. Qual è l’impatto che questa faccenda ha avuto sul mondo della creatività e dell’arte? Chiunque sappia usare le emozioni come worktool sicuramente conosce il potere della conflittualità. Si tratta di quella nota, apparentemente stonata, che fa la differenza tra una storia poco interessante indirizzata verso il vissero tutti felici e contenti e lo storytelling d’effetto. Partendo dalle trentuno sequenze di Propp nella Morfologia della fiaba e approdando direttamente alle regole di struttura della sceneggiatura cinematografica di Syd Field (Spoiler: secondo questa struttura il secondo colpo di scena a ridosso della fine del film svela il finale stesso: se questo è positivo per il protagonista, ci sarà un bad ending. E viceversa). La storia è questa: Biancaneve è bellissima. Incontra un principe bellissimo. Questi due fortunati giovani si sposano e vivono l’uno negli occhi dell’altra. Fine. Tempo di permanenza nel sito: 0,01 secondo. Un’altra storia, che sarebbe piaciuta a molti se fosse stata raccontata così, parla invece di una figura ex first lady, esponente del partito democratico alle ultime elezioni americane. La protagonista conquista il consenso dei millennials e, ricalcando la matrice di propaganda del suo predecessore, detentore di un primato al quale anche lei aspira, diventa la regina del web, dei marketing guru LGBT e dei rifugiati politici. La signora in questione conferma tutte le scontate previsioni e trasportata dal carro scintillante della vittoria guidato dai due ronzini (che si chiamano Posi e Nega come il famoso anime Creamy) stravince le elezioni e diventa la prima presidentessa femmina americana della storia dell’universo. Niente paura: a una settimana dai festeggiamenti si perde per resilienza ogni sentimento di tolleranza e progressismo di cui eravamo convinti. Succede anche con i propositi del nuovo anno. Invece, sappiamo tutti come sono andate le cose. Non possiamo certamente dire che ci annoiavamo prima di Trump. Ma quando il 2016 è apparso all’orizzonte - disperato - sapeva già che non avrebbe portato nulla di interessante. Così il tempo fece quello che fanno i fashion designers quando sono a corto di idee: giù di revival. Quindi Bowie, Prince e chi più ne ha più ne metta, perché il defunto rende tutto più emozionante. Ma un unico avvenimento verso la fine dell’anno in questione -  fulmineo, stupefacente, inaspettato, capace di mettere d’accordo tutti quelli che erano in contrasto tra loro ci ha colto tutti di sorpresa. Il popolo universale dei creativi e attivisti che sotto la bandiera comune dell’anti-trumpismo raduna un esercito di idee. Lasciando da parte qualsiasi considerazione etica, politica, sociale, anche scontata in questo momento e su cui tutti, tranne 2,5 milioni di persone al mondo, sono d’accordo, facciamo un passo indietro per goderci la prospettiva da un punto di vista diverso. E allora SI’. La materia prima è importante dicono gli chef da reality show. La qualità degli ingredienti deve essere unica.  Chimici anni ‘90 tornano in auge in onore di un periodo storico in cui non ce la passavamo benissimo. Muri che tornano in piedi dopo la tanta fatica che ci è voluto per abbatterli. Cosa c’è di meglio di un mucchio di mattoni e cemento per dividere popoli e idee? LaChapelle era lì, pronto ad attivarsi dietro un muro di jeans, e non aspettava altro che un “cravattino rosso” venisse eletto per far tornare di moda il suo kitsch style. https://www.youtube.com/watch?v=COXx3YTNW1s Per non parlare di Melanie, anatema e simbolo del giudizio universale di DonalDio nei confronti delle donne. Si scatenino le danze, si pronuncino gli incantesimi: gente tremate.

Il rituale da stregona anti-Trump di Lana Del Ray.

“Cos’altro manca?” Pensa all’ombra del suo ciuffo. Ecologia, minoranze etniche, un pizzico di ingiustizia in più e chi più ne ha più ne metta. Il nemico si è unificato nell’immaginario collettivo ingigantendosi come in uno spettacolo di ombre cinesi. E i creativi arrabbiati, uniti, diversi, fanno la pace tra di loro per dichiarare guerra a colui che - finalmente - dopo tanti anni, sta provando a rinchiudere di nuovo in gabbia la libertà. Cosa resta. Non resta che ripopolare i campi un tempo aridi con sombrero e cestoni, a raccogliere a grandi braccia il frutto di così tanto amore. Avete letto bene. Amore per il pianeta, per i popoli, per la creatività risvegliata da un torpore di onanismo mediatico che aveva bisogno di uno scossone. Che dire: speriamo che il prossimo colpo di scena non sia un’altra brutta notizia. Se lo sarà, ne faremo buon uso. Se volete analizzare meglio l’argomento qui trovate alcuni approfondimenti:
  • Christo, Trump and the Art World’s Biggest Protest Yet
  • Did the Coca-Cola Super Bowl advert make a dig at Donald Trump?
  • Listen to Mikal Cronin and Kim Gordon’s New Anti-Trump Track “War/Golden God”