GroupM rivede al rialzo le stime sulla pubblicità in Italia. Beduschi: «Investimenti a +2,5% nel 2023»
Il comparto «vale 9 miliardi di euro» e al momento continua a correre nonostante la frenata del Pil. L'andamento dei singoli mezzi e i settori mercologici trainanti
GroupM rivede ancora una volta al rialzo le sue stime sul mercato pubblicitario italiano per l’anno 2023 e prevede una chiusura d’anno in crescita del 2,5% sul 2022. Una previsione ben più alta dell’1,6% indicato prima dell’estate, nonostante nelle ultime settimane l’andamento economico del paese ha registrato una prima frenata con una crescita del Pil meno marcata di quella attesa.
«Nel settore della pubblicità non avvertiamo ancora questa “frenata”», ha detto Massimo Beduschi, Chairman & Chief Executive Officer di GroupM Italia e Italy Chairman di WPP, in un’intervista rilasciata al canale Class Cnbs in occasione dell’ultimo Forum Ambrosetti di Cernobbio. «Nell’ultimo trimestre probabilmente ci sarà, ma al momento segnali non ce ne sono. Le ultime previsioni ci dicono che il comparto della pubblicità chiuderà l’anno nel nostro paese con un +2,5%, quindi direi bene. Gli ultimi mesi oltretutto solo stati molto positivi, in un anno oltretutto “dispari”», e dunque privo di quegli eventi sportivi che tradizionalmente garantiscono volumi di investimento più alti.
Secondo GroupM, ha proseguito Beduschi, «la televisione dovrebbe chiudere in pareggio, bene la radio, bene l’out of home e bene il cinema». La stampa, dopo parecchi anni di segni meno, «se consideriamo anche le sue estensione digitali, ovvero la fruizione su pc, smartphone e tablet, dovrebbe porre fine all'lanno in pareggio». Il digitale è previsto in aumento del 2/3%, «e qui la parte del leone la faranno sempre Google, Meta, Amazon e TikTok, il fenomeno emergente degli ultimi anni, ora in crescita a tripla cifra».
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Un mercato pubblicitario che vale «circa 9 miliardi di euro», trainato quest’anno da settori «come l’auto, tornata ad investire anche grazie ad una maggior disponibilità di prodotto e agli ecoinceventivi, l’intrattenimento (Disney, Netflix, Amazon Prime, Dazn) e comparti che stanno beneficiando della ripresa del turismo nel nostro paese, a partire dal lusso e la cura persona».
In merito alla decisione dei giganti dello streaming di entrare nel business pubblicitario (Netflix a partire dal fine del 2022, Disney+ dal prossimo novembre), Beduschi ha sottolineato come ad oggi «la risposta del mercato non è stata propriamente esplosiva». Quello che è chiaro a tutti però è che questi operatori hanno capito «che se non raccolgono pubblicità, fanno fatica a far quadrare i loro conti economici».
Il futuro della pubblicità, ha concluso Beduschi, «sarà sempre più digitale, all’insegna dell’intelligenza artificiale, avrà nel video una delle sue componenti più importanti e vedrà sempre di più affermarsi la Connected TV e il retail media».