Ha festeggiato ufficialmente a giugno il compleanno numero uno, con il primo miliardo di page views, ma prima aveva dedicato oltre un anno di lavoro allo sviluppo della propria piattaforma di content recommendation. Oggi Linkwelove può affermare con orgoglio di aver centrato l’obiettivo: essere un innovativo strumento di guadagno per gli editori e di comunicazione per i brand.
«La crescita, che ci ha portato in poco tempo a raccomandare oltre 300 milioni di contenuti al mese solo in Italia, dimostra la nostra capacità di veicolare contenuti appealing verso utenti interessati, coinvolgendo questi ultimi e non interrompendo la loro navigazione - spiega Fabio Frisetti, Co-Founder della società insieme a Giorgio Rossi -. Capacità che ci permette di aprire le porte non solo ai grandi editori, ma anche a tutti coloro che garantiscono contenuti di qualità e di valore a prescindere dal numero di visitatori».
Attualmente Linkwelove conta su un network formato da oltre 550 editori in Italia, ha stretto partnership con centri media e agenzie oltre che direttamente con diversi brand. Raggiunto con soddisfazione il traguardo posto per fine 2015, sta anche programmando lo sbarco sul mercato spagnolo.
Con Fabio Frisetti abbiamo fatto il punto sulle prospettive della pubblicità online e, in particolare, sul futuro del native adv.
Come sta cambiando secondo lei la pubblicità online?
La pubblicità online, in generale, si sta spostando, se pur lentamente, verso forme non intrusive. Ne è testimone il rallentamento della display e della search adv. Il native, in particolare, sta riscuotendo molto successo, come testimoniano i tassi di crescita dei budget investiti, e questo perché le aziende hanno capito che non basta spingere un prodotto o un servizio promuovendolo in ottica push, ma è necessario attirare verso di sé l’utente con contenuti che forniscano valore. La strada per il futuro quindi è aperta, tutte le soluzioni che saranno in grado di svolgere al meglio questo compito saranno vincenti. Il native sarà protagonista finché riuscirà a ridurre la differenza tra contenuto editoriale e contenuto promoted, rispettando sempre l’utente. Il suo futuro? Sicuramente il mobile e la scalabilità. Sul primo non credo ci sia molto da aggiungere, visto che è attualità, mentre sul secondo mi riferisco alla sfida per gli addetti ai lavori di riuscire a rendere scalabile una campagna native.
Dal native, al mobile, al programmatic, il digital è ricco di novità. Il mercato italiano è pronto?
Nel 2015 abbiamo avuto ottime sorprese riguardo all’evoluzione del mercato digital in Italia e alla sua capacità di recepire, ma direi anche di cavalcare, le novità. Certo sono fenomeni che hanno raggiunto maggiore maturità in altri mercati e che, come spesso avviene, in Italia si affermano con più lentezza. Sono però comunque segnali interessanti e incoraggianti per tutto il settore digital.