L’Alfa Romeo Milano, presentata ufficialmente lo scorso 10 aprile, è durata meno di una settimana. Come noto, a seguito di una presa di posizione del Ministro Adolfo Urso, secondo cui il nome "Milano" non poteva essere associato a un'auto prodotta al di fuori dell'Italia (verrà prodotta in Polonia), Stellantis ha annunciato che il nuovo B-SUV della casa di Arese si chiamerà non più Milano ma “Junior”.
Una decisione improvvisa, avvenuta dopo tre mesi di intense campagne teaser, che l’a.d. del marchio Jean-Philippe Imparato, ha motivato con la volontà di tornare a lavorare in «un clima di tranquillità e distensione» al lancio di un modello di grande importanza strategica. È lecito tuttavia chiedersi quali potranno essere le ripercussioni a livello di reputazione e di comunicazione di questa vicenda, quantomeno insolita sia nei modi sia nei tempi.
Sulla questione abbiamo chiesto un parere ad Andrea Camaiora, giornalista, esperto di crisis e reputation management e vicende mediatico giudiziarie, ceo del Gruppo The Skill. Parere che, lo sottolineiamo subito, esprime una posizione molto critica sulla strategia di Stellantis.
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L'intervista ad Andrea Camaiora
Come giudica il rebranding di Alfa Romeo Milano deciso da Stellantis?
Inadeguato, chiamare l’auto Junior non basta. Il tema non è più quello del rebranding del modello, ma della casa automobilistica. Andando avanti così rischia di dover essere ribattezzata Alfá Romeó oppure Alfa Romeowski visto che l’azienda è a esclusiva trazione francese e nel caso di questo veicolo a produzione polacca. Niente di male, ma nella vita non si può avere tutto. E bene ha fatto il governo italiano a chiedere il cambio di nome del veicolo. No all’ipocrisia, anche in comunicazione. Se vuoi chiamarla Milano la produci in Italia. Altrimenti produci un modello Danzica o Krakow e a quel punto magari diventi competitivo con Skoda e il gruppo Volkswagen.
Vale la celebre frase di Dorian Gray “Non importa che se ne parli bene o male, l'importante è che se ne parli” o in realtà la reputazione del brand Alfa Romeo ne esce danneggiata?
La citazione rappresentava il sentimento del proprio tempo. Oggi è tutto cambiato. Oggi il tema, a livelli alti, non è la tanta comunicazione, ma la qualità della comunicazione stessa, l’attenzione alle sfumature, alle controindicazioni, agli effetti domino di certe mosse. E, purtroppo per lei, Stellantis ha tirato troppo la corda, che alla fine si è spezzata. D’ora in poi non si parlerà più di Alfa Romeo come auto italiana. Ai francesi interesserà poco, perché non hanno certamente affetto per un marchio che ha fatto la storia dell’automobile ma anche del cinema italiano. Un esempio? Nel 1951 i due produttori del momento (Dino De Laurentiis e Carlo Ponti) scelgono due attori di punta (Amedeo Nazzari e una bellissima Alida Valli) per realizzare “Ultimo incontro”, un film interamente ambientato sui circuiti della F1 e nelle officine della Squadra Corse Alfa Romeo. Voglio ricordare anche una triste parabola. L'Alfa Romeo 75, denominata Alfa Romeo Milano per i mercati nordamericani, era un’auto prodotta dall'Alfa Romeo dal 1985 al ‘93 nello stabilimento di Arese. Quindi andava nel mondo prodotta in Italia e sfruttando il carattere seducente dello stile italiano e del Made in Italy.
Come giudichi il modo in cui i vertici di Stellantis hanno gestito la comunicazione del cambio di naming?
Avete letto il comunicato? È molto duro. Inizia così: “In una delle settimane più importanti per il futuro di Alfa Romeo, un esponente del Governo Italiano dichiara che l’utilizzo del nome Milano, scelto dal marchio per chiamare la nuova compatta sportiva appena presentata, è vietato per legge”. Il comunicato è accompagnato da una nota dell’amministratore delegato di Alfa Romeo, che di cognome fa Imparato e di nome Jean Philippe. E che è stato ad di Peugeot. Stellantis fa la morale al Governo perché in un momento delicato per Alfa Romeo non la supporta. Ancora?! C’è ancora qualcosa che l’Italia e gli Italiani possono fare per l’ex gruppo Fiat, Fca, oggi Stellantis?
Per rispondere alla domanda: avrei risposto con meno tracotanza, anche se oggi la comunicazione di Stellantis sconta e sconterà scelte precise, concrete e reiterate che dimostrano scarso amore e scarsissima considerazione per l’Italia. In pratica, hanno risposto con tracotanza perché non gli interessa ricucire. Si sentono forti e trovano evidentemente “sacrificabile” il brand Alfa Romeo che ha un senso solo se concepito per il suo “spirito italiano”. Ecco, anziché fare di questo un claim, efficace naturalmente solo se basato sulla realtà delle cose, la perdita dell’identità italiana è oggi, almeno in Italia, il principale problema di Stellantis. Un problema reputazionale grosso come una Stelvio.