Quando si parla di privacy, ogni cambiamento imposto dalle grandi piattaforme provoca sempre uno scossone all’interno del mercato pubblicitario. È successo con l’App Tracking Transparency di Apple, dei cui risvolti a livello di performance adv stanno ancora risentendo alcune big come Facebook, e sta succedendo anche con il Privacy Sandbox di Google, sebbene a differenza di Apple l’entrata in vigore ritardata delle misure sta lasciando tempo al mercato di prepararsi.
Un nuovo scossone è però arrivato oggi, quando Google ha annunciato che il Privacy Sandbox, finora costruito per il solo ambiente web, sta per coinvolgere anche il mondo mobile: arriverà infatti presto anche su Android.
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Lo ha comunicato in un blog post ufficiale Anthony Chavez, VP of product management for Android security & privacy, entrando nel dettaglio di come funzionerà Android Privacy Sandbox, il nuovo sistema privacy-friendly che governerà il tracciamento pubblicitario sul sistema operativo di Big G.
Il Privacy Sandbox di Google arriva su Android
Anche in questo caso, il cambio non sarà imminente. Attualmente il tracciamento pubblicitario su Android si basa sull’Android Ad ID (l’equivalente dell’IDFA di Apple), un codice univoco legato al dispositivo, e così sarà, a detta di Google, per almeno altri due anni. Ma al termine di questo periodo lo strumento verrà dismesso, a favore di nuove tecnologie che, Google assicura, saranno attente alla privacy ma anche alle performance pubblicitarie.
Queste tecnologie (API), volte a garantire targeting, retargeting, attribuzione e misurazioni senza l’uso di cookie terzi, saranno in gran parte le stesse del Privacy Sandbox di Chrome. Si tratta infatti di Topics (per il targeting), Fledge (per il remarketing) e della Core Attribution API. L’approccio e i casi d’uso saranno gli stessi della versione per Chrome, ma ci saranno naturalmente piccoli cambiamenti sulla base delle diversità esistenti tra browser e sistema operativo mobile. A queste tecnologie se ne aggiungerà anche un’altra: SDK Runtime, un tool che costituirà, a detta di Chavez, un “nuovo, più sicuro metodo” per le app di integrare SDK pubblicitari esterni.
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Google precisa che tutte queste API opereranno senza l’utilizzo di identificatori cross-app. L’obiettivo è quello di limitare la condivisione dei dati degli utenti e ridurre la possibilità di raccogliere dati in maniera non trasparente. Secondo quanto spiegato da Google, tutti – inclusa Big G – dovranno usare le stesse API e nessuna avrà dei privilegi o accessi speciali ai dati della piattaforma. Gli sviluppatori potranno comunque continuare ad usare i loro dati proprietari senza restrizioni.
Le tempistiche
Il progetto di Android Privacy Sandbox è ancora a livello embrionale. Una prima versione beta verrà rilasciata alla fine di quest’anno, ma nel frattempo la società già questo trimestre creerà un primo progetto di sviluppo, che sottoporrà ai feedback di una comunità di sviluppatori, editori e altre società (tra cui Snap e Duolingo) da lei stessa creata. Google ha sottolineato che ogni novità verrà progressivamente resa nota.
Dopo il beta test a fine anno, nel 2023 inizieranno le sperimentazioni su scala.