Su Netflix uno spot costerà più che al Super Bowl: il CPM sarà di 65 dollari
Prezzi “premium”, poche possibilità di targeting e niente misurazioni terze: il 1° novembre la piattaforma darà ufficialmente il via alla sua offerta pubblicitaria
Due mesi esatti, e su Netflix arriverà la pubblicità. Secondo quanto riporta la stampa estera, sarà il 1° novembre (un mese prima del competitor Disney+) il giorno in cui negli Stati Uniti (e forse anche in un’altra mezza dozzina di Paesi) il gigante dello streaming lancerà il nuovo abbonamento supportato da spot.
Spot che avranno un prezzo a dir poco “premium”, stando a quanto hanno rivelato alcuni inserzionisti a testate come Digiday: si parla di cifre vicine a 65 dollari di CPM, che giusto per avere un piccolo termine di paragone è più di quanto l’anno scorso costava uno spot al Super Bowl (56 dollari).
Intanto giusto in questi giorni è stata annunciata la nomina di Jeremi Gorman e Peter Naylor alla guida del business pubblicitario della società: due veterani del digital provenienti da Snap e che rispettivamente ricopriranno il ruolo di President of Worldwide Advertising e VP Ad Sales. Entrambi sono già operativi nei nuovi ruoli.
Leggi anche: NETFLIX SCEGLIE I MANAGER CHE SI OCCUPERANNO DELLA GESTIONE DELLA PUBBLICITÀ
Dalle indiscrezioni emergono poi ulteriori dettagli: Netflix garantirà il numero di 500 mila abbonati per la sua offerta adv entro la fine del 2022 (attualmente Netflix conta complessivamente più di 200 milioni di abbonati) e chiederà ad aziende e agenzie 20 milioni di dollari come cifra base da cui far partire le negoziazioni, con un – come detto – CPM di 65 dollari. Infine, non sono previsti partner di misurazione esterni, almeno per il momento.
AdAge riporta inoltre che l’offerta di Netflix avrebbe delle limitate capacità di targeting, e non consentirebbe ai brand di selezionare i contenuti all’interno dei quali inserire i propri spot.
Leggi anche: NETFLIX, NIENTE PUBBLICITÀ SU NUOVI TITOLI E PROGRAMMAZIONE PER BAMBINI
Alcuni fatti certi, ma ancora tante incognite. Come quella di quale sarà la quantità di “automazione” nella compravendita degli spazi adv della piattaforma, o – il che è in qualche modo connesso – quale sarà il ruolo di Microsoft come partner pubblicitario: sarà solo un partner tecnologico, con dunque, di base, solo il coinvolgimento di Xandr, o fornirà anche forza commerciale per la vendita delle inventory? In molti sottolineano che la scelta di Netflix di nominare due manager per il coordinamento dell’offerta adv potrebbe in futuro porre le basi per la costruzione di un’intera squadra di vendita interna. Ma questo è ancora tutto da vedere.