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30/05/2024
di Cristina Oliva

Donna Moderna: prosegue il progetto "Libere e uguali" contro la violenza di genere

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È giunto al terzo appuntamento il progetto "Libere e uguali. Per una nuova idea di parità", realizzato da Donna Moderna, con la collaborazione scientifica dell’Università Statale di Milano e la consulenza di D.i.Re-Donne in rete contro la violenza, presentato lo scorso 8 marzo nell’Aula Magna dell’Ateneo milanese (ne abbiamo parlato qui).

Un’iniziativa che si sviluppa nell’arco di un anno e che parte da una domanda: siamo davvero libere? Sulla carta, nel nostro Paese, le donne hanno tutti i diritti fondamentali, molti dei quali conquistati con fatica. Eppure, secondo l’ultimo Global Gender Gap Index, il rapporto del World Economic Forum che definisce i livelli di parità nell’ambito dell’istruzione, della politica, dell’economia, l'Italia è scivolata nel 2023 dalla 63esima alla 79esima posizione.

«L’uguaglianza è ancora solo teorica e ci restano da conquistare tante piccole, grandi libertà di cui dovremmo godere senza se e senza ma. Libertà che se mancano legittimano comportamenti che svalutano il mondo femminile, creando terreno fertile per la cultura della violenza. Tanti brutti fatti di cronaca ci dicono che le leggi, per quanto utili e necessarie, non bastano a disinnescare i meccanismi che stanno dietro alle aggressioni fisiche e verbali contro le donne, bisogna lavorare sulle cause a monte, abbattendo pregiudizi e stereotipi. Per questo Donna Moderna ha lanciato l’Osservatorio sui diritti, un ampio programma di ricerca realizzato con l’Istituto Swg che attraverso sondaggi mirati, rilasciati nel corso dei mesi, indagherà la condizione femminile in vari ambiti - relazioni, lavoro, famiglia, immagine e linguaggio - raccogliendo esigenze, mancanze e obiettivi delle italiane» ha dichiarato Maria Elena Viola, Direttrice di Donna Moderna.

I risultati di queste indagini, la prima dedicata alle relazioni (marzo), la seconda al lavoro (aprile), e la terza alla famiglia e alla violenza domestica in edicola con il numero di Donna Moderna di questa settimana, sono la base di tavoli di lavoro che tradurranno le istanze emerse dai vari sondaggi in proposte, grazie all’impegno congiunto di esperti di giurisprudenza, istituzioni, forze dell’ordine, psicoterapeuti, attiviste, docenti, scrittori, studenti. Attraverso la condivisione di competenze, esperienze, idee, coordinata dai responsabili di testata con la supervisione scientifica dell’Università degli Studi di Milano e D.i.Re, e il contributo dei partner del progetto, si arriverà a stilare un Libro bianco con una serie di proposte e azioni da presentare al governo il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in un grande evento a Milano al Teatro Elfo Puccini.

I dati emersi dai primi sondaggi di Donna Moderna

In sintesi, di seguito, i dati principali emersi dai primi tre sondaggi condotti su un campione rappresentativo di donne e uomini.

Osservatorio sulle relazioni

È nelle relazioni affettive che si annidano quegli stereotipi e pregiudizi che spesso sono gli elementi prodromici della violenza e che vengono fuori in modo chiaro e preoccupante dal sondaggio del magazine: il 12% delle donne (e il 22% degli uomini) crede che controllare spese e carte di credito del partner sia normale, 1 italiano su 4 pensa che l’accesso ai reciproci smartphone faccia parte dello stare in coppia, il 18% degli uomini sostiene che non ci sia niente di male nel fare pressione sulla compagna per avere un rapporto sessuale e due terzi degli intervistati dice che il “sì” al rapporto vale solo se esplicitato verbalmente. Ad aggravare il quadro ci sono ancora due dati: il primo ci dice che un quarto delle donne, anche a fronte di una violenza subita, si sente responsabile; il secondo mette in evidenza come oltre il 50% di donne e uomini pensi che le vittime di violenza non denuncino per il timore di essere giudicate. Ma c’è anche una buona notizia: per il 54% delle donne intervistate combattere la violenza e gli stereotipi di genere è possibile, soprattutto nelle nuove generazioni, educando i ragazzi all’affettività e al rifiuto nelle relazioni.

Osservatorio sul lavoro

Gli standard sociali che influenzano la scelta degli studi, i preconcetti che inquinano i colloqui di lavoro, la conciliazione tra carriera e famiglia. Sono solo alcuni dei freni alla parità professionale che le donne incontrano fin da subito, già dal colloquio, dove spesso viene chiesto se si ha il fidanzato o se si vuole avere figli. Succede a quasi 7 millennial su 10. Se il colloquio è spesso spiazzante, il luogo di lavoro può rivelarsi irto di insidie come il gender pay gap, cioè la differenza di stipendio a parità di mansioni. Inoltre, secondo l’analisi di Swg una donna su 5 dichiara di essere stata assegnata a mansioni sotto la sua competenza almeno una volta e una su 4 dice di aver subito battute sessiste oppure avances non richieste. E che la conciliazione tra lavoro e famiglia sia una chimera lo testimonia un altro dato: oltre 4 donne su 10 affermano di aver rinunciato alla crescita professionale per occuparsi della famiglia. 

Osservatorio sulla famiglia

Ci si sposa meno, si fanno pochi figli, si divorzia a fatica pur in presenza di abusi. La famiglia ancora oggi purtroppo è un luogo dove convivono forti retaggi patriarcali, stereotipi di genere, squilibri di potere e a pagarne il prezzo sono le donne.

A testimoniarlo ci sono i dati: per oltre 1 donna lavoratrice su 2 il carico familiare è sbilanciato su di lei. Questo perchè compiti in famiglia sono ancora frutto di una visione stereotipata secondo cui le donne devono farsi carico della casa e della cura mentre gli uomini del denaro. Ed è proprio in questa disparità di ruoli che si può creare il terreno fertile per la sopraffazione e la violenza. Che, anche se le donne intravedono, fanno fatica a denunciare per paura in primis e perché per tenere unita la famiglia quasi 8 italiani su 10 sono disposti a sopportare sacrifici, situazioni difficili e comportamenti disfunzionali da parte del partner, tra cui rientra anche la violenza economica. 

La campagna

Ogni iniziativa viene raccontata sul magazine e su tutti i canali del brand (digital, Instagram e Facebook). Il progetto è supportato da una campagna di comunicazione print, digital e social pianificata sui brand del gruppo SEI e da una campagna radiofonica sulle principali emittenti.

I partner del progetto sono Avon, Banco Bpm, Biorepack, Generali, Gruppo FS, Jeep e Mundys.
 

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