MFE-Mediaset è sempre determinata a consolidare la propria posizione in ProSiebenSat, ma l’OPA lanciata sulla media company tedesca dal fondo ceco PPF ha complicato le cose, e Pier Silvio Berlusconi lo ha ammesso ieri sera nel corso della presentazione alla stampa dei Palinsesti 2025/2026.
«Mi ha stupito l’OPA di PPF, ma anche la formula di un’OPA parallela ma con un limite del 30%», ha dichiarato l’amministratore delegato di MFE, facendo riferimento alla proposta cash-only da 7 euro per azione avanzata dai cechi, che mira ad accrescere la loro partecipazione al 29,99% senza scatenare l’obbligo di un’OPA totalitaria.
Usando le sue stesse parole, resta chiara la volontà di Cologno Monzese di andare avanti con il progetto: «Noi non vogliamo semplicemente comprare una TV in Germania, ma creare un grande broadcaster europeo». Un polo paneuropeo capace, come ha spiegato più volte Berlusconi, di competere con le piattaforme globali dello streaming, fondato su sinergie concrete a livello tecnologico, commerciale e produttivo come già avviene tra Italia e Spagna.
In questo disegno, la Germania rappresenta un tassello fondamentale. «Ci sono anche altre geografie interessanti come Francia e Inghilterra», ha ammesso Berlusconi, «ma non sono la Germania, che è il primo mercato europeo». In altre parole, alternative esistono, ma nessuna ha lo stesso valore strategico.
Per questo, i prossimi snodi temporali saranno determinanti. Il 31 luglio ProSiebenSat.1 pubblicherà i risultati semestrali, che potrebbero influenzare la valutazione dell’azienda e dunque le decisioni di MFE. Il 13 agosto scadranno ufficialmente entrambe le offerte in campo, quella mista del Biscione da 5,74 euro per azione (parte cash e parte in azioni MFE) e quella tutta in contanti del gruppo PPF. Solo dopo quella data, ha spiegato Berlusconi, potrebbe aprirsi un canale di dialogo con i cechi.
Una collaborazione futura, in fondo, non è da escludere. «Un socio finanziario non sarebbe male», ha detto l’AD, aprendo a uno scenario in cui MFE e PPF possano coesistere nel capitale della società tedesca. Ma a una condizione:
che MFE possa indirizzare con autonomia il progetto industriale. «Nei casi di collaborazione che ho sperimentato finora, a un certo punto ci sono state delle difficoltà. Per fare qualcosa di ambizioso e coraggioso, come il nostro progetto di broadcaster europeo in cui crediamo tantissimo – ha ribadito – serve la possibilità di guidare». La partita va avanti quindi, ma tutte le opzioni sono sul tavolo.