Netcomm critica l’ipotesi di una “Amazon Tax” in manovra. Liscia: “Freno al sistema Paese”
Per il presidente dell'associazione la misura allo studio "non tiene conto del reale impatto economico e ambientale di questo settore sull’intera economia” italiana
Tra le misure inserite nella prima manovra economica del governo Meloni è spuntata l’ipotesi di una nuova “green tax” sulle consegne a domicilio per favorire il commercio di prossimità. La misura, già battezzata “Amazon Tax”, sarebbe stata discussa anche nel corso della riunione dei capigruppo della maggioranza, che si è tenuta il 18 novembre.
La norma allo studio, secondo le ultime indiscrezioni, prenderebbe la forma di un balzello a carico delle società di distribuzione che usano mezzi inquinanti per portare i prodotti nelle case degli italiani. Un’idea che ha già sollevato critiche da parte delle associazioni di categoria, espresse in particolare da Roberto Liscia, presidente di Netcomm, l'organizzazione di riferimento del settore ecommerce in Italia con più di 450 associati.
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Per Liscia la presunta “Amazon Tax” sulla rete distributiva dell’ecommerce proposta dal Governo all’interno della nuova legge di Bilancio “non tiene conto del reale impatto economico e ambientale di questo settore sull’intera economia del nostro Paese”.
“Porre un freno a un settore strategico come quello del digitale, che già sta subendo un rallentamento a causa dell’inflazione e dell’aumento dei costi tecnologici e di gestione dell’intera rete, significherebbe minare la competitività dell’Italia sul piano internazionale. E a farne le spese sono in primis le piccole e medie imprese, che hanno trovato nel digitale, in questi ultimi anni, una risorsa strategica per lo sviluppo del loro export, raggiungendo consumatori in tutto il mondo grazie all’eCommerce”, avverte il presidente di Netcomm.
Secondo una ricerca condotta da The European House - Ambrosetti la rete del valore dell’eCommerce e del digital retail in Italia genera ricavi per circa 58,6 miliardi di euro e ha un impatto del 19,2% sulla crescita di fatturato del totale delle attività economiche italiane.
Oltre a questi dati, continua Liscia, bisogna inoltre considerare che l'ecommerce ha un impatto ridotto sull'ambiente rispetto a quello generato dal retail fisico non alimentare: “L'ecommerce consente di ridurre da quattro a nove volte il traffico generato dallo shopping nei negozi e le consegne ai clienti rappresentano lo 0,5% del traffico totale nelle aree urbane. Inoltre”, continua il presidente di Netcomm citando un rapporto della società di consulenza Oliver Wyman “risulta che l'eCommerce genera da 1,5 a 2,9 volte in meno di emissioni di gas serra”.
Conclude Roberto Liscia: “Stiamo parlando di una rete che, solo nel 2019, contava 678 mila imprese e oltre 290 mila lavoratori. Oltretutto, in un mondo sempre più multicanale, i negozi tradizionali stessi si avvalgono di servizi di consegna a domicilio e gli effetti di un'ulteriore tassazione avrebbero conseguenze negative anche sui costi della loro attività, oltre che sui prezzi destinati ai consumatori stessi”.