Forte dei risultati dell’operazione Disney+, il colosso di Topolino sta lavorando al lancio di un nuovo servizio di streaming internazionale che guarda ad un pubblico più adulto. A darne notizia è stato, in occasione della pubblicazione della trimestrale di Disney, il ceo Bob Chapek.
"Vogliamo replicare la strategia di successo di Disney+ utilizzando la stessa piattaforma tecnologica, portando contenuti che già possediamo e distribuendoli sotto un marchio che già possediamo, ovvero Star”, ha detto Chapek. Dunque, il nuovo servizio non proporrà contenuti su licenza ma programmi di alcune delle società di proprietà, ovvero ABC, FX, Freeform, Searchlight e 20th Century Century Fox.
Viene invece accantonato il piano di espansione internazionale di Hulu, perché è un brand con poco appeal internazionale, ha detto sempre il ceo.
Oltre 60 milioni di abbonati per Disney+
Intanto Disney+, il servizio di streaming lanciato alla fine del 2019, ha raggiunto al 27 giugno 57,5 milioni di abbonati permettendo così a Disney di poter contare complessivamente, considerando l'insieme delle piattaforme di streaming (Hulu e Espn Plus), su cento milioni di utenti paganti. A inizio settimana, ha annunciato il ceo Bob Chapek nella conference con gli analisti, gli abbonati di Disney+ sono arrivati a quota 60,5 milioni.
Direct to Consumer and International, la divisione di Disney dedicata allo streaming, ha così chiuso i tre mesi con ricavi pari a 3,97 miliardi, in aumento del 2%.
Disney ha anche annunciato che il live action di Mulan uscirà in alcune sale cinematografiche dove possibile ma soprattutto sarà proposto su Disney+ dal 4 settembre al prezzo di download di 29,99 dollari negli Stati Uniti e a costi diversificati in Europa occidentale, Canada e Australia.
La trimestrale
Lo streaming è stata l’unica nota positiva di un bilancio difficile, segnato inevitabilmente dalla pandemia.
Disney ha infatti chiuso il secondo trimestre dell’anno con ricavi in diminuzione del 42%, peggio di quanto atteso dal mercato, con utili adjusted migliori delle previsioni degli analisti e con una perdita netta di 4,72 miliardi di dollari.
Sui conti del colosso statunitense del media e dell'intrattenimento hanno pesato in particolare gli effetti della pandemia sul business dei parchi tematici e delle produzioni cinematografiche, entrambi paralizzati nei mesi del lockdown. Il giro d'affari è risultato in calo del 42% a 11,78 miliardi (il mercato si attendeva 12,37 miliardi), mentre gli utili per azione adjusted sono stati però superiori alle previsioni, pari a 0,08 dollari rispetto alla perdita di 63 centesimi ipotizzata dagli analisti.
La divisione dei parchi tematici ha visto infatti diminuire le entrate dell'85% a 983 milioni, mentre la divisione cinematografica ha chiuso il trimestre con un giro d’affari in calo del 55% a 1,74 miliardi. Il business televisivo ha lasciato sul campo il 2% dei ricavi a 6,56 miliardi.
Il bilancio è stato inoltre gravato da oneri straordinari per oltre 5 miliardi di dollari legati all'impatto della crisi da Covid-19, all'acquisizione di Century 21st Century Fox e ad alcuni costi di ristrutturazione.