Dopo il Consorzio Netcomm, anche Fedoweb solleva preoccupazioni significative per gli editori online e le concessionarie di pubblicità in merito all’intenzione espressa dal Governo Meloni di modificare la Web Tax con l’eliminazione delle soglie di fatturato (750 milioni di euro a livello mondiale e di 5,5 milioni in Italia). La nuova norma introdurrebbe di fatto una tassa del 3% sul fatturato di tutte le imprese digitali italiane, minacciando non solo la loro sostenibilità economica, ma anche l'innovazione digitale nel settore, sostiene la federazione degli operatori web.
“Come spesso accade in Italia il fine è corretto ma lo sviluppo è impreciso. Infatti, sebbene l'intento di garantire una tassazione equa delle grandi piattaforme digitali sia comprensibile, le modalità e le conseguenze di tale misura che senza soglie la estenderebbe su tutte le imprese, potrebbero risultare controproducenti. Gli editori online, che già operano in un contesto economico difficile dove la predominanza di poche piattaforme è sempre più oppressiva, si troverebbero a dover affrontare costi aggiuntivi compromettendo la loro capacità di agire. Questo scenario non solo aumenterebbe i costi degli editori, ma renderebbe sempre più sfidante mantenere la qualità del contenuto prodotto”, commenta Giancarlo Vergori, Presidente Fedoweb.
Per la federazione, l'introduzione della web tax rischia così di creare un clima di incertezza che frena gli investimenti nel settore digitale. Le start-up e le piccole imprese che cercano di innovare e competere nel panorama digitale potrebbero essere disincentivate dall'idea di entrare in un mercato già complesso e soggetto a nuove tassazioni. Ciò potrebbe portare a una stagnazione dell'innovazione, che già in Italia scarseggia, visti anche i pochi investimenti, limitando ulteriormente le opportunità.
“E' fondamentale garantire una tassazione equa nel settore digitale, ma è altrettanto cruciale considerare l'impatto potenziale sugli editori italiani. Le politiche fiscali dovrebbero promuovere un ambiente favorevole all'innovazione e alla crescita, piuttosto che ostacolarlo con oneri aggiuntivi che rischiano di compromettere la vitalità del settore”, aggiunge Giancarlo Vergori.
I dubbi sulla costituzionalità della norma
Fedoweb esprime inoltre dubbi dal punto di vista costituzionale, relativamente alla violazione del principio di capacità contributiva (art. 53 della Costituzione), “in quanto la misura non è sufficientemente giustificata e non è sufficientemente selettiva, e relativamente al principio di uguaglianza (articolo 3). L’estensione anche alle piccole e medie imprese acuisce questi dubbi, già espressi sulla Web Tax, in quanto verrebbero ora inclusi operatori completamente diversi tra loro sia in termini di attività sia in termini di dimensioni”.