Il Consiglio dei Ministri ha nominato Roberto Sergio come nuovo consigliere di amministrazione della Rai, in rappresentanza del Ministero dell’Economia. L’attuale direttore di Radio Rai, dunque, si appresta a sostituire l’amministratore delegato uscente di Viale Mazzini, Carlo Fuortes, dimessosi in polemica con l’esecutivo.
Trovano conferma dunque le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, che vogliono Roberto Sergio e Giampaolo Rossi come nuovo tandem al vertice dalla Rai, rispettivamente nei ruoli di amministratore delegato e direttore generale. Rossi dovrebbe poi subentare a Sergio come nuovo amministratore delegato della Rai nell'estate del 2024, quando scadrà il CdA eletto dal Governo Draghi.
Roberto Sergio è un manager Rai di lungo corso, da quasi sei anni alla guida della Radio, in precedenza responsabile dell'area Nuovi Media, presidente di Sipra (poi Rai Pubblicità), RaiWay nonché consigliere di amministrazione di varie controllate. Amico personale di Pier Ferdinando Casini, si legge sul sito di Ansa, storicamente ritenuto di area centrista ma forte di un gradimento bipartisan, il manager ha fatto sua la sfida della visual radio e della digitalizzazione degli studi, dei sistemi e dei processi produttivi, nonchè l'apertura al mondo dei podcast, di cui ha allargato l'offerta anche a temi di economia, finanza e società.
Una volta nominato a.d. della Rai, Sergio dovrebbe chiamare come direttore generale con deleghe operative Giampaolo Rossi, eletto nel cda di Viale Mazzini nel 2018 in quota Fratelli d'Italia, molto vicino a Giorgia Meloni che, dopo aver protestato vivacemente due anni fa per la sua mancata conferma in consiglio di amministrazione, lo ha scelto come deus ex machina della nuova Rai. Quella, spiega sempre l'Ansa, che dovrà "garantire la pluralità delle narrazioni, il racconto della nostra nazione nelle sue diverse forme di espressione, garantendo il principio fondamentale della libertà", come ha spiegato lo stesso Rossi di recente agli Stati generali della cultura nazionale. L'unica egemonia da garantire, ha sottolineato in quella occasione, "è quella della libertà culturale" e la Rai "è il perno del sistema culturale del nostro Paese". E per "liberare la cultura da tutte le sue deformazioni e imposizioni" servono "coraggio, una visione e non aver paura degli immaginari".