Al giorno d’oggi non è possibile parlare di Generazione Z senza pensare a quel variegato e colorato mondo di personaggi che popolano i social comunemente definiti influencer.
Chi è l’influencer e chi sono i suoi follower?
Dal momento in cui il mondo dei social ha fatto capolino nella nostra vita, sono comparsi i primi utenti Vip. Elevato seguito, numeri pazzeschi, un impatto da non sottovalutare sull’ampio seguito raccolto: un fenomeno che sembrava pronto ad una esponenziale e illimitata crescita, pane per i denti dei reparti marketing delle aziende.
Subito un successo. Ma perché ’“influencer marketing” ha fatto così tanto parlare di sé?
Gli influencer sono per definizione capaci di avere impatto, di essere influenti, sulle scelte di acquisto dei follower, rappresentano dei modelli da seguire e da imitare, delle figure comportamentali a cui ispirarsi e in cui identificarsi come emerso da
Z Factor, la ricerca sui comportamenti e le scelte di consumo della GenZ condotta da ZooCom e Havas Media. Ma non basta: se il classico e così chiacchierato influencer viene visto come un volto da spiare, un personaggio nella cui quotidianità inserirsi per curiosare mondo, eventi, party esclusivi a cui non si può essere normalmente ammessi, un report rilasciato da Google ci dice che il 70% dei nativi digitali preferisce chi non mostra, ma è,
chi non appare ma crea. L’era del puro esibizionismo e della mera immagine lascia quindi il posto a chi dello storytelling, della creazione di contenuti di valore, ne ha fatto un mantra: i
creator.
Essere bravi a fare qualcosa quindi serve?
Non per nulla i creator si definiscono anche “Talent”. Per la GenZ il valore aggiunto risiede proprio nel fatto che i cosiddetti
talent sanno realizzare dei contenuti interessanti in maniera estremamente approfondita e verticale su temi e settori dei quali sono realmente dei massimi esperti. I creator ad esempio possono aiutare i ragazzi a: scegliere il device elettronico migliore, completare il livello di Clash Royale o di Fortnite o scoprire i trucchi del mestiere per diventare un cantante o un DJ famoso.
Per le nuove generazioni la parola d’ordine è:
autenticità. I nativi digitali rifuggono da qualsiasi tipo di comunicazione che risulti prettamente e brutalmente pubblicitaria. La ricerca
ZFactor, condotta su un campione di 9.000 ragazzi evidenzia che, a differenza dei Millennials che riescono a riconoscere la classica marchetta da influncer ed essendone abituati non storcono il naso ad una consuetudine, la Gen Z non ama questo tipo di comunicazione. La vive anzi come una situazione così negativa da proiettare spesso questo sentiment anche sul volto stesso di chi si è prestato a questo business. Alla GenZ non interessa tanto scoprire il day by day del creator, quanto poter trarre spunto dalle idee e talenti del personaggio.
Il segreto del successo è proprio questo:
gli influencer non sono più solo belli, attraenti, stereotipati. I nuovi VIP sono personaggi (almeno apparentemente) poco costruiti, genuini nel loro storytelling, autentici per quelli che possono essere i loro veri talenti. È qui che si avvicinano alle nuove generazioni: non sono solo stati fortunati perché sanno apparire, ma si sono costruiti la loro fama perché coltivano un talento, creano valore. I creator sono delle persone “ordinarie” con un sogno e credendoci l’hanno realizzato riuscendo a fare del loro hobby una professione.
Un esempio su tutti: il mondo della musica
La musica è senza dubbio il settore che meglio si presta a questo nuovo tipo di veicolazione di informazioni. Sono tanti i talenti musicali conosciuti ora nel mondo della discografia che sono partiti dai social (primo su tutti Youtube, ma non dimentichiamoci il più recente Tik Tok) raggiungendo una fama e un seguito esponenziali.
Vito Ventura, conosciuto con lo pseudonimo (diventato nome d’arte) di
Shade, è un rapper italiano che ha raggiunto il palco di Sanremo nella recente edizione del 2019.
All’inizio della sua carriera Shade era quello che oggi definiamo un vero e proprio creator. Il suo talento nella scrittura di barre rap lo aveva portato ad essere conosciuto sul web proprio per i suoi freestyle. Le tematiche trattate erano le più disparate: Serie TV, Cartoni, Cinema, ma anche situazioni di vita quotidiana. Famosi sono infatti i suoi “dissing”, per usare un’espressione GenZ, sul rapporto fra uomini e donne.
Proprio grazie al suo talento e all’ampio seguito raccolto su Youtube e Facebook, Shade viene contattato da numerosi brand che si affacciano al mondo del talent marketing e realizza per loro dei veri e propri freestyle ad hoc inserendo nei testi delle sue barre riferimenti a prodotti, servizi, pay-off di marca in maniera native (come nel caso di N26). Il suo successo cresce rapidamente.
Il mondo discografico non tarda a riconoscere l’impatto del rapper sull’ampio pubblico che lo segue sul web. Nel 2016 il suo primo singolo “Bene ma non benissimo” raggiunge rapidamente il successo e il disco di platino.
Contemporaneamente il talent continua a coltivare il suo pubblico social, mantenendo su di sé l’interesse alto dei brand. Quest’anno Fonzies ha deciso di sponsorizzare la sua “Hit dell’estate” con placement di prodotto nel video musicale della canzone. L’accordo con il talent prevede anche la realizzazione di uno spot web per il brand, la produzione di una serie di contenuti editoriale pubblicati sui canali social del talent, l’utilizzo dell’immagine di Shade sui canali del brand e la presenza dello stesso creator a due tappe del Jova Beach Party di cui Fonzies è partner.
Oggi Shade, che come ogni artista musicale ha fatto “gavetta” (sui social), ha raggiunto, grazie al suo talento, un pubblico di massa che in molti casi non conosce le sue origini di youtuber. Chi lo segue dagli albori ne ha visto crescere il successo, riconoscendo il suo esempio come riprova del fatto che se si ha talento i social non solo una vetrina, ma una vera e propria opportunità!