La rivoluzione digitale guidata dall'Intelligenza Artificiale è un motore di cambiamento economico e sociale. In Italia cresce l’interesse per l’Intelligenza Artificiale Generativa (Gen AI), sebbene il 64% della popolazione esprima preoccupazioni su contenuti manipolati e uso illecito dei dati. Chi ha usato strumenti di GenAI è più ottimista sul suo impatto: il 72% crede che possa migliorare prodotti e servizi, il 68% ritiene che migliori l’esperienza lavorativa e il 62% vede benefici per la società. Nonostante ciò, un italiano su tre (32%) non conosce alcun tool di GenAI, con un divario generazionale significativo. Tra i giovani sotto i 25 anni, solo il 4% non conosce questi strumenti (il 15% degli under 35). Inoltre, quasi la metà degli utenti li ha usati per scopi personali, mentre un quinto per attività lavorative.
Questi dati emergono dal report Deloitte “Trust in the era of Generative AI”, che esplora l’utilizzo della GenAI, i settori di applicazione e le preoccupazioni legate alla sua diffusione.
Secondo Lorenzo Cerulli, GenAI Leader di Deloitte Central Mediterranean, nel lungo periodo la GenAI potrà trasformare molti settori e migliorare la vita dei cittadini, non solo nel lavoro. Le imprese dovranno massimizzare il valore di questa tecnologia, gestendola con attenzione per evitare rischi. La sfida futura sarà vincere questa battaglia, sfruttando il vantaggio competitivo offerto dall’AI.
Per chi ha usato la GenAI, l’impatto percepito è più positivo rispetto a chi non l’ha ancora sperimentata. Il 72% degli utenti crede che la GenAI possa migliorare i prodotti aziendali, rispetto al 62% dei non-utenti, mentre il 68% degli utilizzatori vede un miglioramento dell’esperienza lavorativa, contro il 52% degli altri. Inoltre, gli utilizzatori sono più fiduciosi nei risultati prodotti dalla GenAI, con il 65% che considera i risultati affidabili, rispetto al 46% dei non-utenti. In Italia, gli utenti sono anche più fiduciosi riguardo alla regolamentazione della GenAI da parte del governo (60%, contro il 50% in Europa) e all'uso responsabile da parte delle aziende (62%, rispetto al 51%).
Per aumentare la fiducia nella GenAI, è fondamentale proteggere i dati personali (66% degli utenti e 67% dei non-utenti), mantenere un controllo umano sui risultati (64%), e garantire un track record affidabile (61% vs. 62%). Gli utenti tendono a fidarsi di più della GenAI per attività personali, come riassunti (71%), rispetto a usi più professionali, come la scrittura di articoli giornalistici (46%).
Le principali preoccupazioni riguardano i "deepfake" (66%, con il 71% tra i non-utenti), la disinformazione (63%) e l’uso illecito dei dati personali (62%). La familiarità con la tecnologia riduce questi timori, che sono più forti tra chi non ha esperienza con la GenAI.
Sul posto di lavoro, la GenAI è vista positivamente: il 73% dei lavoratori che la usano è interessato a sviluppare competenze specifiche, e l’80% prevede che la GenAI semplificherà il lavoro nei prossimi due anni, con i giovani sotto i 35 anni particolarmente entusiasti. I principali benefici attesi sono il miglioramento degli standard qualitativi (34%), l’accelerazione delle attività (31%) e la generazione di nuove idee (31%).