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Content Creation

Silvio De Rossi
a cura di Silvio De Rossi

Content Creator e Influencer, collabora con i più importanti Brand del panorama automotive e non solo. Founder di Stylology.it, nel suo passato Televideo Rai e Mediavideo, i veri antenati di internet. E’ stato responsabile editoriale di Blogosfere.it, partecipando al successo del network di blog più grande d’Italia. In seguito è stato direttore responsabile di Leonardo.it. Si occupa di produzioni foto e video con particolare attenzione ai format più adatti ai social network.

19/06/2025

L’intelligenza artificiale rivoluziona il fashion system

Nel settore fashion, l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la produzione dei contenuti: oggi è possibile scattare capi in still life e farli indossare a modelli virtuali realistici. Una svolta per e-commerce, creatività e sostenibilità

La fotografia del mondo della moda sta vivendo una rivoluzione silenziosa ma profonda. Fino a poco tempo fa, fotografare un capo d’abbigliamento significava organizzare uno shooting con modelli, stylist, make-up artist e location. Ora è sempre più comune una nuova pratica: scattare il capo in still life e farlo indossare in modo realistico su un modello virtuale.

Questa tecnologia, nota come AI Virtual Try-On, è già in uso da parte di grandi piattaforme e startup specializzate. L’obiettivo è semplice: velocizzare la produzione di contenuti, ridurre i costi e offrire al pubblico un'esperienza visiva coerente, efficace e potenzialmente personalizzata.

Ma attenzione: questo non vuol dire che la fotografia reale stia scomparendo. Sta diventando il punto di partenza di una produzione più ampia. Lo scatto still life è il nuovo linguaggio base, il mattoncino su cui costruire narrazioni visive più flessibili, dinamiche, creative.

Molti professionisti con i quali collaboro sono spaventati e temono un futuro incerto. Ma il progresso porta sempre e solo benefici: non è una sostituzione, è un'evoluzione.

Il flusso è chiaro. Si parte da un'immagine still life di un capo, realizzata con la consueta cura per la luce e i dettagli. L’immagine viene poi elaborata tramite una piattaforma AI (puoi dare un’occhiata a Zmo.ai, Lalaland.ai, Revery.ai, Vue.ai) che genera un modello virtuale personalizzabile. L’utente può selezionare etnia, genere, età, taglia, posa, espressione e contesto. Il capo viene “indossato” e adattato digitalmente in modo credibile, spesso indistinguibile da un servizio fotografico tradizionale.

In alcuni casi, la tecnologia utilizza anche rendering 3D per ottenere maggiore precisione sulle proporzioni e sulle interazioni tra tessuto e corpo. Il risultato finale è un’immagine di alta qualità, pronta per e-commerce, lookbook, adv o social media.

Una giovane ragazza con la quale lavoro mi ha fatto una domanda molto semplice: “Perché?”

I benefici per il marketing digitale sono molteplici. Prima di tutto, la produzione diventa più agile e scalabile: si possono generare in poco tempo centinaia di immagini di capi su modelli diversi, in ambientazioni differenti, anche con varianti colore o taglia. Un vantaggio enorme per i brand che lavorano su larga scala, ma anche per piccole realtà che non possono permettersi shooting mensili.

Inoltre, questa tecnologia permette di offrire una customer experience più ricca: si possono presentare i capi su modelli più simili ai clienti reali, rispondendo a esigenze di rappresentazione inclusiva e migliorando il tasso di conversione. Secondo un report di McKinsey sul futuro del fashion e-commerce, l’utilizzo di modelli virtuali basati su AI potrebbe ridurre i resi fino al 30%, migliorando la soddisfazione del cliente e riducendo l’impatto ambientale.

Ovviamente, il passaggio allo still life + AI richiede una revisione della strategia visuale. I contenuti devono essere pensati fin dall’inizio per essere “trasformabili”. La qualità dello still life – luci, angolazione, neutralità – è fondamentale, perché diventa la base su cui costruire tutta la successiva immagine. Alcuni fotografi stanno già specializzandosi in questo tipo di produzione, diventando veri e propri “fornitori di materia prima” per le AI creative.

Anche il tone of voice visivo deve adattarsi: i modelli AI non sono solo avatar, ma strumenti per raccontare il brand in modo coerente. Chi lavora nel marketing dovrà considerare come integrare queste nuove risorse all’interno delle campagne, mantenendo riconoscibilità e coerenza.

Non va dimenticato un altro aspetto chiave: la sostenibilità. Ridurre gli shooting fisici significa diminuire viaggi, allestimenti, consumi. In un settore – quello della moda – sempre più sotto pressione per l’impatto ambientale, ogni soluzione che consente di limitare sprechi e costi può rappresentare un valore aggiunto.

Inoltre, la flessibilità di queste tecnologie permette di evitare overproduction visiva: si possono testare creatività e concept con rapidità, senza produrre materiali che poi resterebbero inutilizzati.

Ovviamente, la tecnologia non è perfetta. In alcuni casi, i dettagli del tessuto o la resa di capi complessi (plissettature, trasparenze, accessori) possono risultare poco credibili. Inoltre, se abusata, la standardizzazione dei modelli virtuali può rendere i contenuti visivamente freddi o omologati. Serve una direzione creativa solida e un lavoro sinergico tra grafica, AI e fotografia per ottenere il meglio da questa rivoluzione.

La moda ha sempre anticipato i tempi, e oggi più che mai ha l’occasione di sperimentare nuovi linguaggi visivi grazie all’intelligenza artificiale. Il passaggio dal classico shooting ai modelli virtuali non è solo una scorciatoia operativa, ma un cambiamento culturale profondo nel modo in cui concepiamo, produciamo e consumiamo le immagini.

Chi lavora nel marketing – e in particolare nel digital marketing – ha il compito di interpretare questa transizione, cogliendone le opportunità senza perdere di vista l’identità del brand. Perché, alla fine, la tecnologia è un mezzo. Tocca a noi decidere come usarla.

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