Per Lorenzo Sassoli de Bianchi (nella foto) il "caso-Ferragni" offre un'occasione per riflettere sul futuro dell'influencer marketing
L’ormai famoso caso del “Pandoro-gate”, che ora vede l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni indagata (come l'a.d. di Balocco Alessandra Balocco) con l'ipotesi di truffa aggravata, offre al mondo della comunicazione pubblicitaria «un’ottima occasione per riflettere sull'importanza della responsabilità, della trasparenza, e dell'autenticità nell’ambito dell’influencer marketing». A dirlo è Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell’UPA, l’associazione italiana che raggruppa le aziende che investono in pubblicità.
Le parole di Sassoli dopo il 'Pandoro-gate'
«Non voglio entrare nel merito di una vicenda su cui sta lavorando la magistratura», ha detto Sassoli a Milano, a margine della presentazione dell’edizione 2024 del premio Best Brands, «tuttavia il caso-Ferragni ci offre l’occasione per riflettere sul futuro di un mercato estremamente interessante per gli investitori pubblicitari, che ha superato i 300 milioni di fatturato nel 2023, dati che lo avvicinano alle cifre della radio, dell'editoria, dell'outdoor».
Partendo da questa premessa, «ci sono tre raccomandazioni da fare», ha continuato Sassoli. «La prima è quella di aderire alla digital chart dell’Istituto di Autodisciplina. Quando un influencer fa pubblicità lo deve dichiarare. Questa è una cosa su cui abbiamo già insistito da tempo, molte piattaforme si sono già iscritte alla digital chart ma c'è ancora strada da fare. La seconda raccomandazione è fare grande attenzione nel mischiare gli aspetti commerciali con quelli etici, in particolare quelli legati alla sfera della solidarietà. Soprattutto su Internet perché ci sono meno filtri rispetto ai mezzi tradizionali».
La responsabilità degli influencer su contenuti e follower
Il presidente di UPA ha articolato ulteriormente quest’ultimo aspetto. «Se per esempio una rete televisiva fa una pubblicità dove si abbina la solidarietà a una promozione commerciale, c'è il filtro dello stesso editore, che ha i suoi uffici legali e di verifica. Nel mondo di internet ciò è lasciato alla responsabilità dell'influencer, che sono le emittenti. Auspichiamo che anche dal punto di vista della normativa gli influencer siano trattati come vere emittenti di informazioni, e quindi si sottopongano alle regole di verifica a cui ogni emittente di informazione è soggetto. Chiediamo che ci sia la massima responsabilità in questa ottica, e che intervengano anche le autority per regolamentare questo mercato che, lo ripeto, per le aziende è molto interessante».
E poi c'è il terzo punto. «Sarà fondamentale avere la certificazione dei follower», ha avvertito Sassoli. «Oggi qualunque mezzo è misurato da strumenti terzi, come le Audi. Gli influencer non ce l'hanno. ci basiamo sulle loro informazioni. Ma sappiamo che esistono follower che sono macchine e non umani, e che esiste un mercato dei follower, in cui ci sono soggetti che offrono anche milionate di follower a chi li vuole acquistare, pagando anche cifre non enormi. C'è un assoluto bisogno di responsabilità, trasparenza e di autenticità nel mercato degli influencer. Abbiamo bisogno che il sistema sia autentico, non falsato, e quindi meriti la nostra fiducia».
Dal caso-Ferragni alle previsioni 2024 per la pubblicità
Ciò detto, per Lorenzo Sassoli de Bianchi il caso Ferragni non mette a rischio la crescita dell’influencer marketing, che da anni viaggia a un ritmo di crescita sostenuto (+10% nel 2023, secondo la stessa UPA). «Non credo che le aziende ridurranno gli investimenti, magari però chiederanno più garanzie», ha spiegato il presidente dell'UPA. E a proposito di investimenti, Sassoli ci ha fornito anche una prima previsione sul mercato nel 2024, dicendosi «fiducioso per un anno a segno più».
Leggi anche: SASSOLI (UPA) SUL MERCATO PUBBLICITARIO NEL 2024: «FIDUCIA PER UN ANNO A SEGNO PIÙ»