10/12/2020
di Lorenzo Mosciatti

Facebook, causa antitrust negli Stati Uniti: «Venda Instagram e WhatsApp»

Le accuse di “monopolio illegale” arrivano dalla Federal Trade Commision e dalle procure di 48 Stati americani. La replica di Menlo Park: «Posizione revisionista»

Facebook dovrà presto difendersi nei tribunali dalla pesanti accuse lanciate dalla Federal Trade Commission e da una coalizione di 48 stati americani per “monopolio illegale”, in particolare in relazione all’acquisizione di Instagram e WhatsApp. Il colosso fondato e guidato da Mark Zuckerberg potrebbe anche rischiare, alla fine di una battaglia giudiziaria che si annuncia comunque lunga, di essere costretto a vendere le due società e di non poter imporre più condizioni anticompetitive contro gli sviluppatori di software. 

Per la prima volta Menlo Park si trova davanti a una minaccia concreta, tanto che nella notte il titolo di Facebook è arrivato a perdere più del 4% a Wall Street dopo la divulgazione della notizia delle due cause. 

Da un anno mezzo sia la Federal Trade Commission, l’agenzia federale la cui missione è tutelare i consumatori e favorire la concorrenza, sia le procure di quasi tutti gli Stati americani stavano indagando su Facebook e sulle sue presunte pratiche anticoncorrenziali. Ora la FTC ha accusato pubblicamente Facebook di aver usato la sua posizione per eliminare qualsiasi minaccia al suo monopolio, soprattutto grazie all’acquisizione di Instagram (nel 2012 per un miliardo di dollari) e WhatsApp (nel 2014 per 19 miliardi di dollari). L’organismo federale punta ad ottenere un’ingiunzione permanente che possa includere appunto anche la vendita forzata del social delle immagini e dell'app di messaggistica. 

La causa intentata dai 48 stati, guidata dalla procuratrice generale di New York, Letitia James, accusa invece Facebook di avere continuamente cercato di eliminare la concorrenza acquisendo aziende più piccole, tra le quali appunto Instagram e WhatsApp, prima che queste assumessero dimensioni abbastanza grandi da costituire una reale minaccia al suo business.

Le azioni legali lanciate contro Facebook seguono di poco l’azione antitrust promossa dal Dipartimento di giustizia statunitense contro Google, accusato di aver violato le leggi sulla concorrenza realizzando un monopolio sul fronte dei motori di ricerca online. Una causa anche in questo caso lanciata da 11 stati americani.


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“L’azione di Facebook nega ai consumatori il beneficio della concorrenza e il nostro obiettivo è quello di ripristinare la libera competizione e promuovere l'innovazione”, ha detto Ian Conner, alla guida della Ftc. “Ogni tentativo di soffocare la concorrenza e di limitare la protezione della privacy sarà perseguito con forza dai nostri uffici”, ha commentato la procuratrice generale di New York, Letitia James.


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Già lo scorso anno Facebok è stata condannata a pagare una multa di 5 miliardi di dollari sempre dalla Federal Trade Commission per aver violato la privacy degli utenti nell’ambito del caso Cambridge Anlytica, scoppiato nel 2018.

La replica di Facebook

“Questa è storia revisionista, le leggi Antitrust esistono per proteggere i consumatori e promuovere l'innovazione, non per punire le aziende di successo”, ha replicato Jennifer Newstead, vice presidente e general counsel di Facebook

“Instagram e WhatsApp sono diventati gli straordinari prodotti che sono oggi perché Facebook ha investito miliardi di dollari, competenze e anni di innovazione, per sviluppare nuove funzionalità e migliori esperienze per i milioni di persone che amano questi prodotti. Il fatto più rilevante in questo caso, che la Commissione non menziona nella sua denuncia di 53 pagine, è che ha autorizzato queste acquisizioni anni fa. Ora il governo vuole cambiare le regole del gioco, lanciando uno spaventoso avvertimento alle imprese americane che nessuna vendita è mai definitiva. Le persone e le piccole imprese non scelgono di usare i servizi gratuiti e la pubblicità di Facebook perché devono, li usano perché le nostre app e i nostri servizi offrono un maggiore valore aggiunto. Difenderemo con forza la capacità delle persone di continuare a fare questa scelta”.  

Google e Amazon multate in Francia per non aver rispettato le norme sui cookies

Intanto, la Commissione nazionale per l'informatica e le libertà (Cnil), custode della privacy digitale dei francesi, ha annunciato di aver condannato Google e Amazon a pagare multe di rispettivamente 100 e di 35 milioni di euro per il mancato rispetto della legislazione sui cookies.


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L'organismo ha denuncia la pratica di Google.fr e Amazon.fr di depositare i cookies sul computer dell'utente internet "senza il suo previo consenso". Inoltre, i banner informativi visualizzati durante la consultazione di questi siti non contenevano "informazioni sufficientemente chiare per consentire all'utente di internet di sapere a cosa servono e come vengono utilizzati questi cookie". La Cnil ha quindi ordinato a Google e Amazon anche "di modificare il loro banner informativo entro 3 mesi", minacciando una multa aggiuntiva di 100.000 euro al giorno dopo la scadenza di questo periodo.

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