L’online adv al bivio cookieless: le soluzioni ci sono, ma la frammentazione frena gli advertiser. Cresce l’importanza del mobile
I dati raccolti tramite smartphone sono sempre più centrali e il mercato pubblicitario sul mezzo ha più che raddoppiato il suo valore in 4 anni. Ecco i dati dell’ultima ricerca dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano
Nell’ultimo anno i cookie sono stati un argomento di forte discussione. Se da un lato quelli di terze parti potrebbero scomparire a partire dal 2023 a seguito delle decisioni prese dai diversi browser(leggi anche qui), dall’altro anche la raccolta dei cookie di prima parte potrebbe subire già da questi mesi un forte calo a causa dell’implementazione delle nuove linee guida del Garante per la Privacy.
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In questo scenario cookieless, emerge l’importanza sempre più centrale del mobile advertising: in Italia, l’85% delle aziende inserisce il mobile nelle proprie pianificazioni e circa un terzo ne definisce obiettivi e KPI specifici. Negli ultimi 4 anni, inoltre, il mobile advertising ha più che raddoppiato il suo valore, confermandosi, con un peso del 56% sul totale, il principale device di fruizione dell’internet advertising.
Queste alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Internet Mediadella School of Management del Politecnico di Milano, in occasione del convegno ‘Targeting e misurazione: l’Internet advertising si rifà il look!’.
“Il 2021 si è chiuso con una raccolta pubblicitaria complessiva di 9,5 miliardi di euro, che rappresenta il più alto valore mai registrato nell’ultimo decennio”, dichiara Andrea Lamperti, Direttore dell’Osservatorio Internet Media. “Parte integrante di questo eccezionale risultato è stata l’advertising digitale, grazie ai suoi oltre 4,2 miliardi di euro di raccolta".
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"Motore di questa crescita sono state le numerose PMI che a causa del lockdown si sono dovute reinventare sfruttando le opportunità dei canali digitali: molti dei loro investimenti in comunicazione, infatti, sono stati dirottati sul canale internet. Proprio per la sua capacità di targetizzare in maniera molto maggiore rispetto agli altri mezzi, il canale internet è arrivato ad avere nel 2021 un peso complessivo del 45% del media mix pubblicitario italiano, diventando il primo medium per l’advertising nel nostro Paese”.
L’addio progressivo ai cookie, però, comporterà inevitabilmente molti cambiamenti, a partire dagli attori della filiera pubblicitaria, che dovranno cercare nuove soluzioni per la profilazione dell’utente”.
Ma non solo: i cookie fino ad oggi sono stati strumento per dare valore alla pubblicità digitale e quindi valore ai brand. “La loro deprecazione mette in discussione buona parte di questo valore - aggiunge ancora Lamperti -, soprattutto in relazione al programmatic advertising, che a fine 2021 si assesta intorno al 17% del mercato dell’internet advertising, e che si conferma in crescita (+21%), in linea con la crescita del settore nella sua totalità (+23%)”.