Dopo la notizia dell'imminente arrivo di un livello di abbonamento supportato dalla pubblicità sul noto servizio di streaming Netflix, Sensemakers, società di consulenza specializzata nell'analisi dei media e dei comportamenti digitali, ha condotto un'analisi e un sondaggio per scoprire cosa pensano gli italiani di questo cambiamento.
Lo studio si basa su un campione rappresentativo di 1000 viewer di contenuti video su piattaforme AVOD/SVOD/TVOD almeno 2-3 volte a settimana (tramite streaming live/on demand). Le quote rappresentative sono suddivise per genere, età (compresa tra 18 e 64 anni), area geografica, ampiezza centri e livello di istruzione.
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Tra i principali dati raccolti risulta che oggi gli abbonati Netflix in Italia sono poco meno di 5 milioni, ma per convertire gli abbonati in spettatori Sensemakers considera due fattori: la condivisione delle password di accesso (il 65% degli abbonati italiani di Netflix dichiara di condividere le proprie credenziali di accesso con una o più persone) e il co-viewieng (le persone guardano insieme i contenuti soprattutto serie TV e film su televisione connessa).
La società dunque, stima che gli spettatori medi giornalieri di Netflix siano 5 milioni e 20 milioni quelli mensili.
Alla domanda sulla parità di contenuti offerti, il campione ha risposto che preferirebbe: una piattaforma a pagamento, senza pubblicità (32%), una piattaforma gratuita, con interruzioni pubblicitarie (29%), una via di mezzo, con prezzo inferiore e poca pubblicità (39%) e un abbonamento con interruzioni pubblicitarie (68%).
Sulle intenzioni di sottoscrizione relative all'introduzione di pubblicità su Netflix, il 15% ha risposto che disdirebbe l'abbonamento, il 25% si aspetterebbe di pagarlo di meno, il 19% sarebbe meno soddisfatto e il 41% del campione non cambierebbe giudizio sul servizio.
“Netflix dovrà cercare un punto di equilibrio tra il bisogno di non cannibalizzare i propri ricavi da sottoscrizione ed estendere progressivamente le proprie audience pubblicitarie (inizialmente molto contenute). Gli investitori televisivi hanno infatti generalmente bisogno di raggiungere fasce molto ampie di popolazione e su questo fronte i broadcaster tradizionali vantano ancora un grande vantaggio” ha dichiarato Fabrizio Angelini, CEO Sensemakers - Comscore Italia.