Google compie 25 anni: la riflessione di Sundar Pichai sull'AI e il futuro di Big G
Dal garage a Palo Alto fino a Mountain View, dall’algoritmo antesignano della moderna indicizzazione all’intelligenza artificiale applicata dai motori di ricerca: l’evoluzione della tech company ha visto cambiamenti di sede, di logo, di tecnologia
Era il 4 settembre del 1998 quando in California, più precisamente nel garage di Susan Wojcicki (tra le prime assunte in azienda e a capo di YouTube sin dal 2014), nacque Google: una della tech company che di più ha rivoluzionato la cultura globale e il mondo della tecnologia in questi anni.
È trascorso un quarto di secolo dalla sua fondazione anche se all’inizio i padrini della società, Larry Page e Sergey Brin (all’epoca studenti di Stanford), volevano darle il nome “Backrub”: letteralemente “massaggio alla schiena”.
Dal garage a Palo Alto fino a Mountain View, dall’algoritmo antesignano della moderna indicizzazione all’intelligenza artificiale applicata dai motori di ricerca: l’evoluzione della tech company ha visto cambiamenti di sede, di logo, di tecnologia.
Google compie 25 anni: la lettera di Sundar Pichai
“Tutto è iniziato con una ricerca”, scrive nel blogpost ufficiale il Ceo Sundar Pichai, “Larry e Sergey hanno scritto per la prima volta la nostra missione 25 anni fa: organizzare le informazioni mondiali e renderle universalmente accessibili e utili. Avevano una visione ambiziosa per un nuovo tipo di motore di ricerca per aiutare le persone a dare un senso alle ondate di informazioni che si muovono online. Il prodotto che hanno creato, Ricerca Google, ha aiutato miliardi di persone in tutto il mondo a ottenere risposte alle loro domande”.
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“Le domande che ho posto a Google si sono evolute nel tempo”, continua nella sua lettera l’amministratore delegato. “La ricerca ha anche gettato le basi affinché Google potesse avere un impatto economico oltre le nostre mura. Le nostre piattaforme e i nostri strumenti pubblicitari sono nati con una premessa semplice quanto la ricerca stessa: aiutare le aziende a raggiungere i clienti che stavano già cercando il tipo di prodotti e servizi da loro offerti. Era una piattaforma che piaceva soprattutto alle piccole imprese, come l'azienda di vendita per corrispondenza di aragoste che è stata la prima ad iscriversi. E come la Ricerca stessa, la possibilità per qualsiasi azienda di fare pubblicità online ha avuto un impatto davvero trasformativo, aiutando milioni di aziende a diventare parte dell’economia digitale”.
Il futuro di Big G
A proposito del futuro di Big G, Pichai scrive: “Stiamo appena iniziando a vedere di cosa sarà capace la prossima ondata tecnologica e quanto velocemente potrà migliorare. Un milione di persone utilizza già l'intelligenza artificiale generativa in Google Workspace per scrivere e creare. Le previsioni delle inondazioni ora coprono luoghi in cui vivono oltre 460 milioni di persone. Un milione di ricercatori ha utilizzato il database AlphaFold che copre 200 milioni di previsioni sulle strutture proteiche, contribuendo ai progressi volti a ridurre l’inquinamento da plastica, affrontare la resistenza agli antibiotici, combattere la malaria e altro ancora. E abbiamo dimostrato come l’intelligenza artificiale possa aiutare il settore aereo a ridurre le scie degli aerei, uno strumento importante per combattere il cambiamento climatico”.
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“Tuttavia, c’è molto altro ancora da fare. Nel corso del tempo, l’intelligenza artificiale rappresenterà il più grande cambiamento tecnologico a cui assisteremo nella nostra vita”, prosegue nella lettera. “È più grande del passaggio dal computer desktop al mobile e potrebbe essere più grande di Internet stessa. È un ricablaggio fondamentale della tecnologia e un incredibile acceleratore dell'ingegno umano. Rendere l’intelligenza artificiale più utile per tutti e implementarla in modo responsabile è il modo più importante con cui porteremo a termine la nostra missione per i prossimi 10 anni e oltre. (…) La nostra ricerca di risposte porterà a progressi tecnologici straordinari nei prossimi 25 anni. E nel 2048, se, da qualche parte nel mondo, un adolescente guarda tutto ciò che abbiamo costruito con l’intelligenza artificiale e alza le spalle, sapremo che ci siamo riusciti. E poi torneremo al lavoro” ha concluso il Ceo.