Unilever aumenta gli investimenti globali in marketing: +122 milioni di euro
Inversione di tendenza per la multinazionale, che negli scorsi anni ha attuato un importante piano di taglio del numero di partner pubblicitari e dei costi d'agenzia
In occasione della pubblicazione del suo report finanziario annuale, Unilever ha reso noto di aver aumentato i propri investimenti in brand e marketing (brand and marketing investment - BMI) dell'1,7% nel 2019, a 7,27 miliardi di euro. Un incremento pari, in valori assoluti, a 122 milioni di euro (70 milioni a perimetro costante).
Un'importante inversione di tendenza per il colosso di beni di consumo, che negli scorsi anni ha invece attuato un drastico piano di taglio del numero di partner pubblicitari e dei costi d'agenzia, con ripercussioni naturalmente anche sul budget di marketing, ridotto del 5,1% dai 7,58 miliardi di euro del 2017 ai 7,15 miliardi del 2018. Tutto questo con l'obiettivo di promuovere una maggiore efficienza nelle strategie di marketing. E a detta di Graeme Pitkethly, chief financial officer di Unilever, queste sono state le intenzioni anche nel 2019, con l'azienda che ha continuato a «promuovere una maggiore efficienza della nostra spesa in marketing attraverso investimenti in nuovi strumenti e capacità digitali e tenendo rigorosamente traccia dell'efficacia dei nostri investimenti».
E in effetti la multinazionale cui fanno capo brand come Dove, Lipton e Algida, ha aperto ben38 digital hub e content studio in-house, sotto il nome U-Studio. «Un costo importante a livello generale - ha spiegato Pitkethly-, ma complessivamente del 30% più basso rispetto alla spesa prevista per acquistare lo stesso servizio in outsourcing».
Un anno fa Unilever ha dichiarato di aver recuperato 500 milioni di euro in termini di efficienza realizzando contenuti digitali più longevi e portando alcune attività di marketing in-house. Negli ultimi anni la multinazionale si è fatta anche portavoce del tema della trasparenza in ambito pubblicitario, con una serie di progetti volti a promuovere la sicurezza del media buying in termini di brand safety e di autenticità degli spazi acquistati, e misurazioni crossmediali affidabili e attente alla privacy.