Negli ultimi mesi, Google ha intensificato l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei suoi strumenti di ricerca, ridefinendo l’esperienza di accesso alle informazioni online. Una delle innovazioni più significative in tal senso è Google AI Overview, funzionalità lanciata negli Stati Uniti nel maggio 2024 e arrivata in Italia il 26 marzo scorso (leggi anche qui).
Basato su modelli di intelligenza artificiale generativa, AI Overview restituisce risposte sintetiche, contestualizzate e strutturate direttamente nella Serp, elaborando contenuti da fonti autorevoli per offrire panoramiche complete su ogni query.
Per chi lavora nel digital, si apre una nuova fase: più complessa, più dinamica, ma anche ricca di opportunità. Ne abbiamo parlato con Simone Rinzivillo, Ceo di Archetipo Agency, agenzia specializzata in digital marketing e communication.
Simone, cosa rappresenta il recente lancio di Google AI Overview in Italia per il mondo digitale?
L’arrivo di AI Overview di Google segna un punto di svolta importante. Sebbene il servizio fosse già disponibile in mercati come gli Stati Uniti e il Regno Unito, il suo approdo in Italia ha una grande rilevanza, soprattutto per le aziende e i professionisti del nostro settore. AI Overview non è solo una novità tecnologica, ma una vera e propria evoluzione del modo in cui Google interpreta i contenuti web, aumentando la sua capacità di rispondere all'intento dell'utente e migliorando la qualità dei risultati di ricerca.
Questa nuova funzionalità di Google non si limita a estrarre e riprodurre semplicemente stralci di testo; al contrario, li integra e li rielabora, creando una panoramica, appunto, coerente sull'argomento della query. Attingendo da diverse fonti, l'AI Overview di Google costruisce una narrazione coesa, arricchita con immagini, grafici, offrendo una visione più completa e approfondita.
Quali sono, secondo la tua esperienza, i criteri che determinano l’inclusione di una fonte nei risultati generati da AI Overview? In che modo brand reputation e qualità dei contenuti incidono su questa selezione?
I contenuti selezionati da AI Overview provengono da fonti che Google reputa autorevoli, pertinenti e aggiornate. I segnali di qualità includono l’affidabilità complessiva del dominio, l’aderenza ai criteri E-E-A-T (esperienza, competenza, autorevolezza, affidabilità) e la capacità del contenuto di rispondere con precisione e completezza all’intento informativo della query. La brand reputation incide in maniera significativa: i brand che hanno costruito una presenza stabile e coerente online hanno maggiori probabilità di essere citati. Tuttavia, anche publisher più piccoli ma verticali e ben ottimizzati possono emergere se rispondono a criteri di alta rilevanza semantica.
Quali tipologie di query sembrano attivare più frequentemente le risposte di AI Overview e che impatto prevedi possa avere questa tecnologia sulla distribuzione del traffico organico?
Attualmente, AI Overview si attiva in modo più ricorrente per query complesse o articolate, che richiedono sintesi, confronto o approfondimento. Le ricerche informative, soprattutto quelle poste in forma conversazionale (“come fare...”, “quale scegliere...”, “cosa significa...”) sono le più coinvolte. Il rischio per i brand è che la risposta dell’AI possa “cannibalizzare” il traffico organico, fornendo all’utente una risposta esaustiva senza necessità di cliccare sui link. Questo impone un ripensamento delle strategie Seo, soprattutto nella parte alta del funnel, dove il valore informativo e l’abilità nel presidiare topic rilevanti diventano cruciali.
Passiamo a un argomento importante per gli addetti al settore, ovvero la misurabilità dell'impatto di Google AI Overview: è possibile tracciare con strumenti ufficiali il traffico proveniente da AI Overview?
Ad oggi, no. Non in modo diretto. Le visite che arrivano da AI Overview sono incluse nel traffico organico classico su Google Analytics 4, quindi non distinguibili. La stessa cosa avviene nelle altre piattaforme di web analytics. Diverso il caso di ChatGPT o Perplexity, che risultano già come fonti di traffico a sé. Inoltre, non è possibile sapere da quale query è arrivato l’utente. Questo per due motivi. Google non passerà questa informazione alle piattaforme di Analytics, mentre nella Google Search Console al momento le visite dall’AI Overview non sono evidenziate come tali. Allo stesso tempo le interazioni con ChatGPT, Perplexity e la stessa AI Overview, avvengono in un contesto privato e influenzato dalle precedenti sessioni dell’utente. Questo rende la misurazione molto complicata. Ci si può affidare a segnali indiretti e strumenti esterni, ma non esiste ancora una soluzione integrata e trasparente.
Qual è il vero impatto che AI Overview potrebbe avere sul lavoro di Seo e content marketing nei prossimi mesi?
Credo che l’impatto sarà duplice. Da una parte, ci sarà una contrazione di traffico per le query informative più semplici, quelle che oggi ricevono risposte direttamente nel box generato. Dall’altra, ci sarà un rinnovato focus sulla qualità e sull’autorevolezza. Bisognerà continuare a investire su contenuti profondi, ben strutturati, capaci di emergere non solo in prima pagina ma come fonti per l’intelligenza artificiale. E anche il branding conterà sempre di più: essere riconoscibili, citati, autorevoli sarà fondamentale per rimanere presenti nei nuovi ambienti di ricerca.
Alla luce del nuovo contesto, quali azioni concrete consiglieresti alle aziende che desiderano presidiare efficacemente AI Overview e mantenere visibilità competitiva nel medio-lungo periodo?
Il primo passo è consolidare la propria presenza come fonte autorevole nel proprio settore. Come abbiamo anche suggerito nell’ultimo episodio del nostro podcast InAgency, è essenziale investire in contenuti approfonditi, ben referenziati e aggiornati con regolarità. Ci sono due fattori chiave da presidiare: l’autorevolezza del brand e la qualità/livello di dettaglio del contenuto. Google non seleziona meccanicamente i primi risultati della Serp, ma attinge da quelli che rispondono in modo più dettagliato e rilevante agli interessi degli utenti, anche se non occupano le posizioni top. L’autorevolezza oggi non si misura più solo in termini di link ricevuti, ma anche di menzioni e citazioni. Avere un brand riconoscibile e citato in rete, anche senza backlink, rappresenta un vantaggio competitivo concreto.
Parallelamente, è necessario adottare una logica topic-based, sviluppando contenuti in grado di coprire in modo organico e completo i cluster semantici strategici. Non basta presidiare singole parole chiave: occorre costruire un ecosistema informativo coerente e strutturato. Inoltre, è importante potenziare l’ottimizzazione delle entità e dei segnali strutturati per agevolare la comprensione del contenuto da parte dell’algoritmo. Infine, va sottolineato un aspetto critico: la qualità dei contenuti generati. Google privilegia informazioni approfondite, specifiche e realmente utili. Chi ha scelto scorciatoie, affidando la produzione solo a LLM come ChatGPT per generare testi in massa e poco curati, potrebbe trovarsi indietro.
L’obiettivo, oggi, non è solo “posizionarsi”, ma diventare una fonte così autorevole e affidabile da essere scelta dall’intelligenza artificiale come risposta.