L’Intelligenza Artificiale come rivoluzione del business
Il progresso tecnologico e il consolidamento dell’ambiente digitale hanno permesso all’interno di ogni settore merceologico o di servizi, lo sviluppo di nuove metodologie che, abbinate a una conoscenza sempre più approfondita dell’argomento, rappresentano un fattore determinante ai fini del business e un elemento fondamentale per essere competitivi sul mercato. In particolare, il ruolo da protagonista all’interno delle aziende viene ricoperto con una forza sempre crescente dall’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, conosciuta anche con l’acronimo A.I., attraverso la quale si possono fornire soluzioni in grado di soddisfare in modo coerente e preciso ogni esigenza produttiva, di consulenza e di indagine.
Per Intelligenza Artificiale si intende l’abilità della macchina, un computer, di mostrare capacità umane quali ragionamento, pianificazione e creatività. In questo senso è bene sottolineare come l’A.I. non sia un elemento sostitutivo dell’uomo, ma rappresenta una serie di strumenti, progettati e realizzati dall’uomo, che hanno la funzione di supportare quest’ultimo nel compimento di operazioni complesse, e aumentare il grado di affidabilità del proprio lavoro.
La crescita dell’Intelligenza Artificiale
Come dicevamo, l’Intelligenza artificiale è entrata ormai a far parte della quotidianità di tutti. Una crescita che ha consentito il miglioramento dei business aziendali e della ricerca di soluzioni da parte di ogni singolo cittadino, specie in un momento come quello che stiamo vivendo in cui la pandemia ci ha costretto a modificare radicalmente il nostro stile di vita e il modo in cui ci interfacciamo nel mondo del lavoro e non solo.
La dimostrazione della diffusione dell’AI è evidenziata dai numeri forniti dall’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano sullo stato di questo settore in Italia: rispetto al 2019, infatti, nel 2020 nel nostro paese il mercato dell’intelligenza artificiale ha toccato i 300 milioni di euro di cui il 77% è rappresentato da aziende produttrici italiane e il restante proveniente dall’export estero. Un assunto che rimarca quanto l’Italia sia una delle capofila europee in questo senso, e l’importanza che stiamo dando a questo fattore, determinante ai fini della crescita aziendale e alla capacità di adattarsi prontamente ai cambiamenti attuali e futuri in materia di business.
Quante aziende italiane si stanno aprendo a questa tecnologia?
Prendendo come campione di riferimento 235 aziende italiane di media-grande dimensione, l’Osservatorio ha rilevato che il 53% ha deciso di affidarsi all’Intelligenza Artificiale per i propri progetti. In particolare, a trainare il mercato AI ci sono i software che rappresentano il 62% della spesa totale, mentre il 38% è dedicato al mondo dei servizi. I progetti che hanno trovato maggiore applicazione dell’Intelligenza artificiale sono quelli relativi a Intelligent Data Processing (33%), Natural Language Processing (18%) e Recommendation System (18%). Mentre, per quanto riguarda i trend di crescita, gli strumenti con il maggiore sviluppo sono i ChatBot e i Virtual Assistant con un +28%, “aiutati”, come dicevamo, anche dalla pandemia e dal distanziamento ad essa correlato.
Anche a livello di comunicazione, l’Intelligenza Artificiale è sempre più un argomento che genera curiosità e voglia di approfondimento, con il 94% dei consumatori che ne ha sentito parlare e il 51% che ha utilizzato prodotti o servizi relativi a questo settore.
La questione etica e la responsabilità
La diffusione dell’Intelligenza Artificiale in ogni settore ha comportato anche la necessità di interrogarsi sulle questioni etiche ad essa collegate, specie in materia di responsabilità, sicurezza e diritti individuali. In questo senso il Parlamento Europeo è intervenuto nell’ottobre 2020, indicando la via di una normativa condivisa a livello comunitario, uniformando la legislazione per ogni paese membro. La direzione è quella di rilevare una responsabilità oggettiva per quel che riguarda i sistemi “ad alto rischio”, ovvero quelli che lavorano in modo autonomo senza l’intervento dell’uomo. Mentre per quei sistemi definiti “a basso rischio”, nei quali c’è un certo grado di controllo umano, si vorrebbe optare per una responsabilità per colpa nei confronti degli operatori deputati all’utilizzo del sistema e il loro modo di lavorare con diligenza.
I settori che stanno beneficiando dell’AI
Tra i settori che maggiormente stanno ottenendo benefici tangibili nell’applicazione dell’Intelligenza artificiale, come è facile intuire, c’è il comparto della logistica e dell’industria pesante. Ma non solo: in un mondo sempre più digitale, anche l’ambiente in rete fa larghissimo uso di sistemi AI per quel che riguarda l’advertising e il retail, l’entertainment, la finanza e le assicurazioni.
Anche la consulenza online si sta affidando con maggiore forza all’Intelligenza artificiale, grazie all’utilizzo di complessi algoritmi in grado di fornire soluzioni e consigli con un alto grado di affidabilità agli utenti che effettuano ricerche specifiche. In questo senso moltissime startup da 10 anni ad oggi si sono dotate di sistemi AI come assistenti virtuali, chatbot, software di analisi predittiva e analisi della personalizzazione dei profili degli utenti, per supportare questi ultimi nelle scelte di acquisto.
Integratori alimentari e AI: il caso dell’italiana MyLab Nutrition
E’ il caso della startup italiana di integratori MyLab Nutrition che, capendo l’interesse crescente per la salute personale e il benessere fisico, spinto anche dalla recente pandemia che ha generato preoccupazione e maggiore attenzione per tali argomenti, ha messo a disposizione una “consulenza A.I.” attraverso la quale all’utente viene consigliato il prodotto migliore per le sue necessità, come perdere peso, ridurre lo stress e l’ansia, migliorare la salute della pelle, abbassare il colesterolo, etc, grazie a un test basato su un algoritmo in grado di incrociare i dati forniti dall’utente stesso e proporre le soluzioni migliori al personale problema.