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I modelli “Consent or Pay” binari utilizzati dagli editori di giornali sono un metodo legittimo per monetizzare i contenuti editoriali e garantire un giornalismo sostenibile: è quanto sostengono - in un comunicato diramato oggi 10 luglio - le associazioni europee degli editori di giornali ENPA ed EMMA.
Facciamo un po’ di ordine. Innanzitutto, cos’è il “Consent or Pay”? Si tratta di un modello che permette ai lettori di accedere ai contenuti editoriali pagando un corrispettivo in denaro o in alternativa acconsentendo all’uso dei loro dati per ricevere pubblicità personalizzata.
Il tema è controverso: il Consent or Pay, infatti, è attualmente al centro del dibattito nel mondo dell’editoria, in Italia e in Europa. A maggio, il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato una consultazione pubblica volta a valutare la liceità del consenso per trattamenti di profilazione raccolto attraverso l’adozione di questo modello. Una modalità di business, si legge nel sito del Garante “ritenuta controversa sul piano della normativa privacy (Gdpr e direttiva e-privacy), anche dall’Edpb (European Data Protection Board, ndr.), in particolare sulla possibilità di considerare libero il consenso eventualmente prestato dall’utente. La maggior parte degli interessati, infatti, pur di accedere ‘gratuitamente’ ai contenuti o alle funzionalità e ai servizi offerti, acconsente al trattamento dei propri dati, spesso neppure comprendendo a pieno gli effetti delle proprie scelte”.
Il modello Consent or Pay, inoltre, era finito già lo scorso anno nel mirino della Commissione Europea, che ne aveva giudicato come “non appropriato” l’utilizzo da parte di Meta sulle sue app. Un paio di settimane fa, la Commissione ha dichiarato che Meta potrebbe incorrere in multe giornaliere se i regolatori dell’UE dovessero stabilire che le modifiche proposte al suo modello "Consent or Pay" non rispettano un ordine antitrust emesso ad aprile. L'avvertimento della Commissione Europea è arrivato a due mesi dall'imposizione di una multa di 200 milioni di euro al gigante statunitense dei social media per aver violato il Digital Markets Act (DMA), normativa volta a limitare il potere delle Big Tech.
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Mentre dunque il dibattito su questi modelli continua in tutta Europa, ENPA ed EMMA desiderano invece "sottolineare il ruolo chiave di questi modelli nel sostenere un ecosistema mediatico pluralistico, professionale e accessibile”.
“Questo sistema - spiegano le associazioni nel comunicato - favorisce l’indipendenza editoriale, offre agli editori l’opportunità di raggiungere nuovi lettori che potrebbero diventare abbonati, e garantisce che contenuti informativi di qualità restino accessibili anche per coloro che non possono o non vogliono pagare direttamente”.
“Qualsiasi iniziativa volta a proibire o limitare questi modelli, incluso l’obbligo di fornire una ‘terza alternativa’ senza pagamenti né trattamento dei dati, non solo sarebbe in contrasto con la sentenza C-252/21 della Corte di Giustizia, ma avrebbe anche gravi conseguenze economiche per le testate giornalistiche e i loro lettori - prosegue la nota -. Sarebbe, inoltre, contraria agli obiettivi di promuovere l’informazione professionale e prevenire i c.d. “news deserts” propri di una società democratica e pluralistica e ancora più importanti nell’attuale periodo di tensioni geopolitiche”.
“I contenuti editoriali hanno elevati costi di produzione, per cui offrirli sotto il valore di mercato non è sostenibile per gli editori - afferma Ilias Konteas, Direttore Esecutivo di EMMA - ENPA -. Le testate giornalistiche sono imprese che necessitano di monetizzare i loro contenuti e servizi; quindi, chiedere agli utenti di pagare per ciò che consumano, attraverso un abbonamento o un consenso, è una vendita legittima come quelle offline”.
“È essenziale mantenere in vita questo modello, sostenuto da una sentenza favorevole della massima Corte europea e ampiamente usato dagli editori in tutta l’Unione Europea - aggiunge Andrea Riffeser Monti, Presidente FIEG -. Un suo divieto non solo avrebbe ricadute concorrenziali, creando disparità di trattamento a danno degli editori italiani, ma danneggerebbe la società nel suo complesso, poiché a molti lettori italiani potrebbe essere precluso l’accesso a un’informazione professionale e verificata”.
ENPA ed EMMA incoraggiano dunque le istituzioni e le autorità per la protezione dei dati a riconoscere il valore e la legittimità dei modelli “Consent or Pay” binari “e ad evitare azioni che potrebbero minacciare la sostenibilità economica della produzione di una informazione qualificata e indipendente”.