È stato un lunedì davvero nero per Facebook. Nella giornata di ieri tutte le piattaforme della società - Instagram, Facebook, WhatsApp e Facebook Messenger - hanno subìto un’interruzione in tutto il mondo.
Il fatto ha generato una sorta di “panico” globale, non solo tra gli utenti che si sono sentiti persi senza accedere ai propri profili, ma anche tra le aziende che ogni giorno pianificano attività sulle piattaforme social di FB.
Sei ore di blackout che la partnership marketing platform Affise ha stimato pari a una perdita in termini di introiti pubblicitari di 17 milioni di dollari l'ora per FB, quindi circa 102 milioni di dollari in totale.
L’interruzione si è verificata sia in Europa che negli Stati Uniti e si è registrata a partire dalle ore 17:30 in Italia. A causarla è stata un'errata configurazione dei server di Facebook, un errore interno. Il vicepresidente delle infrastrutture di Facebook, Santosh Janardhan, ha infatti spiegato in un post che il blackout mondiale è stato provocato da modifiche alla configurazione dei router che coordinano il traffico di rete tra i centri dati della società. "Questa interruzione del traffico di rete ha avuto un effetto a cascata sul modo in cui comunicano i nostri centri dati, bloccando i nostri servizi", ha detto Janardhan.
E intanto viene allo scoperto la “gola profonda” che sta facendo tremare Facebook
Nello stesso giorno, intanto, si è alzato il velo sulla “whistleblower”, l'informatrice segreta, che sta creando non pochi problemi a Facebook. Si chiama Frances Haugen, ex ingegnere informatico addetto ai dati del colosso di Menlo Park, che proprio ieri, in un’intervista a “60 Minutes” in onda su CBS News, si è presentata davanti a tutti con dure accuse nei confronti della società di Mark Zuckerberg.
La Haugen, nei suoi due anni di lavoro in azienda, ha raccolto decine di documenti segreti - ora nelle mani dei media e del Congresso americano - a dimostrazione che “Facebook ha sempre mostrato di preferire il profitto rispetto alla sicurezza degli utenti”, ha spiegato.
Secondo quanto dichiarato dall’ex dipendente, il social media aveva adottato sistemi di sicurezza per controllare la disinformazione prima delle elezioni presidenziali del 2020, ma poi li aveva allentati di proposito dando priorità “alla crescita piuttosto che alla sicurezza”.
Proprio l’abbandono di tali sistemi di sicurezza sarebbe corresponsabile anche dell’assalto al Congresso del 6 gennaio scorso. “Avevano pensato che se avessero cambiato gli algoritmi per rendere il sistema più sicuro, la gente avrebbe speso meno tempo sui social, avrebbero cliccato meno le inserzioni pubblicitarie” e Facebook “avrebbe fatto meno soldi”, ha dichiarato la Haugen.
Negli scorsi mesi, la Hauden, che ora ci mette la faccia, ha trascritto documenti incriminanti e li ha passati al The Wall Street Journal usando lo pseudonimo “Sean”. La testata ha poi aperto la sua inchiesta, che ha messo in luce informazioni preoccupanti in particolare su quanto Instagram sia dannosa per gli adolescenti e altre questioni relative alla protezione dei consumatori. Ora la “talpa” è venuta allo scoperto e pare non volersi arrendere.
Nella giornata di oggi è stata chiamata a testimoniare al Congresso Usa, tra qualche settimana parlerà anche di fronte al Parlamento britannico e dice di essere in contatto con parlamentari francesi e con l'Europarlamento.
Ma non è ancora finita: come riporta Rai News, ora arriva anche la denuncia alla Securities and Exchange Commission americana della stessa Haugen che segnala come Facebook abbia registrato un calo degli utenti più giovani anche durante la pandemia di coronavirus, in un momento in cui invece l'utilizzo dei social media nel suo insieme è aumentato.
"Facebook ha falsato parametri fondamentali per investitori e inserzionisti, come la quantità di contenuti creati sulla piattaforma e la crescita dei singoli utenti", si legge nella denuncia alla Sec, soprattutto su "una fascia demografica ad alto valore" come quelli sugli adolescenti americani.
Un colpo pesante per Zuckerberg
Il lunedì nero di Facebook - fra l'impatto delle rivelazioni della talpa Frances Haugen e lo stop delle sue piattaforme per ore - è costato a Mark Zuckerberg più di sei miliardi di dollari.
Con il calo dei titoli Facebook a Wall Street, la ricchezza di Zuckerberg è scesa a 121,6 miliardi di dollari, secondo il Bloomberg Billionaires Index, facendolo scivolare al quinto posto, alle spalle di Bill Gates.