• Programmatic
  • Engage conference
  • Engage Advanced TV
  • Engage Play

Loyalty & Engagement

A cura di Kettydo | A DGS Company

Nell’era della conversazione continua con i propri clienti e consumatori, della personalizzazione dei contenuti e delle esperienze e della marketing technology, servono nuove vision e nuovi valori basati sulla fiducia, sull’attenzione e sull’emozione. In questa rubrica ti aiutiamo a capire le vision, i trend topic e i tech topic che renderanno significativo e vincente ogni momento di questa relazione, per abilitare ecosistemi capaci di conquistare il cuore delle persone e fidelizzarle nel tempo

01/07/2025
di Kettydo | A DGS Company

Dal marketing emozionale all’engagement sistemico: come dare struttura alla fedeltà

kettydo.jpg

Il marketing emozionale sembra aver perso centralità rispetto agli approcci di digital marketing più automatizzati e statistici. In un contesto saturo di stimoli, touchpoint e ancorato all’ossessione transazionale dei brand, oggi ti serve un cambio di paradigma. Perché generare attenzione momentanea per stupire, irretire o convertire rapidamente non funziona più come prima. Devi cambiare obiettivo: passare dalla ricerca di una reazione alla costruzione di una relazione. Devi lasciare la leva tattica e attivare quella progettuale, nella piena consapevolezza del perché vuoi creare un legame duraturo e significativo tra il tuo brand e le sue persone di riferimento. Per farlo bene, hai bisogno di un disegno sistemico.

Perché l’emozione autentica non nasce solo dall’estro creativo. Colpisce il cuore e la mente dei consumatori se c’è coerenza profonda tra i valori del brand, i suoi comportamenti e la sua capacità di esserci in modo significativo. È qui che si gioca il cambio di passo: da una comunicazione d’impatto a una progettualità relazionale. In questo modo, invece che rincorrere visibilità effimera, ti concentri sulla capacità di progettare esperienze che restano. Esperienze che attivano riconoscenza, alimentano fiducia e generano legami duraturi. È proprio in questa transizione che il marketing emozionale si trasforma in loyalty design.

Non basta colpire: devi connettere

Per troppo tempo il marketing ha trattato le emozioni come un escamotage retorico. Si è pensato che bastasse stimolare un’emozione per generare coinvolgimento. Di conseguenza, l’engagement si è ridotto a una sequenza di campagne progettate per suscitare un sentimento (gioia, commozione, rabbia o indignazione e via dicendo), ma incapaci di costruire legami autentici. Il risultato? Emozioni forti, ma effimere. Reazioni immediate, ma non relazioni durature. È stato un lento slittamento: dalla promessa di mettere il cliente al centro, a una messa in scena della sua attenzione, usata come metrica di performance più che come base per un rapporto. Un approccio in cui il CRM si nutriva di scontrini, più che della qualità dei legami costruiti.

Ma il marketing emozionale non può limitarsi a generare l’effetto wow per ottenere l’effetto cash. Devi attivare esperienze che risuonano con ciò che le persone vivono, pensano e desiderano davvero. Perché l’emozione autentica non nasce da una forzatura creativa, ma da una connessione profonda tra i valori del brand — in cui le persone si riconoscono — i suoi comportamenti e la sua capacità di esserci nel momento giusto, in modo rilevante. È qui che si gioca il passaggio: da una comunicazione d’impatto a una progettualità relazionale. Dall’essere un brand con un programma di loyalty a essere un Loyalty brand. Dall’inseguire la viralità a iniziare a meritare la fiducia.

kettydo2.png

L’engagement non è una scintilla, è una corrente continua

Quando ti affidi a emozioni costruite a tavolino, quello che ottieni è una fiammata. Attiri attenzione, forse generi anche entusiasmo, ma poi cosa resta? Senza una struttura relazionale capace di dare continuità a quell’esperienza, tutto si esaurisce. Per questo l’engagement efficace non può essere trattato come un’interazione estemporanea o una leva tattica da attivare all’occorrenza. Non è un bottone da premere quando serve.

È un sistema relazionale da progettare, alimentare e far evolvere nel tempo. L’Engagement Systemic Thinking ti aiuta a fare proprio questo: a vedere ogni gesto, ogni contenuto, ogni touchpoint come un nodo attivo di un’architettura organica. Una regia capace di orchestrare presenze invece che limitarsi a distribuire messaggi. Di attivare esperienze che generano gratitudine e fiducia, invece che produrre semplici soddisfazioni momentanee.

Dall’emozione all’identità: riscoprire il valore della fiducia e della fedeltà

In questa prospettiva, il marketing emozionale è il punto di partenza per costruire una fedeltà autentica in cui l’engagement non è la somma di stimoli isolati, ma una relazione che cresce nel tempo, alimentata da ascolto, continuità e rilevanza. Così smetterai di rincorrere l’attenzione e punterai a progettare la pertinenza. Non moltiplicherai solo il clamore dei tuoi messaggi. Punterai a moltiplicare il senso in modo più discreto e garbato. Smetterai di essere ovunque, per esserci davvero dove conta. Perché la fedeltà è un’alleanza basata su riconoscimento, sintonia e fiducia reciproca. Una connessione che nasce quando le persone si sentono comprese e rappresentate. Quando nei comportamenti di un brand riconoscono un riflesso autentico dei propri valori e delle proprie aspirazioni. Ecco perché la fedeltà non nasce da una promozione ben confezionata, ma da una promessa mantenuta. È l’effetto di una presenza che non grida, ma ispira. Che non si impone, ma si fa scegliere. Perché oggi le persone non si legano a un brand solo per ciò che offre, ma per ciò in cui crede. Scelgono chi risuona con i loro principi, chi agisce con coerenza, chi prende posizione. Quando quei valori sono vissuti, condivisi e messi in pratica in ogni dettaglio, allora nasce qualcosa di più profondo della soddisfazione: una connessione identitaria. Ecco perché la fedeltà è anche una questione di integrità. Non ti viene concessa. La devi dimostrare, ogni giorno.

L’esperienza è la nuova infrastruttura della fedeltà

Le emozioni non si attivano solo con le parole: prendono forma nella realtà vissuta delle persone. E questa realtà è l’esperienza. Non un insieme di interazioni isolate, ma la manifestazione concreta dell’identità emotiva di un brand. Se vuoi che il tuo messaggio lasci un segno, deve tradursi in rilevanza e valore in ogni punto di contatto. L’esperienza è il luogo in cui le emozioni prendono corpo, il contesto in cui le promesse si trasformano in comportamenti. È lì che si costruisce la fiducia.

Tutto comunica. Anche ciò che non è detto. Per questo non esistono touchpoint “neutri”: tutto parla, anche quando taci. E ciò che davvero incide non è la quantità delle tue iniziative, ma la qualità emotiva del modo in cui sei presente. Un’assistenza che anticipa i bisogni, un’interfaccia che semplifica, un contenuto che arriva al momento giusto: sono questi i segnali che fanno sentire le persone riconosciute, comprese, rispettate. Progettare l’esperienza, quindi, non significa solo mappare percorsi o ottimizzare funnel. Significa costruire ambienti relazionali in grado di attivare connessioni emotive autentiche. Significa offrire spazi in cui le persone non si limitano a fruire di un servizio, ma si sentono accolte, valorizzate, accompagnate.

Oltre la loyalty transazionale: verso un modello relazionale continuo

La loyalty non è un effetto collaterale di una buona customer journey. È il risultato di un disegno strategico che tiene insieme emozioni, comportamenti, dati e visione. Non è un programma: è un sistema che alimenta un ecosistema relazionale continuo, in cui ogni momento di interazione diventa un’occasione per rinnovare un patto che non si basa sul dare per ottenere, ma sul condividere per costruire. Dove la fiducia non è il premio, ma la premessa. Questo richiede un cambiamento profondo: non più agire per stimolare risposte, ma progettare per generare connessioni. Non più rincorrere la ricorrenza d’acquisto, ma accompagnare nel tempo con pertinenza, intelligenza e rispetto. Un modello che non è più lineare e non si esaurisce in una campagna, ma si sviluppa come una relazione dinamica, capace di adattarsi e crescere con le persone. Quando adotti questa prospettiva, la fedeltà non è più qualcosa che chiedi. È qualcosa che coltivi. E, se lo fai con continuità e verità, diventa parte integrante dell’identità del tuo brand.