“Poniamo più attenzione nel far credere agli altri di essere felici che non a cercare di esserlo veramente”. Basterebbe questa frase per spiegare i social network in questo particolare momento storico.
Lo ha scritto François de La Rochefoucauld, noto scrittore, filosofo e aforista francese del ‘600, spesso saccheggiato per caption d’effetto sotto foto di dubbio gusto postate su Instagram.
Questa frase è la colonna portante sulla quale si basa la nostra presenza sui social network: l’apparenza.
Infatti l’immagine è la regina incontrastata di Facebook (250 milioni di foto caricate ogni giorno) e domina anche su Instagram (oltre 500 milioni di utenti guardano almeno una Stories ogni giorno) e TikTok (oltre 1 miliardo e mezzo di download tra AppStore e Google Play). Senza dimenticare i fratelli “minori” come Flickr, Tumblr, Pinterest che devono il proprio sostentamento proprio al caricamento di immagini.
Ma perché una fotografia ha tutto questo potere?
erché spesso, rispetto alle parole, ci permette di comunicare in modo immediato e diretto.
Ma non si tratta solo di pura questione estetica o di immediatezza nella comunicazione. Il massiccio impiego di immagini ha ragioni ben più profonde, confermate da diversi studi eseguiti in merito.
Tale tendenza si è addirittura guadagnata un nome specifico: Picture Superiority Effect. Le immagini beneficiano di un effetto di superiorità: rendono più facile ricordare il concetto che si vuole comunicare. Non a caso le infografiche sono da sempre il punto di forza di Pinterest e le GIF hanno reso Giphy uno dei siti più visitati al mondo.
La scienza conferma che la mente umana è in grado di apprendere di più quando lo fa attraverso l’uso di immagini, dato che l’83% di ciò che si impara viene assimilato attraverso la vista.
Il potere delle immagini era noto già prima dell’esplosione dei social network, ma nel corso degli ultimi anni ha contribuito allo sviluppo di un fenomeno che ormai conosciamo tutti: lo Storytelling, ossia il racconto di una “storia” attraverso le immagini.
Perché se è vero che un’immagine può avere il potere di coinvolgere chi la osserva, è ancor più vero che per catturare l’attenzione di un pubblico, il coinvolgimento deve portare al compimento di un’azione (diventare fan, lasciare i propri dati, prendere un appuntamento o semplicemente acquistare un prodotto).
E qui è giusto tornare al punto di partenza: l’apparenza. Perché dietro all’immagine ci deve essere qualcosa che vale la pena di raccontare. Un contenuto di qualità, un prodotto valido.
L’apparenza può attrarre l’attenzione di molti, ma senza un valido contenuto la festa non durerà a lungo.
Interessante, a questo punto, è notare che anche l’efficacia dello Storytelling nasconde una spiegazione scientifica. Lo psicologo statunitense Jerome Bruner, che ha contribuito allo sviluppo della psicologia cognitiva, ha affermato che la mente umana utilizza la forma narrativa per delineare meglio ciò che accade nel mondo reale.
Grazie alla forma narrativa l’essere umano mette ordine negli eventi che accadono e in questo modo li comprende meglio. Comunicare informazioni senza creare una narrazione rende praticamente impossibile l’assimilazione delle stesse.
Puntando su tutti questi concetti e sulle infinite possibilità creative che oggi i social network mettono a disposizione, abbiamo imparato a servirci nel migliore dei modi di Storytelling e Visual Storytelling.
Basta notare la popolarità acquisita da siti come Canva e app come Steller per capire la portata detonante di questa tendenza.
La fase creativa che precede la produzione dei contenuti visivi ruota attorno all’obiettivo di raccontare una storia.
Qualche consiglio? Puntare su narrazioni brevi e formative, senza sottovalutare il potere di storie divertenti e ironiche. Le immagini in grado di raccontare una storia, di coinvolgere e di far discutere, rendendo partecipe il pubblico, sono quelle che riescono a generare maggior engagement. E come tutti sappiamo: un alto engage rende virale il nostro contenuto facendo schizzare alle stelle visibilità e copertura.
È anche per questo motivo che oggi le aziende hanno scelto di “raccontarsi” sui social, svelando agli utenti/consumatori la propria storia, le idee e l’innovazione.
La narrazione ha reso più umane entità prima percepite solo come aziende.
Un ulteriore passo è stato fatto durante il lockdown, dove nonostante fossimo tutti chiusi in casa, ci siamo sentiti una community grazie a internet e ai social. Un periodo durante il quale tutti abbiamo raccontato la nostra storia di isolamento.
Lo Storytelling ai tempi del coronavirus. Ma questa è un’altra storia.