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06/11/2025
di Andrea Di Domenico

Giacomo Fusina (Human Highway): «L’AI è già parte del lavoro quotidiano delle aziende, ma ora serve formazione»

Da sinistra: Giacomo Fusina con Simone Freddi di Engage

Da sinistra: Giacomo Fusina con Simone Freddi di Engage

L’intelligenza artificiale è ormai entrata stabilmente nel mondo del marketing e della comunicazione, ma resta ancora un fenomeno “artigianale”, guidato più dall’iniziativa personale che da processi aziendali strutturati. È quanto emerge dalla ricerca realizzata da Assirm e presentata ieri a Intersections 2025.

Lo studio, condotto su un campione di 328 professionisti delle cinque associazioni che compongono il network di Intersections, fotografa un settore in piena trasformazione: l’86% degli addetti dichiara di utilizzare l’AI in almeno un’attività professionale, mentre il 78% la considera uno strumento utile per il proprio lavoro. Ancora più significativo, il 30% afferma di non poter più fare a meno dei suoi benefici quotidiani.

Tra i vantaggi più citati, spiccano la velocità di esecuzione (40%), la capacità di supportare e facilitare il lavoro umano (31%), e l’efficienza nei processi (24%). Molto meno rilevante invece la riduzione dei costi (13%) e la sostituzione del lavoro umano, indicata solo dall’8%: un dato che conferma come l’AI venga percepita più come alleata che come minaccia.

All’interno dell’Engage Hub ne abbiamo parlato con Giacomo Fusina, consigliere dell’associazione delle società di ricerca. «L’intelligenza artificiale è già usata da tutti, ma nella maggior parte dei casi su iniziativa personale», ha spiegato Fusina. «Non è ancora entrata in modo sistematico nei processi aziendali. È qualcosa che i professionisti hanno imparato da soli, seguendo corsi, leggendo articoli, sperimentando. Eppure, anche così, il beneficio è tangibile: per molti è già parte integrante della routine lavorativa».

Un quadro che mette in evidenza la necessità di formazione: «Due persone su tre chiedono percorsi per capire come utilizzare al meglio gli strumenti di AI. Le associazioni, a partire da Assirm, devono farsi promotrici di questo sviluppo, fornendo occasioni di aggiornamento e conoscenza. Solo così si può passare da esperienze isolate a processi realmente integrati».

Fusina ha poi riflettuto sul ruolo della ricerca in questa trasformazione, ricordando che il settore vive l’impatto dell’AI in modo diretto e “profondo”: «Noi generiamo conoscenza a partire dai dati, ed è esattamente ciò che fanno anche le macchine. Per questo siamo stati tra i primi a percepire l’intelligenza artificiale come un fenomeno che ci mette in discussione».

Da questa consapevolezza nasce il Manifesto sull’Intelligenza Artificiale promosso da ASSIRM, che definisce il rapporto tra tecnologia, valori e identità professionale: «Non parliamo di etica in senso astratto, ma dei valori che ispirano le nostre azioni come ricercatori e come comunicatori. L’AI deve essere uno strumento al servizio di questi valori, non il contrario».

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