Giorgia Meloni, il caso Albania e il tema sul profilo reputazionale: intervista ad Andrea Camaiora di The Skill
Giorgia Meloni ha voluto pagare il conto di un ristorante albanese che non era stato saldato da turisti italiani. La sua scelta ha fatto molto discutere, le opposizioni hanno sollevato critiche. Abbiamo chiesto un’opinione ad Andrea Camaiora, esperto di comunicazione alla guida di The Skill, società specializzata in tutela reputazionale e impegnata proprio in Albania in una collaborazione con la sede locale di Confindustria.
Il caso Meloni-Albania, intervista ad Andrea Camaiora
Giorgia Meloni ha fatto bene o ha sbagliato?
La mossa del presidente del Consiglio è stata tanto irrituale quanto opportuna, è stato un gesto piccolo ma carico di significato e volto a tutelare la nostra reputazione in una delle poche nazioni al mondo in cui contiamo ancora qualcosa, in questo caso più di qualcosa.
Ma questo non crea un precedente?
Direi proprio di no. Ma il fronte su cui la presidente ha cercato di correre ai ripari è enorme. Il rapporto tra Italia e Albania è storicamente fortissimo, con momenti alti, come gli ultimi 30 anni o gli anni Trenta del Novecento, e momenti bassi, come il periodo ‘40-’45 e la lunga dittatura di Hoxa che aveva convinto gran parte degli albanesi che noi progettassimo da un momento all’altro una nuova conquista del Paese e per questo aveva disseminato di bunker il territorio, deturpandolo.
Poi cosa è successo?
Poi gli imprenditori italiani che hanno investito nel tempo al di là dell’Adriatico si sono fatti apprezzare per serietà. Noi italiani pesiamo tantissimo. Oggi la Confindustria italiana grazie alla guida del suo presidente, Sergio Fontana, è forte e influente ed è la più importante associazione di imprenditori in quel Paese. Ma lo è perché agisce autorevolmente. Diamo lavoro e siamo motore di sviluppo a Tirana, Valona, Durazzo, Scutari e lo facciamo da italiani, con simpatia, rispetto e senza arroganza. Le potrei fare decine di nomi di italiani perbene che lavorano in Albania con scrupolo e coscienza e voglia di fare bene. Meloni ha capito che il grande afflusso di italiani alla ricerca di bel turismo a basso costo apre le porte del piccolo Stato balcanico a persone che non si rendono conto che, con comportamenti privati scorretti, ledono l’immagine dell’Italia e questo ha profonde ricadute sul piano economico e geopolitico.
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Come ha detto in modo più articolato la premier, non possiamo permetterci di passare per furbi e disonesti. Il messaggio ha funzionato ed è stato compreso perfettamente in Albania, tanto è vero che la titolare del ristorante ha parlato di «madre che dà l’esempio». La diretta conseguenza è che, come dappertutto, non si può generalizzare, tutti onesti, tutti disonesti, ma noi italiani restiamo, per cultura e legami, sia a titolo personale che di sistema, il partner strategico per l’Albania, che si badi, è molto corteggiata.
Ad esempio da chi?
Storicamente e anche oggi sul Paese delle Aquile esercitano influenza e volontà di penetrazione altre potenze, in primis Turchia, Germania, Austria.
Quindi secondo lei una scelta non privata, ma dal profondo effetto.
Assolutamente sì, nel 2023 non è più possibile sottovalutare i profili reputazionali delle scelte che si assumono o si subiscono. Di esempi ve ne sono tutti i giorni in tutto il mondo e in ogni ambito.
Un altro esempio?
Ciò che sta accadendo in Vaticano ed è sotto gli occhi di tutti in tutto il mondo. Il Santo Padre muovendo nella giusta direzione ha dato impulso a un processo relativo al corretto utilizzo delle somme della Segreteria di Stato che vede imputato tra gli altri il cardinale Becciu. Doveva essere un’operazione trasparenza ma si è tradotto in uno stillicidio di fronte a milioni di fedeli con un innocente eccellente a giudizio. A processo pressoché concluso non emergono reati o arricchimenti, piuttosto scelte opinabili indicate o autorizzate dai vertici vaticani. Eppure, ciò lede duramente e per certi versi irrimediabilmente l’immagine della S. Sede e della Chiesa.