Digital tax, allarme ANSO: «Evitare una tassa doppia per i piccoli editori italiani»
L’Associazione Nazionale Stampa Online contro la bozza del provvedimento: «Si introduce un ulteriore balzello del 3% per chi già paga le tasse in Italia»
«Da anni sentiamo parlare di digital tax, e come contribuenti italiani, siamo contenti che finalmente si sia trovato uno strumento per far pagare le tasse a tutti gli operatori che hanno potuto giovarsi di lacune nei vari sistemi fiscali italiani ed europei. Quello che però stupisce è che questo provvedimento finirà per colpire tutti gli editori digitali italiani, anche i più piccoli regalando un ulteriore balzello del 3%». Così ANSO, Associazione Nazionale Stampa Online che rappresenta oltre 150 testate digitali locali e non che operano sul mercato italiano, contesta il disegno della nuova norma.
Leggi anche: ARRIVA ANCHE IN ITALIA LA DIGITAL TAX, DAL 1 GENNAIO 2020
Nella bozza del provvedimento, segnala la nota dell'Anso, infatti si propone di colpire anche gli introiti dei publisher - di qualunque dimensione - che ospitano pubblicità fornita da Google. Il testo non si limita a tassare il corrispettivo di Google, ma esplicitamente include quelli dei publisher. Al paragrafo 3 punto 5, la bozza di provvedimento recita: “Ai fini del computo dei ricavi imponibili [...] rilevano i corrispettivi percepiti dai soggetti passivi dell'imposta che si occupano di collocare il contenuto pubblicitario mirato su siti di terzi e i corrispettivi percepiti dai soggetti passivi dell'imposta che ospitano nel sito web tale contenuto pubblicitario”. Così facendo, prosegue l'Associazione, tutti gli editori che ospitano le pubblicità di Google si vedranno tassare ulteriormente un ricavo che è già tassato e su cui già paga le tasse.
«Facciamo un appello al sottosegretario all’Editoria on. Martella, ai membri del Governo e del parlamento italiano affinché sia rettificata la norma e siano esclusi dalla nuova tassazione tutti i soggetti che già pagano regolarmente le tasse in Italia. Come ANSO siamo disponibili a spiegare, nel caso ci fosse la necessità, il funzionamento di questi network e la ricaduta sul mondo della piccola editoria digitale», si legge nella nota.