Havas al fianco degli italiani nella prevenzione sulla salute mentale
La quotidianità può essere la peggior nemica della serenità e Havas approfondisce il rapporto degli italiani con la salute mentale, intervistato un campione di 14.000 persone dai 18 anni in su in 30 mercati, e analizzando come i brand e le aziende possono avere un ruolo attivo.
Il 5 maggio 2023, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato finita la pandemia di Covid-19. Tuttavia, il mondo resta ancora preda di un male altrettanto insidioso: quello che impatta sulla salute mentale, e che il Covid non ha fatto che acuire.
“Star bene” è ormai diventato una priorità, sia come diritto individuale (79% Prosumer), che in termini di dovere verso la collettività (75% Prosumer). Il malessere cresce, non solo per problemi globali come il cambiamento climatico o la guerra, ma anche per problemi che impattano direttamente la quotidianità, come la propria situazione familiare (31% Prosumer), economica (19% Prosumer) e lavorativa (12% Prosumer).
Da cosa dipendono i problemi di salute mentale secondo gli italiani? E chi ne è più afflitto?
Paradossalmente, in una società iperconnessa, la causa principale è attribuita al crescente senso di solitudine (63% Prosumer): la mancanza di relazioni reali nella quotidianità impatta negativamente sulla nostra salute mentale. E a farne le spese è soprattutto la Gen Z, più fragile, più restia ad aprirsi con gli altri (52% Gen Z), incompresa (32% Gen Z).
Secondo l’indagine di Havas, non solo le big pharma ma, tutte le industries dovrebbero sentirsi parte attiva per affrontare, insieme, i pregiudizi sul tema della salute mentale. Gli italiani si aspettano che siano in primis i food brand a prendere una posizione (52% Prosumer), seguiti dai brand di sport (48% Prosumer) e i brand beauty (46% Prosumer).