Google, nuovo processo negli USA per abuso della tecnologia pubblicitaria
Ad agosto il colosso tech è stato condannato sempre negli Stati Uniti per il monopolio nelle ricerche online
Nuovo processo Antitrust al via negli Stati Uniti per Google. Dopo che ad agosto un giudice federale ha stabilito in un caso separato che il colosso tecnologico ha mantenuto con metodi illegali il monopolio nella ricerca online, ora Mountain View è chiamata a difendersi dalle accuse avanzate dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e da una coalizione di stati, che imputano al colosso di aver abusato della sua tecnologia pubblicitaria digitale per soffocare la concorrenza.
Secondo l’accusa, Google avrebbe beneficiato del suo monopolio sulla tecnologia che mette in contatto gli editori online con inserzionisti, guadagnando così dall’opera di intermediazione esercitata tra gli acquirenti e i venditori degli spazi advertising.
Il gruppo californiano ha risposto che le accuse si riferiscono a condizioni di mercato ormai passate, dal momento che negli ultimi anni il digitale ha visto l’ascesa nel mercato della pubblicità dei social (da Meta a TokTok), di Amazon e dei servizi di streaming. A riprova di questa tesi il fatto che i ricavi di Google Networks, la divisione del gruppo che include servizi come AdSense e Google Ad Manager, quelli al centro del caso, dal 2021 al 2023 sono diminuti.
Se il giudice distrettuale statunitense Leonie Brinkem dovesse stabilire però che Mountain View ha infranto la legge, dovrà prendere in considerazione la richiesta dei pubblici ministeri di obbligare Google a vendere proprio Google Ad Manager e il suo ad exchange.
La condanna di agosto per abuso di posizione dominante nelle ricerche online
Ad agosto l’Antitrust Usa ha condannato Google per il monopolio ottenuto nel settore delle ricerche online grazie ad accordi economici e pratiche di abuso di posizione dominante. I giudici hanno riconosciuto che il dominio esercitato dal gruppo nelle ricerche online è frutto appunto di pratiche scorrette e da accordi economici stretti con realtà come Apple, Samsung e altri colossi del settore che vengono pagati per inserire sui loro dispositivi il motore di ricerca di Google come opzione predefinita. Appena emessa la sentenza, la società ha subito annunciato che presenterà ricorso.
L’avvio del nuovo procedimento negli Stati Uniti avviene nelle stesse ore in cui la Corte di Giustizia dell'Unione Europea annunciava di aver respinto il ricorso contro la maxi multa per 2,4 miliardi di euro inflitta dalla Commissione Ue al Google e Alphabe, sempre per avere abusato della propria posizione dominante nel comparto delle ricerche su Internet.
Ma non è tutto, perché di recente anche l’Antitrust di Londra ha comunicato di aver avviato delle indagini su Google sempre per sospetti di abuso di posizione dominante nel mercato della pubblicità web. L'inchiesta è stata avviata dalla Cma, Competition and Markets Authority, l’agenzia britannica per la concorrenza e il mercato.