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19/11/2021
di Cosimo Vestito

Spotify, gli utenti in Italia superano i 13 milioni. Mazzieri: «Da noi una quota maggiore di ascoltatori esposti alla pubblicità»

Il mercato dell'audio digitale, l'ascesa dei podcast e degli audiolibri, le strategie per la crescita: questi i temi dell'intervista al Director of Sales della piattaforma

Alberto Mazzieri, Director of Sales per l'Italia di Spotify

Alberto Mazzieri, Director of Sales per l'Italia di Spotify

Quello che sta per chiudersi è un anno di importanti traguardi per Spotify. Innanzitutto, i dati dell'ultima trimestrale suggeriscono che la piattaforma di streaming audio registrerà nel 2021 una crescita a doppia cifra, sostenuta dall'incremento dell'utenza e dei volumi di pubblicità raccolta. Le numerose acquisizioni messe a segno hanno inoltre potenziato l'offerta editoriale e tecnologica della compagnia, contribuendo a consolidare la sua posizione di leadership nel mercato di riferimento a livello globale.

Progressi e strategie che stanno avendo (e avranno) un impatto concreto nel nostro Paese, oggetto anch'esso di un vasto piano di espansione che interessa diverse regioni al di fuori degli Stati Uniti. E proprio per sapere come si muoverà Spotify in Italia abbiamo intervistato il Director of Sales, Alberto Mazzieri.

Quali sono le prospettive del settore dell’audio digitale?

«Continua a esserci del gran fermento. È evidente che ci siano opportunità importanti non ancora colte, sia sotto il profilo dell’utenza che della pubblicità. Sono ancora grandi, infatti, i margini di crescita. Secondo eMarketer, in Italia meno della metà della popolazione online fruisce di audio digitale in modo continuativo, circa il 42%; un dato che negli in altri Paesi è addirittura più alto.

D’altra parte, come già dichiarato nell’ultimo bilancio, a livello globale, sono 209 milioni gli utenti di Spotify esposti ai messaggi pubblicitari. Storicamente, i ricavi da raccolta hanno avuto una quota del 10% sui ricavi complessivi: fino all’anno scorso è stato così ma, ultimamente, l’incidenza sta progressivamente aumentando, fino a raggiungere nell’ultimo trimestre circa il 13%. Il nostro obiettivo è arrivare al 20% nei prossimi anni, in un contesto in cui comunque il fatturato continua ad aumentare.»

Il formato podcast sta attraversando una fase di gran successo. Che ruolo occupa nelle vostre strategie?

«Negli ultimi anni il podcast è stato un’area di grande investimento da parte nostra, in primis attraverso la produzione di contenuti originali e l’acquisizione di società che rendevano l’esperienza dei creator più fluida. In secondo luogo, abbiamo investito in ambito pubblicitario con il lancio dello Spotify Audience Network, che dà la possibilità di pianificare su network di contenuti esterni alla nostra piattaforma, e l’acquisizione di Megaphone va proprio in questa direzione.

Quando abbiamo portato Megaphone in Italia, dove la piattaforma non era ancora presente e rilevante, abbiamo fatto una chiamata ai publisher per coinvolgerli affinché potessero beneficiare delle sue soluzioni pubblicitarie una volta che attiveremo la monetizzazione.»

Con la recente acquisizione della piattaforma di audiolibri Findaway, siete entrati in un nuovo segmento di mercato. Come valorizzerete questa operazione?

«Con questa mossa confermiamo la nostra volontà di essere leader nel mercato dello streaming audio. Fino a poco tempo fa, gli audiolibri erano un prodotto assente dalla nostra offerta ma che sapevamo essere di grande interesse per il pubblico. Portandoli sulla nostra piattaforma pensiamo di poter completare e migliorare l’esperienza degli ascoltatori.»

Che numeri state registrando in Italia in termini di utenza?

«Sono in crescita anche da noi. Secondo comScore, nel terzo trimestre sono in media 13 milioni 400mila in totale, in crescita rispetto al trimestre precedente.

A livello globale, la media utenti Free è del 60%, 210 milioni, rispetto ai 380 totali. In Italia, questa percentuale è più alta rispetto ad altri Paesi per ragioni storiche e culturali. Ma ciò significa anche che l’esperienza pubblicitaria è considerata come non invasiva, rilevante e in armonia con gli interessi delle persone. Questo va chiaramente a vantaggio delle aziende perché possono accedere a un’inventory più ampia rispetto a quelle di altri mercati. Lo dimostra anche l’elevato tasso di adozione di Spotify Ad Studio da parte delle PMI, anche se sul lungo periodo vogliamo renderlo appetibile anche per le realtà di grandi dimensioni.»

Quali sono i piani futuri di Spotify nel nostro Paese?

«Il nostro Paese è parte dell’investimento globale mirato a far crescere in maniera proporzionale la piattaforma nei Paesi al di fuori degli Stati Uniti. Secondo le prospettive della compagnia, registreremo una crescita del 70% della forza vendite nei prossimi trimestri in modo da accrescere gli introiti pubblicitari.

Un’altra area su cui stiamo puntando molto è quella delle ricerche. L’ultima, intitolata “Sonic science”, ha monitorato le attività cerebrali delle persone esposte ai contenuti audio rilevando alti gradi di immersione e attenzione. Sono parametri molto alti sia confrontando l’audio digitale rispetto ad altri mezzi, social e video inclusi. Spotify ha anche performato meglio in termini di esperienza utente grazie ai suoi contenuti di qualità e personalizzati. Dalla ricerca è emerso anche che l’elevato engagement si è trasferito poi dai contenuti editoriali agli annunci pubblicitari.»

Un’altra collaborazione di rilievo è quella siglata con Shopify, grazie alla quale vi siete aperti all’ecommerce. Quali sono le potenzialità di questo accordo?

«Ci permette di mettere al servizio degli utenti l’esperienza di entrambe le piattaforme. Ci sono vantaggi sia per le aziende, che attraverso l’ecommerce degli artisti musicali possono offrire un servizio migliore, sia per gli ascoltatori che ha accesso a servizi aggiuntivi. Sono ulteriori elementi che aggiungono interattività, immersività ed engagement.

Mettono al servizio degli utenti la ux di entrambi, sia un vantaggio delle aziende per offrire servizio migliore (ecommmerce artisti) anche dell’utente finale che ha un servizio in più. Ogni elemento che garantisce interattività dà valore, convolgimento e immersività.»

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