Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge per la trasparenza sulla beneficienza, ribattezzato “decreto Ferragni" dopo i casi legati ai presunti illeciti della celebre influencer, a partire dal Balocco-gate, balzato all’attenzione dei media per la mancanza di chiarezza sull’utilizzo dei proventi incassati nell’ambito di una raccolta fondi per l’ospedale Regina Margherita di Torino.
Le nuove norme, secondo quanto spiegato dal Governo, renderanno obbligatorio indicare in modo chiaro e trasparente sui prodotti, anche tramite adesivi, le finalità dei proventi e il destinatario della beneficenza, l'importo o la quota destinati a quel fine. Le stesse informazioni dovranno inoltre essere comunicate da aziende e influencer alla stessa Autorithy prima della messa in commercio dei prodotti, nonché il termine entro cui sarà versato l'importo destinato alla beneficenza. Entro tre mesi da quella scadenza, l’azienda dovrà effettuare il versamento e comunicarlo sempre all’Agcom.
In caso di violazioni, l’Agcom potrà sanzionare i soggetti colpevoli con multe da 5.000 a 50.000 euro, con la possibilità anche della sospensione dell'attività da un mese sino ad un anno in caso di violazioni reiterate. “Il ricavato delle sanzioni, nella misura del 50%, sarà destinato ad altre iniziative benefiche”, ha detto Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, presentando i quattro articoli del disegno di legge.
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Gli influencer che violeranno le norme sulla trasparenza nelle vendite di prodotti a fini di beneficenza dovranno inoltre pubblicare sul proprio sito il provvedimento sanzionatorio ricevuto.
Ferragni: “Lieta che sia stato colmato un vuoto legislativo”
"Sono lieta che il Governo abbia voluto velocemente riempire un vuoto legislativo. Quanto mi è accaduto mi ha fatto comprendere come sia fondamentale disciplinare con regole chiare le attività di beneficenza abbinate alle iniziative commerciali”, ha commentato Chiara Ferragni a propsotio dell'iniziatova del Governo. "Questo disegno di legge consente di colmare una lacuna che da una parte impedisce di cadere in errore, ma dall'altra evita il rischio che da ora in poi chiunque voglia fare attività di beneficenza in piena trasparenza desista per la paura essere accusato di commettere un'attività illecita”.