Le aziende sul giubbotto di Salvini in Polonia: perché i loro loghi erano lì?
La giacca del leader della Lega in viaggio verso il confine ucraino era piena di immagini di brand, alcuni dei quali - Audi e Colmar - non hanno gradito la visibilità
Il recente viaggio di Matteo Salvini in Polonia sta facendo molto parlare di sé in questi giorni, con il video diventato virale dell’accoglienza non proprio positiva del sindaco di Przemysl al leader della Lega. Wojciech Bakun si è pubblicamente rifiutato di accogliere Salvini ricordandone i passati elogi al capo del Cremlino e mostrando una maglietta col volto di Putin identica a quella indossata dal senatore italiano solo pochi anni fa.
Perché Salvini aveva un giubbotto pieno di loghi?
Ma al di là del dialogo tra i due, c’è un’altra cosa che colpisce di quel video, e che ai più non è certo passata inosservata: il fatto che Salvini indossasse un giubbotto pieno di loghi di aziende, simile a quelli indossati dagli sportivi delle 2 o 4 ruote. Aziende che dalla popolarità dell’episodio non sembra abbiano avuto una visibilità gradita. Ma quali erano queste aziende e perché Salvini ne metteva in così bella mostra i loghi?
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Tra le imprese che campeggiano sul giubbotto ci sono società per lo più del Nord Italia ma anche qualche brand nazionale: possiamo riconoscere ad esempio i loghi di Iperal, Tigros, Poliform, Co.ge.fin., Flexform, Agenzia Yes, Betacryl, Dellorto, AREU Regione Lombardia, Colmar e Audi.
Secondo quanto scrive il Messaggero, il giubbotto appartiene alla "Cancro Primo Aiuto Onlus (Cpa)", un'associazione attiva nel campo delle malattie oncologiche, non riconducibile al capo della Lega, che invece è partito per la Polonia insieme alla fondazione "Ripartiamo Onlus" di Francesca Chaoqui (balzata alle cronache qualche tempo fa per essere stata coinvolta nel processo Vatileaks).
Sempre secondo quanto riporta il Messaggero, Salvini ha fatto sapere di avere indossato la giacca di "Cancro Primo Aiuto Onlus” in segno di sostegno all'associazione “che da anni offre assistenza gratuita a migliaia di famiglie che hanno il cancro in casa, regalano mezzi e strumenti a ospedali e Croce Rossa, offrono un contributo per le parrucche alle donne operate di tumore”. L'associazione è stata fondata nel 1995 dalla figlia di Walter Fontana (ex Senatore della Repubblica e Presidente dell’Associazione Industriali Monza e Brianza, scomparso nel '92). Salvini ha preso parte più volte a eventi organizzati dalla onlus, e nel 2019 è stato da lei insignito del "Premio Walter Fontana".
Le aziende si dissociano. Le dichiarazioni di Audi e Colmar
Resta di fatto che alcune delle società presenti sulla giacca non hanno gradito la visibilità, e alcune di loro si sono apertamente dissociate da quanto accaduto, ribadendo la propria opposizione alla guerra.
È il caso di Audi e Colmar. La casa automobilistica ha diramato una nota in cui dichiara “In merito a quanto erroneamente evidenziato a mezzo social circa l’associazione del marchio Audi alle esternazioni, passate, presenti o future di una rappresentanza politica italiana, Audi Italia rimarca con fermezza la piena adesione alle regole di compliance del Gruppo Volkswagen che impediscono qualsiasi forma di promozione o sponsorizzazione di personalità politiche. Audi Italia unitamente a Volkswagen Group Italia conferma inoltre la propria assoluta opposizione alla guerra in ogni sua forma”.
Simili dichiarazioni anche per il brand di abbigliamento outdoor Colmar, che sempre tramite nota ha fatto sapere: “In merito a quanto emerso a mezzo social circa l’associazione erronea del marchio Colmar alle esternazioni, di una rappresentanza della politica italiana, Colmar rimarca la propria opposizione a qualsiasi forma di promozione o sponsorizzazione di personalità politiche italiane ed estere e di qualsiasi loro esternazione passata, presente o futura. Colmar afferma la propria assoluta opposizione alla guerra in ogni sua forma”.