IAB Italia lancia ZED, il programma per una rivoluzione digitale più ecologica
In occasione di IAB Forum 2021, l’associazione ha presentato la nuova iniziativa volta a sensibilizzare sull’adozione di comportamenti digitali responsabili
Guardare un video sullo smartphone, giocare con una console, persino mandare un’email: tutte queste azioni, parte ormai della nostra vita quotidiana, producono inquinamento. Sembra incredibile a dirsi, vista la loro natura “virtuale”, ma in effetti il funzionamento dei prodotti e dei servizi digitali ogni anno produce 1,6 miliardi di tonnellate di gas serra. Se dovessimo dividere questo dato per la popolazione, risulterebbe che ognuno di noi produce oltre 400 kg di anidride carbonica. A conti fatti, la industry del digitale è responsabile per il 4% delle emissioni di CO2 mondiali e questo dato è destinato a raddoppiare entro il 2025.
Numeri allarmanti, in un contesto in cui l’attenzione all’ambiente è diventato un tema sempre più pressante e attuale. Per questo, IAB Italia si è impegnata in prima persona per sensibilizzare la popolazione ad assumere comportamenti digitali responsabili, lanciando un progetto ad hoc. Si chiama ZED (Zero Emission Digital) ed è una piattaforma che punta a rendere la rivoluzione digitale più ecologica.
L’iniziativa è stata presentata oggi in occasione della prima giornata di IAB Forum 2021, all’interno di un momento totalmente dedicato ai temi dell’ambiente e della sostenibilità, che ha visto aziende e operatori confrontarsi sul tema del digital carbon footprint.
“Parole come ‘Cloud’ possono far pensare, soprattutto ai non addetti ai lavori, che Internet sia qualcosa di etereo. Invece il problema delle emissioni è molto concreto e, vista la digitalizzazione accelerata, occorre sensibilizzare ora su un utilizzo più consapevole delle infrastrutture e degli strumenti digitali”, ha spiegato Carlo Noseda, Presidente IAB Italia.
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Un semplice esempio: in Italia ci sono 35 milioni di utenti che utilizzano l’e-mail, e la spedizione di ognuna di esse produce circa 4g di CO2. Se tutti noi mandassimo un’e-mail “inutile” in meno a settimana (una ricerca UK stima che ogni britannico spedisce circa 10 e-mail inutili tipo “OK” o “Thank You” alla settimana), risparmieremmo 140 tonnellate di CO2 per un totale di 7.280 tonnellate all’anno: il corrispettivo di 26mila km percorsi in macchina.
Ed è proprio l’adozione di questi comportamenti virtuosi che il progetto ZED punta a promuovere, facendo convivere trasformazione digitale e transizione ecologica. Fortemente voluto dall’Associazione, il progetto, i cui dettagli sono stati presentati durante l’evento da Sergio Amati, General Manager IAB Italia, Fabrizio d'Aragona, Consigliere IAB Italia e Amministratore delegato Datrix-3rdPlace, e Giorgio Mennella, Consigliere IAB Italia e Advertising Director Ciaopeople (nella foto che segue), prevede tre step. Il primo è la presentazione del “Manifesto per un digitale sostenibile”, un vademecum delle regole e comportamenti corretti da adottare come singoli e come aziende; poi un sistema di metriche validato che vada a misurare il digital carbon footprint di siti web, app, e-mail, video, e per ultimo l’avvio di una campagna di sensibilizzazione per rendere il mondo digitale più sostenibile.
ZED di IAB Italia, un progetto in tre step
Il percorso proposto da ZED coinvolge secondo IAB Italia tre passaggi fondamentali che ogni azienda e le persone che la compongono devono seguire per una maggiore sostenibilità ambientale. Vediamoli insieme.
Il primo passo è “misurare”. Quali sono i rifiuti digitali nella tua azienda? Quali i processi che creano un’impronta carbonica digitale? Identificarli è il primo passo verso un efficientamento delle proprie procedure digitali. Una volta individuati si può procedere all’organizzazione di una vera e propria “pulizia digitale”, incoraggiando tutti verso comportamenti virtuosi (ad esempio: limitazione dei messaggi inutili, archiviazione e conservazione delle sole informazioni fondamentali). A differenza degli altri rifiuti - plastica, indifferenziato o altro - quelli digitali sono più facilmente smaltibili e spesso a portata di un semplice click. Disporre di strumenti semplici per misurare l’andamento del digital carbon footprint della propria organizzazione è uno strumento indispensabile per assicurarsi un progresso tecnologico che vada di pari passo con la sostenibilità ecologica.
Il secondo passo è “agire”, e IAB lo promuove attraverso la realizzazione di un vademecum dei principali comportamenti da adottare per ridurre il proprio digital carbon footprint. Un elenco di attività di cui ognuno è responsabile e che può mettere in atto in ogni momento: dalla pulizia dei file sul proprio PC, alla cancellazione di GIF o foto condivise in chat silenziate da tempo, ma anche dall’eliminazione di newsletter mai aperte.
Infine, il terzo passo, “diffondere il messaggio”. Per IAB Italia questa è un’azione fondamentale e sul sito del progetto l’associazione metterà a disposizione tutti gli strumenti per poterlo fare: dal manifesto scaricabile ai loghi da inserire sul sito e sulle campagne social, fino al footer per le e-mail.
“Oggi sono disponibili poche linee guida su come le tecnologie digitali dovrebbero essere usate in modo sostenibile, e quali standard dovrebbero essere seguiti. Chiediamo ai soci IAB Italia e tutte le aziende di appoggiare questa campagna, aiutandoci a sostenere e a diffondere il manifesto per il digitale sostenibile. Presto avremo a disposizione uno strumento per misurare il digital carbon footprint dei siti web e faremo una analisi dell’impatto dei siti dei nostri soci per indicare obiettivi concreti di riduzione delle emissioni digitali. Ringrazio le aziende (Blackrock, Mint, Vodafone, Eni, Sky, Pirelli, Lavazza, Omnicom Media Group, Crafted) che già hanno creduto nel progetto. Tutti noi possiamo fare qualcosa già da oggi e il bello del digitale è proprio questo: si possono ottenere risultati anche nel breve se si collabora facendo sistema”, conclude Noseda.