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29/11/2024
di Simone Freddi

Il personaggio: Andrea Febbraio, l'«exit-maker» del digital italiano

Da Promodigital a Hej! e Cosmic, ecco tutte le exit messe a segno dall'imprenditore seriale napoletano, che a Engage dice: «Il tempo è un fattore-chiave». Ripercorriamole tutte

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L’Italia non gode certo della fama di paradiso per gli innovatori del marketing digitale: lasciando stare la Silicon Valley, il nostro Paese appare distante anche rispetto ad altri mercati europei per quanto riguarda le opportunità riservate alle startup, e il sentire comune è confermato da tutti gli studi che provano a misurare le condizioni che contraddistinguono i vari scenari.

In Italia da tempo però a ritagliarsi un ruolo di primo piano in questo settore è Andrea Febbraio, come dimostrato in questi giorni anche dall'operazione Retex-Cosmic. Per l'imprenditore napoletano, venture builder seriale, sono già 12 le exit in 13 anni (nelle pagine seguenti le ripercorriamo tutte, a parte la dodicesima che sarà presto comunicata al mercato), per un ammontare che già nel 2021 superava i 400 milioni di dollari, considerando il valore totale delle acquisizioni. 

È quindi possibile fare startup in Italia? «Certo che sì, ma non bisogna sbagliare strategia - dice Febbraio a Engage –. In Italia spesso una volta fondata la startup si punta a raccogliere subito più fondi possibile, ma in questo modo per garantire agli investitori una adeguata plusvalenza con la exit bisogna venderla a una valutazione troppo alta rispetto al mercato in cui opera, oppure attendere anni ed anni».

E qual è quindi la strada giusta? «Io agisco da venture builder», risponde l'imprenditore. «La ricetta è questa: trovo l'idea, spesso copiandola da qualcosa che sta già avendo successo in altri mercati. Trovo gli investitori, preferendo gli imprenditori rispetto ai fondi e puntando a raccogliere tra 200 e 500 mila euro ancora prima di creare la startup. E poi c'è l'aspetto più importante, trovare un founder bravo a cui affidare la guida operativa della società: il successo dell'operazione è nelle sue mani. Il primo step è arrivare a break even più rapidamente possibile, con l'obiettivo di giungere all'exit a una valutazione adeguata in un tempo indicativo di tre anni dalla fondazione, restituendo agli investitori da tre a 10 volte il capitale investito. Il tempo - sottolinea Febbraio - è un fattore chiave».

Altro aspetto importante da tenere a mente: la focalizzazione. «Da buon napoletano», spiega l'imprenditore, «adoro andare a mangiare la pizza da Michele. Fa solo margherita e marinara, ma le fa come nessuno. Contrariamente a ciò che si pensa, i grandi gruppi sono molto attenti a ciò che si sviluppa in Italia. Ma le aziende sul mercato devono avere un posizionamento chiaro e distintivo, possibilmente fare una cosa sola. La specializzazione aiuta ad essere maggiormente percepiti, in modo che il potenziale acquirente abbia ben chiaro cosa compra».

Conosci le 11 exit di Andrea Febbraio? Ripercorriamole nelle prossime pagine!

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