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Valori a più voci

A cura di Sergio Amati, General Manager IAB Italia

Storie di valori per il nuovo mondo digitale

07/09/2020
di Sergio Amati

Quarantadue, scuola che cambia

La "risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto” è un divertente passo del libro “Guida Galattica per gli Autostoppisti” di Douglas Adams. Si parte da qui per parlare di scuola e di come trovare le risposte per adattare e innovare il mondo dell’educazione ad una società che cambia velocemente

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«Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell'estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c'è un piccolo e insignificante sole giallo. A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c'è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un'ottima invenzione.».

Questo è l’incipit di “Guida galattica per gli autostoppisti”, il libro del 1979 di Douglas Adams che ha segnato in modo indelebile la mia (e non solo la mia) formazione nerd. La cosa che ricordo più del libro è la leggendaria “risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto” che da milioni di anni un enorme supercomputer chiamato “pensiero profondo” sta elaborando. Il risultato di questo calcolo, atteso da tutti, è un semplice numero: quarantadue

Questo numero, per ammissione dello stesso Adams, non ha alcun senso, è un semplice scherzo, ma ha influenzato e continua a influenzare un certo tipo di cultura. Provate a chiedere a Siri o all’assistente Google “qual è il senso della vita?” e capirete di cosa parlo. 

Xavier Niel, l’inventore di Iliad, ha un background culturale sicuramente simile al mio, ma in più, molto molto di più, ha una enorme visione imprenditoriale e una capacità straordinaria di anticipare e cavalcare i trend dell’innovazione. 

Nel 2013 ha aperto a Parigi una nuova scuola dedicata a formare programmatori di eccellenza e l’ha chiamata proprio “Ecole 42”. La scuola è nata dalla necessità di Niel di trovare risorse di valore per la sua azienda e dalla consapevolezza che il sistema scolastico francese non fosse adatto a formare i giovani per le professioni del futuro e che fosse troppo elitario, limitando l’accesso agli studenti con minori possibilità economiche. Ecole 42 ha moltissimi elementi di unicità: non ha professori e gli studenti si autogestiscono, punta poco sulla memorizzazione e molto sulla capacità di generare idee, è totalmente gratuita e le esperienze e le referenze non contano per essere ammessi. Ha formato migliaia di figure tecniche immediatamente assorbite dalle aziende e dal 2021 sarà a Roma, promossa da un altro imprenditore visionario e questa volta italiano: Riccardo Zacconi, l’inventore del gioco Candy Crush.        

Nel 1978 Douglas Adams diceva che siamo una civiltà primitiva convinta che anche l’orologio da polso digitale sia una grande invenzione. Per la scuola la realtà è abbastanza simile a questa: si parte da convinzioni, ad esempio la sua durata, le modalità di insegnamento e di apprendimento, le materie, che non sono collegate alla realtà in cui viviamo. Le aziende hanno una necessità assoluta di figure in grado di reinventare i modelli che ruotano intorno al digitale e un approccio tradizionale, basato molto sull’apprendimento di nozioni “verticali” e poco sulla visione interdisciplinare e “olistica”, non può rispondere velocemente a questa necessità. Ieri Silvia Candiani di Microsoft ha detto che in Italia ci sono 150mila posti di lavoro vacanti nel mondo dell'Information Technology perché non ci sono persone con le competenze per ricoprirli. Questi posti non sono un optional ma un’esigenza di base, le ruote per poter far avanzare il nostro paese. Senza una riforma importante del sistema scolastico che lasci da parte i luoghi comuni e parta dalla consapevolezza della gravità del gap che abbiamo, non è possibile parlare di partenza, e quindi nemmeno di ripartenza

La “Google University” recentemente lanciata da Big G, con corsi brevi, focalizzati alla formazione di figure per il mercato del digitale, erogati online e garantiti non da una vera università ma da Google stessa, è un altro esempio di come il cambiamento sia urgente. Se questa responsabilità non verrà presa dalle istituzioni che da sempre si occupano di guidare l’istruzione, le grandi “nazioni transnazionali” come Google o Amazon faranno loro anche questo territorio. 

Ecole 42 non è la risposta a ogni domanda. Ma segna una via che tutti noi, IAB per primo, dobbiamo guardare e provare a percorrere. Guardiamo in faccia la realtà e costruiamo percorsi formativi nuovi, non guidati dalla autoreferenzialità ma dal pragmatismo. 

Senza mai confondere il pragmatismo con l’idea che questo sia un percorso per creare dei robot travestiti da umani. Servono figure che combinino capacità tecniche e creative (Ecole 42 si definisce una “scuola d’arte”) e sappiano inventare soluzioni nuove pensando in modo diverso.

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