Chiara Ferragni, anche Community nella task force composta per risollevare l’immagine dell’influencer
L’agenzia di comunicazione, insieme a due studi legali, si sta occupando di arginare la crisi in atto per l’imprenditrice digitale esplosa dopo il caso Balocco e le vicende legate a Safilo, Coca-Cola e Trudi
Dal Pandoro alle uova di Pasqua, fino al dietrofront dei brand Safilo, Coca-Cola e non solo. Queste ultime settimane per Chiara Ferragni potrebbero essere definite come il periodo più buio per la sua carriera. Per arginare la crisi in atto e risollevare la sua immagine, l’imprenditrice digitale si è affidata a una task force composta dall’agenzia di comunicazione Community e dagli studi legali Gianni & Origoni (in capo agli aspetti legali, societari e civilistici della vicenda del Pandoro Balocco) e Marcello Bana (in capo agli aspetti penali).
Non c’è solo un problema legato ai brand. L’obiettivo comune della task force è certamente quello di salvare i contratti di Ferragni con i marchi nazionali e internazionali ma anche quello di porre un freno all’emorragia di followers che l’influencer milanese sta subendo in questo periodo (100mila in meno in una sola settimana).
Ed è proprio uno dei motivi, quest’ultimo, per cui l’imprenditrice digitale si è rivolta all’agenzia di comunicazione Community, guidata dal Ceo Auro Palomba¸ società che ha un expertise nel settore da oltre vent’anni e che tra i suoi clienti, nel particolare di quelli assistiti durante crisi, troviamo, tra gli altri, Juventus, Parmalat, Ilva, Barilla, Cirio, San Raffaele e Standard & Poor’s.
Ma le tessere del domino continuano a cadere. Già perché, mentre sul caso Balocco sembra che le autorità, dopo l’informativa della GdF, siano orientate al reato di truffa (precedentemente frode in commercio), sono emersi alcuni dubbi su un’altra iniziativa benefica intrapresa da Ferragni: si tratta di quella avviata nel 2019 insieme a Trudi, per la vendita di una bambola in edizione limitata, che prevedeva la donazione di profitti all’associazione no profit Stomp Out Bullying.
Sul caso però, è intervenuta la società controllata da Ferragni che in una nota stampa ha precisato: “In merito a quanto riportato in data odierna da alcuni organi di informazione relativamente alla bambola Ferragni, TBS crew Srl, società controllata da Chiara Ferragni, precisa che i ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola avvenute tramite l’ecommerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da TBS al provider esterno che gestiva la piattaforma ecommerce, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019. Il tutto è avvenuto, quindi, totalmente in linea con quanto comunicato sul canale Instagram di Chiara Ferragni e sugli altri riconducibili a TBS Crew Srl. TBS crew Srl, infine, specifica altresì che l’impegno a favore di Stomp Out Bullying ha riguardato - come dichiarato nei materiali di comunicazione - esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale ecommerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi”.