Giorgio Corradini (seedtag): «Il targeting contestuale riprende quota. Ecco perché»
Nell’era del GDPR e del CCPA, il targeting audience-based è sempre più a rischio. Con il manager analizziamo opportunità e alternative a disposizione di marketer e brand
Più di un anno è passato da quando la General Data Protection Regulation (GDPR) è entrata in vigore.
Il dibattito sulla privacy è ancora aperto e si è recentemente intensificato con una nuova regolamentazione in US, la California Consumer Privacy Act (CCPA), che entrerà in vigore nel 2020.
A fronte di questo, Engage ha raggiunto Giorgio Corradini, Country Manager per l’Italia di seedtag, ad-tech company specializzata in in-image advertising, per fare il punto sulla nuova regolamentazione ed esplorare le migliori alternative possibili per marketer e brand.
Cosa abbiamo bisogno di sapere di GDPR e CCPA?
Come prima cosa iniziamo chiarendo per ciascuno di questi acronimi le implicazioni e le conseguenze per il settore dell’advetising. Entrambi GDPR e CCPA provano a proteggere e dare indietro potere ai consumatori permettendo loro di avere la proprietà dei loro dati personali. Con “dati personali” si intendono tutte le informazioni relative ad un individuo in grado di identificarlo direttamente o indirettamente.
I dati possono variare da dati biometrici a dati di acquisto, da informazioni sulla famiglia a dati geografici, da informazioni finanziarie fino alle abitudini del sonno.
La GDPR è entrata in vigore a maggio 2018 in Europa. Lo scopo di questa legge era di dare agli individui maggior potere su come i propri dati venivano raccolti; le aziende devono rendere chiaro quando raccolgono dati degli utenti ed essere trasparenti su come li utilizzano senza concederli a terze parti.
In seguito al GDPR il California Consumer Privacy Act può rappresentare il punto di partenza delle più severe normative statunitensi sulla privacy dei consumatori. Popolarmente rivendicato come “quasi GDPR negli States”, questa sarà la più forte legislazione sul tema negli Stati Uniti.
Le aziende conformi a GDPR soddisfano già molti requisiti CCPA, quindi cosa manca da fare alle aziende per essere conformi al CCPA?
Questo nuovo regolamento, stabilisce che se un’azienda raccoglie qualsiasi tipo di informazione personale i consumatori dovrebbero essere informati al riguardo, per mezzo di una chiara informativa sulla privacy disponibile sul sito web dell’azienda.
Oltre GDPR e CCPA, ci sono altre questioni sul tavolo?
Seguendo queste problematiche sul tema privacy, non sorprende che l’utilizzo globale degli ad-blocker sia aumentato a più di 200 milioni di utenti negli ultimi 5 anni secondo una ricerca condotta da IPG Media Lab. Questo aumento ha la sua origine nell’uso abusivo e inappropriato dei dati da parte delle aziende, portando irrevocabilmente a una maggiore sensibilità degli utenti: i consumatori sono stufi.
Quindi? Questo cosa implica tutto questo per i brand?
L’hype generato anche prima dell’entrata in vigore del GDPR ha aumentato la consapevolezza tra i consumatori e li ha resi più cauti nel condividere qualsiasi tipo di dato ed essere più premurosi nel dare l’autorizzazione, cosa che tendevano a fare automaticamente in passato.
In questo nuovo ecosistema, le strategie di targeting audience-based sono a rischio. All’interno di questo turbine di cambiamenti, pianificatori e brand cercano alternative per raggiungere i loro obiettivi in modo efficace.