Pier Silvio Berlusconi: «Sanremo? Spero resti alla Rai»
«Sanremo? Da italiano, spero che resti alla Rai». È una presa di posizione inaspettata quello di Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset, sul futuro del Festival della canzone italiana, dopo la clamorosa pronuncia del TAR della Liguria secondo cui l'affidamento diretto alla Rai per l’organizzazione dell'evento è illegittimo, e che per il futuro dovrà essere indetta una gara.
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Interpellato dai giornalisti sulla possibilità che Mediaset si candidi per ospitare il Festival, Berlusconi ha minimizzato: «Non arrivo nemmeno a pensare se mai potrebbe interessarmi. La situazione è molto confusa, ma credo che Sanremo sia un pezzo della storia della Rai e che la Rai sia, a tutti gli effetti, il motore del successo del Festival. Da italiano, spero resti alla Rai. Vedremo cosa succederà».
Parlando più in generale degli equilibri di mercato nel settore tv, con particolare attenzione alle recenti polemiche sull'abbassamento del canone televisivo. L'a.d. di Mediaset ha sottolineato la centralità del servizio pubblico nel panorama audiovisivo italiano, aggiungendo che la televisione italiana è la più ricca d'Europa e forse del mondo. «Quello che va in onda una sera in Italia, nel resto dell'Europa lo si vede in una settimana», ha detto Berlusconi, spiegando come la Rai giochi un ruolo fondamentale nel mantenere elevati gli standard del sistema televisivo nazionale. «Senza la Rai, anche un broadcaster commerciale come Mediaset sarebbe in una situazione più di comodo. È essenziale che editori privati e servizio pubblico lavorino insieme per sostenere il mercato audiovisivo italiano», ha osservato.
Sulle proposte di riduzione del canone Rai, Berlusconi ha sottolineato il rischio di danneggiare gravemente l'intero settore. «Ho un ottimo rapporto con Salvini, ma penso che la proposta di abbassare il canone Rai sia una mossa di propaganda. Se si tolgono 20 euro al canone, poi bisogna recuperarli dalla fiscalità generale, che finisce per finanziare altre voci importanti, come sanità e pensioni», ha commentato. Pur riconoscendo che il canone può risultare antipatico ai cittadini, Berlusconi ha difeso la sua funzione nel garantire il servizio pubblico e gli euquilibri del sistema, specie se si mettesse la Rai nella situazione di dovere reperire sul mercato pubblicitario le risorse in meno. «Che si abbassi o no il canone Rai è una cosa – ha proseguito Berlusconi -, ma che si vada a mangiare su quella torta che è di 6 miliardi di euro, su cui mangiano tutti gli editori, mi sembra sbagliato. Nell’aumentare i limiti di affollamento alla Rai non si dà nessuna certezza, dipende da come va il mercato, da come lo gestisci bene, dalla politica dei prezzi. Noi Mediaset resistiamo se si alzano i tetti della Rai, altri non lo so».
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Nel sottolineare l'importanza di un servizio pubblico forte, Berlusconi ha poi avvertito che qualsiasi intervento volto a ridurre i fondi alla Rai potrebbe aprire definitivamente le porte alle multinazionali, che hanno un potere economico e una forza di mercato che nessun editore locale potrebbe contrastare. «Se si indebolisce la Rai, si finisce per distruggere il mercato dell'editoria italiana. In un settore così importante, bisogna fare squadra», ha concluso.