Gedi: pubblicità a -30,8% nel semestre, raddoppiano gli abbonati digitali
L’effetto Covid si fa sentire sui conti del gruppo editoriale: il calo del giro d’affari compensato in parte con il taglio dei costi
L’effetto Covid si fa sentire sui conti di Gedi. La diffusione del virus ha “notevolmente impattato” sui risultati del gruppo editoriale nel primo semestre dell’anno, si legge nella nota di bilancio, anche se gli interventi di taglio dei costi ne hanno in gran parte limitato gli effetti negativi.
Sulla semestrale del gruppo guidato dall’a.d. Maurizio Scanavino incidono in maniera decisiva anche gli 101,6 milioni di euro di svalutazioni ed altre componenti non ordinarie, portando così la perdita nel primo semestre a 120,5 milioni di euro. Al netto di questi effetti, precisa Gedi, il risultato netto rettificato è negativo per 25,7 milioni rispetto ad un utile di 800 mila euro nello stesso periodo di un anno prima.
I ricavi del gruppo editoriale che fa capo alla famiglia Agnelli sono stati nei sei mesi pari a 248,9 milioni, in flessione del 17,8%, ovvero 54 milioni in meno rispetto al primo semestre 2019. Gli interventi sui costi hanno però consentito di portare a soli 26,5 milioni gli effetti negativi sul risultato. Nel dettaglio i costi, inclusi gli ammortamenti, sono stati inferiori del 9% grazie alla diminuzione sia delle spese del personale (-5,2%) sia di altre voci (-11,3%).
I ricavi diffusionali, pari a 125,7 milioni, sono diminuiti del 6,6% rispetto a quelli del corrispondente periodo dell’esercizio precedente. I ricavi pubblicitari, pari a 102 milioni, hanno subito un calo del 30,8% rispetto ai primi sei mesi del 2019. La flessione è sostanzialmente riconducibile agli effetti del Covid-19. Con riferimento ai diversi mezzi del gruppo, nel semestre la pubblicità su stampa è risultata in calo del 31,9% e quella sulle radio del 41,6%; più contenuta è stata la flessione della raccolta su internet (-8,1%).
Ricavi digitali al 14,2% del giro d’affari
I ricavi derivanti dalle attività digitali rappresentano complessivamente il 14,2% del fatturato consolidato, percentuale che sale al 18,4% sul brand Repubblica.
I primi sei mesi dell’anno, a fronte di un calo della diffusione nelle edicole, hanno visto un forte aumento degli abbonamenti digitali. “L’attività di vendita degli abbonamenti digitali ha confermato il trend positivo, sostenuta sia dal proseguimento delle azioni di massimizzazione della redditività della customer base sia dalle maggiori attivazioni conseguenti alla crescente attenzione dei lettori per le notizie riguardanti la diffusione del Covid-19”, spiega Gedi.
“All’interno di questo contesto è stata avviata una politica promozionale sia sui prodotti premium (Rep:, Topnews, Stai con Noi) sia sugli abbonamenti annuali alla copia replica. Tutte queste azioni hanno incrementato la customer base che a fine giugno ha raggiunto i 231 mila abbonati su tutte le testate del gruppo, quasi il doppio rispetto all’analogo mese del 2019 e superiore di circa 104 mila abbonamenti rispetto a fine dicembre 2019″.
L’indebitamento finanziario netto al 30 giugno 2020 prima dell’applicazione del principio contabile IFRS 16 ammonta a 62 milioni rispetto ai 44,1 milioni di fine 2019.
Le prospettive 2020 di Gedi
Guardando al futuro, in uno scenario dove “alcuni dei principali operatori del settore prevedono che nel 2020 il mercato della raccolta pubblicitaria possa subire un calo tra il 15% e il 20%, in funzione di diversi scenari sugli effetti del Covid-19”, il gruppo Gedi è “focalizzato nel fare tutto quanto in proprio potere per gestire la crisi: ha implementato ulteriori misure per ridurre i costi e contenere gli esborsi per investimenti non strettamente necessari, procede regolarmente ad assessment sulle posizioni di liquidità rapportandosi con i propri partner finanziari, e continua ad attuare tutte le misure di sicurezza sanitarie a tutela dei propri lavoratori definite e richieste dalle diverse autorità locali”.
Gedi ritiene infine “di disporre di leve gestionali adeguate a garantire prospettive di sviluppo positive nel medio-lungo periodo, sia pure in un quadro macroeconomico inevitabilmente compromesso per il 2020”.