09/12/2024
di Andrea Salvadori

Omnicom e Interpublic annunciano la fusione: nasce il più grande colosso della pubblicità

Una volta conclusa la transazione, gli azionisti di Omnicom deterranno il 60,6% della nuova società e quelli di Interpublic il 39,4%. Le due holding prevedono sinergie annuali sui costi per 750 milioni di dollari

John Wren e Philippe Krakowsky

I board di Omnicom e Interpublic (Ipg) hanno approvato all'unanimità un accordo che prevede l'acquisizione di Interpublic da parte di Omnicom attraverso uno scambio azionario, un'operazione del valore di 13,25 miliardi di dollari. La nota congiunta delle due società, appena resa pubblica, conferma le indiscrezioni uscite nel weekend sul Wall Street Journal.

Secondo i termini dell'intesa, gli azionisti di Interpublic riceveranno 0,344 azioni di Omnicom per ogni azione ordinaria Interpublic posseduta, pari a 35,58 dollari per azione basandosi sull'ultimo prezzo di chiusura di Omnicom. L'offerta rappresenta un premio del 21,6% rispetto al prezzo di chiusura di Interpublic di venerdì scorso. 

Una volta conclusa la transazione, gli azionisti di Omnicom deterranno il 60,6% della nuova società e quelli di Interpublic il 39,4% su base completamente diluita. Le due holding prevedono che la transazione genererà sinergie annuali sui costi pari a 750 milioni di dollari.

La transazione dovrebbe concludersi nella seconda metà del 2025, previa approvazione degli azionisti e delle autorità regolatorie.

Dopo Publicis, Omnicom ci riprova con Interpublic

A più di dieci anni dall’accordo di fusione con Publicis Groupe, annunciato nel 2013 ma poi non finalizzato dopo quasi un anno di trattative, il gruppo del marketing guidato da John Wren dunque ci riprova, con l’obiettivo di dare vita al più grande colosso del settore.

La realtà combinata che nascerà dalla fusione delle due holding statunitensi diventerà il primo attore del mercato superando Wpp, da tempo leader del settore, così come la francese Publicis, in forte crescita negli ultimi tempi e in piena contesa nel 2024 con il gruppo britannico per il primo posto tra le realtà del comparto. Al termine delle contrattazioni di venerdì, Interpublic aveva un valore di 10,9 miliardi di dollari, mentre Omnicom era valutata 20,2 miliardi di dollari. La nuova Omnicom avrà dunque una capitalizzazione di Borsa di oltre 30 miliardi di dollari. 

John Wren rimarrà chairman e chief executive officer della nuova Omnicom, Phil Angelastro executive vice president e chief financial officer. Philippe Krakowsky, oggi ceo di Interpublic, sarà nominato co-chairman e chief operating officer insieme a Daryl Simm di Omnicom, oltre a diventare co-presidente del comitato di fusione. Tre membri attuali del board di Interpublic, incluso Krakowsky, entreranno nel CdA di Omnicom.

“Questa operazione strategica crea un valore significativo per gli azionisti, combinando piattaforme tecnologiche e di dati altamente complementari per servire meglio i nostri clienti e favorire la crescita. Insieme accelereremo l’innovazione e coglieremo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie in questo periodo di cambiamenti esponenziali", ha commentato John Wren.

“Questa fusione rappresenta un’enorme opportunità strategica per i nostri stakeholder, rafforzando le nostre capacità tecnologiche e di talento all’interno di una rete più ampia. Insieme, creeremo il portafoglio di servizi più completo del settore per rispondere ai rapidi cambiamenti globali”, ha detto Philippe Krakowsky.

Come si è arrivati alla fusione

A differenza di Omnicom, in decisa crescita nel corso dell’anno con risultati finanziari più alti rispetto alle previsioni degli analisti, Interpublic è reduce da un periodo non semplice sotto il profilo dei conti. La società guidata dal Ceo Philippe Krakowsky ha anche avviato un piano di cessione di attività non ritenute più strategiche, come le agenzie Deutsch New York, Hill Holliday, R/GA e Huge, focalizzando la strategia sugli investimenti nell’area tech.

Di possibili fusioni nel mercato delle agenzie pubblicitarie si parla da tempo nel mercato, alla luce di uno scenario profondamente mutato nel giro di pochi anni. L’avanzata dei big del digitale nel settore dell’advertising e la loro capacità di offrire alle aziende strumenti per gestire con una maggior autonomia le attività marketing, hanno spinto le grandi holding della comunicazione a ripensare i loro modelli di business, a riorganizzare le attività puntando su un numero minore di agenzie e ad investire sempre più risorse nel mondo della tecnologia e dai dati. Il 2024 è stato poi l’anno del boom dell’intelligenza artificiale generativa, l’ultima sfida che le agenzie tradizionali devo affrontare, probabilmente la più dirompente dell'ultimo decennio. Tutte le holding stanno investendo centinaia di milioni di dollari nello sviluppo di soluzioni di AI per la realizzazione di campagne pubblicitarie più veloci, economiche e mirate al target. Fare squadra e unire le competenze può sicuramente sostenere le agenzie nel difendere le proprie posizioni di mercato e, a livello finanzario, i propri margini da una conccorrenza sempre pià agguerrita e in arrivo da più fronti. All'orizzonte non sono da escludere dunque nuove operazioni di fusione.

Le ripercussioni dell'operazione in Italia

L’operazione avrà ripercussioni naturalmente anche sul mercato italiano, dove Omnicom e Interpublic sono due dei principali gruppi del settore pubblicitario.

Omnicom opera in Italia con le agenzie creative BBDO (Marianna Ghirlanda), DDB (Sonia Magri) e TBWA (Fabrizia Marchi), riunite di recente sotto l’ombrello di Omnicom Advertising Group, e, nel mondo del media, con Omnicom Media Group, la holding guidata dal Ceo Marco Girelli cui fanno capo le sigle OMD (Francesca Costanzo), PHD (Lorenzo Moltrasio) ed Hearts & Science (Emanuele Girald). In ambito public relation, Omnicom Pr Group Italy (Massimo Moriconi) raggruppa le agenzie Ketchum, FleishmanHillard e Porter Novelli.

Interpublic controlla invece, in ambito creativo, McCann (Daniele Cobianchi) e MullenLowe Group Italy (Diego Ricchiuti), mentre il network Fcb è presente nel nostro paese con Fcb Partners, realtà dal 2020 divenuta però al 100% di proprietà italiana (e in particolare del suo ceo Giorgio Brenna). Nel media la holding di riferimento è Mediabrands (Marco Rapuzzi), cui fanno capo Initiative (Andrea Sinisi), UM (Carlo Messori Roncaglia) e Kinesso. In ambito public relation, Interpublic opera nel nostro paese con MRM, Golin e Weber Shandwick, mentre FutureBrand è l’agenzia specializzata nel branding.

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